Rassegna stampa

L'Italia litiga per gli oriundi

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 24-03-2015 - Ore 08:30

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L'Italia litiga per gli oriundi

«Si fa sempre polemica quando di mezzo c'è la Nazionale. E anche attorno a me». Il vento resta contrario: Antonio Conte, proprio nel giorno in cui interrompe il lungo digiuno (4 mesi senza allenare gli azzurri), ha la febbre. Occhi rossi, voce bassa e antibiotici dalla sera prima. Fa l'offeso in assoluto e il tecnico, più che il ct, a parole e nei fatti. Ha accolto due oriundi pure lui, allungando l'elenco (43 in in 95 anni), e fregandosene di chi disapprova. «Chiamo chi merita e chi mi è utile: io voglio vincere». Lo sapevamo. Ecco perché, tra i 26 convocati, entrano l'italo-brasilianoEder e l'italo-argentino Vazquez. «Se un calciatore ha la cittadinanza italiana può vestire la maglia azzurra».

Il presidente federale Carlo Tavecchio difende in fretta il ct. Non può far altro, dopo non essere riuscito adaccontentarlo constage e calendario. «Conte ha libertà assoluta di individuare chi ha titolo per giocare: l'ultimo mondiale, nel 2006, l'abbiamo vinto con un oriundo. Se diciamo che è negativo per i nostri giovani, perchédiamoloro la possibilità della nostra cittadinanza? Discorso chiuso». Non perRoberto Mancini che contesta l'opzione del doppio passaporto. «Non va bene: trova spazio chi non è nato qui e ha solo sfruttato le parentele. La nazionale italiana deve accogliere esclusivamente italiani».

CHIARIMENTO NECESSARIO «Non sono il primo e non sarò l'ultimo a convocare gli oriundi. Non ho fatto niente di strano rispetto al passato: Camoranesi, Paletta, Ledesma, Motta, Amauri, Romulo. Al mondiale in Brasile su 736 giocatori 83 erano oriundi. Sono le regole. Li avrei visti volentieri un mese fa se ci fosse stato lo stage. E con loro anche qualche italiano, a cominciare da Sansone del Sassuolo». La polemica, insomma, la sposta sul suo terreno, prima di spiegare come è arrivato ai due attaccanti: «Vazquez disse subito che aveva la madre italiana e che sentiva dentro di essere italiano. Dybala no, come altri che non hanno provato a vestire l'azzurro. Io non ho mai forzato nessuno. Nè ho mai provato a convincerli. La Nazionale non deve essere un ripiego per chi non viene chiamato dalla propria. Eder e Vazquez, tra l'altro, stanno facendo molto bene». Mamma Marina, nata in provincia di Padova, ha spinto qui Franco, seconda punta del Palermo. Vazquez sogna di imitare Camoranesi. Ma recita diversamente dall'eroe di Berlino. Mauro, coerente per 8 anni (azzurro dal 2003 al 2010 con Trapattoni, Lippi e Donadoni, non ha mai cantato l'inno di Mameli), non ha nemmeno visitato Potenza Picena, con vista sull'Adriatico di Porto Recanati. In provincia di Macerata, il paese del suo bisnonno Luigi. E di altri campioni. Sempre grazie ai parenti nati lì, presero la cittadinanza italiana sia la tennista Gabriela Sabatini che il terzino brasiliano Cicinho (dal Real passò alla Roma). «Se ti fanno vincere, nessun problema» ricordano i campioni del mondo Materazzi eZambrotta, tenendosi ancora stretto Camoranesi. «A novembre, dopo la gara contro l'Albania, dissi che mi giravo e non vedevo nessuno. Passati quattro mesi, guardo solo avanti. Meglio lavorare e testa bassa e non pensare a quel che accade intorno». Conte fa corsa da solo. «Se i miei colleghi scelgono gli stranieri vuol dire che li ritengono più forte dei nostro. Anche loro come me pensano a vincere». Il riferimento è ai 2 italiani su 22 titolari delle gare tra Fiorentina e Roma di Europa League. Spiega l'esclusione di De Rossi:«Come per Pirlo, valuto la condizione psicofisica e psicologica. Ci faranno ancora comodo, ma senza di loro Verratti avrà la possibilità di prendere le redini del centrocampo.E' ilmomentodi scoprire le carte». Ritrova Barzagli. «Era pronto da più di un mese, rimanendo fuori per scelta tecnica». Conferma Cerci: «Con me è andato bene. Quindi è ancora qui, pure se gioca poco nel Milan».

Fonte: IL MESSAGGERO - TRANI

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