Rassegna stampa

«Il nuovo stadio? Nelle mani degli americani»

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 29-10-2013 - Ore 09:18

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«Il nuovo stadio? Nelle mani degli americani»

È già passato un mese e mezzo dalla promessa di Pallotta, che fissava il termine per la presentazione del nuovo stadio intorno alla metà di novembre. L’attesa cresce e gli azionisti vogliono vederci chiaro.

Ieri pomeriggio si sono riuniti a Trigoria e, nell’assemblea durata tre ore e mezza, è stato il dgBaldissoni a prendere la parola, non per stabilire una nuova data da cerchiare in rosso sul calendario, ma per precisare che non è più una questione di cui si occupa la Roma in prima persona: «È un’iniziativa di sviluppo della società, non ci sono ritardi, anzi è stato attivato un percorso circa un anno e mezzo fa, sono state verificate le aree che presentavano maggiori compatibilità per la costruzione di uno stadio e da questa indagine ne è stata scelta una. Il “master plan” verrà presentato presto. Al momento, però, è in gestione alla Holding e non all’As Roma». In pratica, è tutto nelle mani di Pallotta e della banca, che è parte della Neep Roma Holding, perciò a Trigoria sono solo spettatori in attesa di sviluppi provenienti direttamente da Boston.

Dalla capitale, intanto, arrivano rassicurazioni sull’area di Tor di Valle: «Non mi opporrei mai a un’operazione che ho cercato e voluto io», ha spiegato l’ex proprietario dell’ippodromo Gaetano Papalia a romapost.it. Insomma, nessun ostacolo per il costruttoreLuca Parnasi, che dovrà sborsare 42 milioni per rilevare l’area. Chiuso momentaneamente il capitolo stadio, l’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio della società, relativo all’esercizio chiuso al 30 giugno 2013, con un rosso di 43 milioni di euro, coperto in parte (15,5). Il residuo importo di 27,5 milioni sarà riportato sul prossimo bilancio: è già prevista una perdita di 20-25 milioni.

Gli 80 necessari per l’aumento di capitale («non porterà soldi freschi, solo una ratifica», ha sottolineato il vicepresidente Cappelli) sono stati già versati dal socio di maggioranza, la Holding, e nel caso in cui gli azionisti di minoranza dovessero disertare l’aumento, potrebbe avvenire il delisting della società dalla Borsa.

Fonte: Il Tempo - Menghi

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