Rassegna stampa

Il metodo Monchi: comunicare senza dover stupire

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 20-06-2017 - Ore 07:55

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Il metodo Monchi: comunicare senza dover stupire

IL MESSAGGERO - ANGELONI - «Ho il riverbero di un suo disagio», disse Walter Sabatini parlando di Menez. Anno 2011, presentazione ufficiale del ds a Trigoria. Si parlava con l'effetto: riverbero. Chissà, i normali parlatori, per un concetto del genere, magari avrebbero solo detto «Menez è scontento», o «mi dicono sia scontento». Invece riverbero. Oppure, aprendo altre pagine della memoria, «dobbiamo capire quali sono i giocatori pieni di voglie, in modo da creare uno stato d'animo di belligeranza». Wow. Poi ancora negli anni, sono rimaste celebri «Totti è ancora la luce al tramonto sui tetti di Roma», «il calcio arrogante, la rivoluzione culturale, il dubbio potente», fino al mitologico «gatto maculato». E ci fermiamo qui, ma si potrebbe andare avanti per un'altra ventina di pagine. Una comunicazione filosofica, fatta di tanto se stesso, di ricerca dell'effetto, dello stupore. E' solo una questione di metodo e di carattere, non siamo qui a dire se fosse giusto o sbagliato: molti restavano a bocca aperta, altri si facevano una risata. Questo, al netto del suo lavoro, apprezzato per certe operazioni economiche e per alcuni guizzi (non sempre). Ma qui ci si sofferma sulla dialettica e basta.
L'ALTRA PAGINADopo sei anni circa di Sabatini, ecco Monchi, che ha un altro metodo e/o tecnica di comunicazione: sulle compravendite non si può fare un raffronto perché lo spagnolo è arrivato solo ora, ma è già diventato un idolo per aver portato giocatori lavorando in gran segreto, mentre prima qualche spiffero partiva. Al di là di questo Monchi, che oggi sarà a Londra - non ci sarà Baldini, mente Baldissoni è nella City da ieri - per presentare Di Francesco a Pallotta (oltre che per chiudere la cessione di Salah), parla spagnolo ma si fa capire. E' diretto, usa meno aforismi, calcia di collo pieno, dritto per dritto, senza l'effetto. A domanda: che ore sono, risponde, sono le 12,30 (etc etc). E ancora: «Ci sono zero possibilità che Ruediger parta»; «la Roma non è un supermercato». La bugia a fin di bene la si concede a chi deve lavorare - come sostiene il dg Baldissoni - nel segreto industriale del calciomercato, quindi passi per i Sabatini e per i Monchi e se Ruediger partirà non ci stupiremo. Ma l'impressione che si ha studiando il ds spagnolo è quella di trovarsi davanti uno che usa la parola non per definire l'astratto. Esempio: «Non rinnovare il contratto a De Rossi sarebbe da imbranati». Boom, chiarissimo. Colpì anche quando disse: «Sono venuto alla Roma anche per il piacere di lavorare con Spalletti», pur sapendo che già era andato via. Monchi usa un'altra lingua ma si fa capire, evitando i verbosismi. E comprare prima di vendere è una tecnica che funziona sempre. «L'importante è non comprare male», va dicendo lo spagnolo. Altra frase che ci garba. Per ora Monchi ci piace, se un giorno dovesse - a nostro avviso - sbagliare, ci piacerà meno. Succede, Monchi lo sa, è un uomo di mondo.

Fonte: IL MESSAGGERO - ANGELONI

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