La figuraccia della Figc e l’ipotesi prescrizione
REPUBBLICA - «SE mio fratello fosse imputato in questo processo gli direi: trovati un avvocato d’ufficio, aspetta e stai sereno. Non va da nessuna parte». Ecco, sulla tomba del processo per il Calcioscommesse potrebbero starci benissimo queste parole, pronunciate ieri mattina durante l’interminabile appello all’apertura dell’udienza preliminare, a Cremona. Già, perché, tolte una manciata di posizioni, quelle degli imputati accusati di associazione a delinquere, e cioè per il reato più grave, per tutti gli altri imputati delle singole frodi sportive il processo finirà in nulla. Non perché manchino le prove ma perché i reati verranno cancellati dalla prescrizione.
Quella che non verrà cancellata dal tempo è la pessima figura rimediata dalla Federcalcio in tutta questa storia. Dopo essersi indecorosamente rimangiata la promessa della tolleranza zero - frettolosamente fatta da Abete prima che si capisse che nella rete dei pm c’erano anche i pezzi grossi e non solo i girini - la Figc, coadiuvata dal Coni, si è distinta in un sistematico e pervicace esercizio di insabbiamento. Culminato ieri con il pasticcio brutto delle costituzioni di parte civile: teoricamente parte lesa, la Figc aveva annunciato in un primo momento di non volersi costituire contro Conte (il suo ct che ha deciso di chiedere il rito abbreviato) e gli altri calciatori, ma solo contro gli imputati per associazione a delinquere. Come dire: chiediamo solo i danni a chi ce ne ha fatti tanti, a chi ce ne ha fatti pochi no. Poi data l’impossibilità di spiegare secondo criteri sensati una scelta del genere, nel pomeriggio, la seconda versione: «Abbiamo deciso di non costituirci contro Conte, Alessio (il suo vice) e Colantuono perché a loro la procura contesta solo reati omissivi e non concorsuali ». E quindi se il giudice dovesse decidere che il loro comportamento, per quanto omissivo, ha comunque danneggiato il calcio italiano, la Figc già da ora ritiene di non dover chiedere alcunrisarcimento.