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Il Lupo affamato mangia pan muffato: le clamorose sviste della campagna abbonamenti della Roma

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 19-06-2013 - Ore 09:29

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Il Lupo affamato mangia pan muffato: le clamorose sviste della campagna abbonamenti della Roma

(dagospia) Se a prima vista l’immagine scelta per la campagna abbonamenti dell’A.S. Roma sembra un messaggio positivo di riscatto, in realtà nasconde tutt’altra simbologia - I lupi nell’arena erano considerati carne da macello, e la luce che si intravede in fondo al tunnel non è altro che una trappola…

A dare un'occhiata superficiale alla pubblicità per la campagna abbonamenti dell'A.S. Roma, si direbbe che lo staff comunicazione della società giallorossa ha fatto davvero un buon lavoro.

L'immagine ritrae un branco di lupi mentre si appresta a percorrere un corridoio che conduce all'arena. Una scritta, rigorosamente in maiuscolo, sovrasta la foto. Il messaggio e' chiaro: "Nessuno ha più fame di noi". In altre parole: siamo affamati di riscatto, ora che scenderemo in campo scateneremo l'inferno.

Un messaggio che, senza dubbio, va dritto alla pancia e al cuore dei tifosi, delusi e amareggiati dopo la sconfitta in Coppa Italia contro la Lazio, e desiderosi di rivincita. D'altronde l'immagine mostra (il che contribuisce a renderla di grande efficacia), i lupi non nel momento dell'attacco, ma in quello subito precedente, e cioè quando, in un'apparente quiete, percorrono silenziosamente il tunnel intravvedendo la luce, che restituirà loro la preda e che porrà fine all'astinenza.

Tutto molto bello: i lupi, l'arena, Roma, il riscatto, ecc. Soprattutto perché è positivo che una squadra che attraversa un periodo di crisi voglia ripartire dalla consapevolezza della propria situazione di svantaggio.

Peccato che però, a pensarci su un attimo, l'immagine evochi anche altro, e anzi soprattutto altro. Qualcosa che non ha affatto un'accezione positiva, almeno per la società in questione. Utilizzare la simbologia del lupo legata a quella dell'arena e' molto pericoloso, per almeno tre ragioni.

La prima e' che nell'antica Roma i lupi e le fiere in generale che scendevano nell'arena erano considerate semplice carne da macello. Non avevano la "statura" che può avere ad esempio il toro che affronta il torero in Spagna. Il lupo si muove in branco, non da solo, e nell'immaginario non e' un animale fiero e coraggioso, ma al contrario una bestia che vive nell'ombra e che caccia la preda per fame, prendendola alla sprovvista.

La seconda ragione e' che quella luce in fondo al tunnel non e' affatto la luce di una nuova era, ma anzi e' una trappola. I lupi venivano fatti digiunare e poi attirati verso l'arena dove però non trovavano una facile preda, ma dei gladiatori armati e pronti a scuoiarli per la soddisfazione del pubblico voglioso di sangue.

Ma c'e' una terza ragione, quella che davvero suona come una leggerezza imperdonabile per lo staff della Roma. Andiamo per gradi: chi, nell'arena dell'antica Roma, deteneva il vero potere? Non certo i lupi, e' chiaro, ma nemmeno i gladiatori, che erano poco più che schiavi. Si potrebbe dire che il pubblico aveva la sua influenza, certamente. Ma chi davvero aveva il potere assoluto e divino, tanto da poter, con un solo gesto del pollice, decretare la morte o concedere la vita, era l'imperatore, o chi ne rappresentava il potere nelle varie province. E qual e' il simbolo del potere imperiale, davanti al quale i gladiatori si inchinavano ? Ebbene sì, l'aquila, proprio la stessa che nel 1900 fu scelta per essere lo stemma della Società podistica Lazio, poi diventata S.S. Lazio. Fu proprio per quello che, nel dover indicare nello stemma della società la città di Roma, i fondatori della Lazio preferirono l'aquila alla lupa.


E, visto che non c'e' allegoria che non termini con una morale, potremmo dire che spesso la rabbia e la voglia di vendetta possono rendere ciechi.

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La Verità 31/03/2014 - Ore 23:03

Piccola premessa: a chi scrive nulla importa delle miserabili diatribe "pallonaie", sovrano "circenses" di questa disgraziata civiltà terminale nelle quali non si vuol minimamente entrare né di esse tener conto in alcun modo; si interviene qui solo perché si trova inammissibile che, facendo una ricerca per tutt'altri motivi, sul simbolismo sacro del Lupo ottenga fra i primi risultati questo indegno guazzabuglio demenziale e delirante.È a tale prospettiva che pertengono gli stralci che seguono - vale a dire qualcosa di cui l'autore di tale "capolavoro" non ha sicuramente la benché minima cognizione di causa... - e hanno l'unico scopo - oltre che di ripristinare la Verità sulla questione - di dimostrare l'abissale ignoranza del soggetto, nonché l'infimo livello della sua "onestà intellettuale"(!) Chi vuole diffonda pure, possibilmente in nome della Verità e non solamente di una squadra di calcio... grazie. (Tutte le maiuscole che seguono sono di chi scrive.) >nell'immaginario non e' un animale fiero e coraggioso, ma al contrario una bestia che vive nell'ombra Si confronti questa frase delirante con tutto ciò che segue... "Il LUPO possiede un insieme di straordinarie qualità che fanno di lui l'archetipo stesso del grande predatore e il signore della fauna terrestre. Il suo coraggio, la sua resistenza, la sua astuzia, la sua rapidità, la sua incredibile mobilità, la sua abnegazione e la sua capacità di organizzarsi in forme collettive come gli uomini hanno sempre esercitato una profonda impressione sulla mente umana. Non sorprende quindi che, sin dall'ALBA DEI TEMPI, esso sia stato considerato al tempo stesso il MODELLO e il SIMBOLO del CACCIATORE e del GUERRIERO". (da "Il Lupo" di Bernard Mariller) "Il LUPO affronta la morte eroicamente, lottando fino allo stremo delle forze, non concedendo trequa né a sé stesso né al cacciatore. Sono in molti i cacciatori di tutte le epoche, specialmente dei secoli XVII e XVIII che lo hanno testimoniato: quando viene ucciso, il LUPO sa morire senza un grido né un lamento [...]. Questo fatto non ha mancato di impressionare vari autori, che hanno visto in lui un animale "ROMANO", capace di accettare il suo destino [...] e di offrire la testimonianza di una morte esmplare e affrontata con totale autodominio: una morte, appunto, "ROMANA". (da "Il Lupo" di Bernard Mariller) "Il lupo è un grande predatore. REGNA COME SIGNORE SUGLI ANIMALI, PROPRIO COME IL LEONE NELLE CONTRADE PIÚ CALDE. Proprio come quest'ultimo lo possiamo qualificare "IL RE DEGLI ANIMALI". [...] Essere LUPO, DIVENIRLO, era un'aspirazione comune a molte organizzazioni militari indo-europee". (da "Il Simbolismo del Lupo" di Christophe Levalois). "Macrobio scriveva che gli Antichi rappresentavano il SOLE con l'immagine del LUPO:" il LUPO che è il SOLE" dice, ed aggiunge "la prova che il Sole riceve il nome di Lykos - LUPO - è che Lycopoli [città del LUPO n.d.r.] città della Tebaide, rende un culto uguale ad Apollo ed al LUPO, adorando il SOLE in entrambi". (da "Il Bestiario del Cristo", di Louis Charbonneau Lassay) "L'antichissima mitologia dei paesi di razza celtica mise anch'essa in relazione il suo LUPO DIVINO, come quello dei paesi baltici, con la SORGENTE DIVINA ed il culto della LUCE". (da "Il Bestiario del Cristo", di Louis Charbonneau Lassay) "[...] il LUPO fu sempre considerato - nelle antiche tradizioni dei paesi prospicienti il mar di Norvegia e il mar Baltico - come un animale APPARTENENTE ALLA SFERA LUMINOSA, UNA SORTA DI GENIO SOLARE, al quale era sacra la costellazione dell'Orsa Maggiore". (da "Il Bestiario del Cristo", di Louis Charbonneau Lassay) "Da queste caratteristiche tutte speciali attribuite al LUPO BIANCO [...] risulta che in tutto l'antico impero greco-romano il LUPO fu proprio uno dei principali emblemi della LUCE di Apollo". (da "Il Bestiario del Cristo", di Louis Charbonneau Lassay) "I Lucani sono dei Sanniti che erano stati condotti alla vittoria da un certo Lucio. Questo condottiero porta il nome di un dio--LUPO, Apollo Lykeios, che presso i Romani divenne Apollo Licio. Egli è l'uomo-LUPO e per affermare la loro parentela con la BESTIA DIVINA i Lucani, nella seconda metà del III secolo d.C., coniarono delle monete sul cui recto era raffigurato Zeus, mentre sul rovescio compariva la testa di un LUPO [...] come a sottolineare che la loro nazione discendeva dal lykos [cioè "LUPO, n.d.r.]" (cit. da "La louve du Capitole", Jérôme Carcopino, Belle-Lettres, Paris, 1925) "Nell'esegesi di Giuliano (Helios, 154b) esso [il LUPO n.d.r.] è associato allo stesso principio SOLARE nel suo aspetto REGALE". (da "Rivolta contro il mondo moderno", di Julius Evola) "Apollo, il LUPO e la LUCE erano collegati nel simbolismo SOLARE". (da "Volario" di Alfredo Cattabiani) "Dicono che questo animale [il LUPO] sia caro al Sole. Si dice anche che Apollo l'abbia in simpatia [...]. Raccontano dunque che Latona, dopo aver partorito questo dio, si sia trasformata in una LUPA; ed è per questo che Omero, a proposito di Apollo, usa l'espressione 'il famoso arciere nato da una LUPA'". (da "Per le vie dell'altro mondo: l'animale guida e il mito del viaggio", Carlo Donà) "La LUPA era non solo il SIMBOLO DI ROMA, ma eziandio delle colonie romane che avevano fatto coniare l'effigie di LEI sulle loro monete". (da "Dizionario d'ogni Mitologia e Antichità"). "il LUPO è simbolo di animo ARDITO" (http://it.wikipedia.org/wiki/Lupo_(araldica)). >E, visto che non c'e' allegoria che non termini con una morale, potremmo dire che spesso la rabbia e la voglia di vendetta possono rendere ciechi. QUALCUNO DICA ALL'AUTORE DI QUESTO CUMULO DI IDIOZIE ASSORTITE, CHE SI APPRENDE ESSERE TALE ANDREA ANDREI, DI LEGGERE QUESTA SUA ULTIMA FRASE MENTRE SI GUARDA ALLO SPECCHIO!

marcello 04/07/2013 - Ore 18:29

ma come mai non avete pubblicato il mio commento del 1° luglio? non credo fosse diffamatorio o insultante. quindi ho un dubbio, al di là delle due righette di neretto di commento finale perché avete pubblicato e diffuso l'articolo denigratorio di andrei?

Sabatino SaX 04/07/2013 - Ore 10:17

Articolo semplicemente vergognoso e non degno di essere pubblicato. Assolutamente di parte e con falsità storiche forzatamente raccontate a proprio modo solo per mettere in ridicolo Roma e la Roma. Chi ha scritto l'articolo tale ANDREA ANDREI è sicuramente un laziale che usa l'invenzione tipica dei laziali per giustificare il fatto di non aver usato i colori di Roma, il simbolo ma sopratutto il nome ROMA per rappresentare l'Urbe immortale. E si che hanno avuto ben 27 anni per rimediare ma pure sul fatto dei 27 anni prima comincio a nutrire dei forti dubbi!

marcello 01/07/2013 - Ore 18:35

l'unica svista è quella del giornalista mondano e laziale andrei, penna di un giornale online mondano e laziale. quella dove entra il branco di lupi non è il colosseo ma lo stadio olimpico, quindi cosa c'entra quella pedante, puntigliosa quanto velleitaria e fastidiosa lezioncina di antropologia culturale da studentello fuoricorso e fuoriluogo?

gianlucalamelacappelli 01/07/2013 - Ore 09:44

nun se po vede

nicolo 25/06/2013 - Ore 18:12

madre mia questo articolo non sarebbe degno del peggior laziale...il marketing della Roma ne sta facendo tanti di errori ma fare un'analisi di questo tipo mi sembra veramente ridicolo! in mezzo all'arena con i lupi ci butterei il giornalista che ha scritto il pezzo..

Rubrum flavo gladiatori 24/06/2013 - Ore 23:26

Ma perché i laziali non si fanno mai gli affari loro??? Ricordatevi per sempre che il popolo non si recava al Colosseo per vedere l'aquila imperiale o l'imperatore, ma lo spettacolo offerto dai coraggiosi gladiatori: sempre affamati e mai fifoni. Ma d'altronde cosa ne può sapere di coraggio e lealtà un laziale come quello che ha sottoscritto un simile articolo. Sei un xxxxxx giornalista sportivo laziale!

SAM 22/06/2013 - Ore 16:23

Sallustio narra che Caio Mario, lo zio di Cesare, usò per la prima volta l'aquila come insegna nella guerra contro i Cimbri, confermato da Plinio, per cui Mario, al tempo del suo secondo consolato nel 103 a.c., adottò l'aquila come insegna delle legioni, assegnandone una a ciascuna legione. Da allora l'uso rimase, e l'aquila fu in argento in età repubblicana (con le saette in oro tra gli artigli), e in oro o placcata oro durante l'impero, ma si sa che c'erano anche aquile di bronzo.MOLTO DOPO VENNE ADOTTATA L'AQUILA,COME AL SOLITO SEMPRE SECONDI PERCHE' IGNORANTI DI STORIA DATO CHE NON VI APPARTIENE!

SAM 22/06/2013 - Ore 16:20

LA LUPA Le fonti antiche parlano di due statue bronzee della Lupa, una nel Lupercale, citata nel 295 a.C., quando i due edili Olgunii le aggiunsero una coppia di gemelli,

sam 22/06/2013 - Ore 16:19

L'insegna romana, ripresa dalla tradizione etrusca, era composta da un'asta di legno o di metallo, e all'estremità più alta era presente un drappo, solitamente purpureo, e, più in alto, una piccola statua di un animale, in genere di metallo, che raffigurava l'emblema della compagnia. In essa erano di solito raffigurati animali predatori come aquile, leoni, pantere. L'insegna era l'emblema della legione romana e veniva protetto perché non cadesse in mani nemiche: la sua perdita o distruzione simbolggiava infatti la disfatta della legione. I Signa più importanti furono: LA LUPA, il manipolo, il leone, il cinghiale,l'aquila e la pantera.

sam 22/06/2013 - Ore 16:16

non ci credo stesso articolo che scrivono i web lazisesi

Redazione 19/06/2013 - Ore 13:30

In effetti l'articolo di Dagospia non è proprio delicato..per quanto ci riguarda noi in rassegna stampa mettiamo quelle che sono le news più di rilievo..ci può stare che capiti un "pezzo" come questo...l'importante è di fornire un servizio ai lettori.

GIORGIO FASSINO 19/06/2013 - Ore 10:40

ARTICOLO SCRITTO DA TALE ANDREA ANDREI NOTO GIORNALISTA TIFOSO LAZIALE, MI CHIEDO PERCHE' LE INSERITE IN QUESTO SITO...

Massimo Marino 19/06/2013 - Ore 10:35

Eh certo e preferirono il nome Lazio a quello di Roma perchè ovviamente Il vero nome dell'impero non era romano ma "lazialese"....ma che articolo è? LA ROMA E' STORIA LA LAZIO E' GEOGRAFIA!!!

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