Rassegna stampa

La Roma cede Lamela al Tottenham: un affare che ha molti PRO e pochi CONTRO

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 29-08-2013 - Ore 12:00

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La Roma cede Lamela al Tottenham: un affare che ha molti PRO e pochi CONTRO

Dopo solo due stagioni è già finito il matrimonio tra Erik Lamela e la Roma. “El Coco” ha ceduto alle lusinghe del Tottenham o meglio, la Roma si è sciolta di fronte alla possibilità di incassare oltre trenta milioni pezzi colorati, che si aggiungono agli altrettanti ricevuti per le prestazioni di Marquinhos e ai diciotto che il Southampton ha utilizzato per arrivare a Osvaldo. Una scelta strategica che ha sorpreso molti addetti ai lavori, non preventivabile fino a poche settimane fà, che ha finito per scatenare le ire di una piazza già bollente dopo l’ennesima stagione fallimentare, la scorsa, e l’aggravante della sconfitta nel derby di finale di Coppa Italia contro la Lazio. Infatti, I tifosi giallorossi accusano la società di stare smantellando lo zoccolo duro della squadra, quel gruppo costruito solo due stagioni fà da loro stessi con la promessa che sarebbe diventato grande.

Ecco, francamente mi stupisce la difficoltà di comprensione degli eventi da parte del tifoso romanista medio. Si, perchè è evidente che la dirigenza stia smantellando con le dovute eccezioni la colonna vertebrale di una squadra che non ha ottenuto risultati, rinforzando il gruppo in maniera funzionale all’idea di calcio del nuovo tecnico Rudi Garcia e allo stesso potendo godere di una situazione di floridità economica per il prossimo futuro. E ci mancherebbe altro. Roma è una piazza tanto passionale che a tratti pare aver dimenticato gli ultimi deludenti campionati, ancor più tali se si pensa che non è possibile portare in difesa della squadra l’alibi di aver partecipato alle coppe europee. Durante la celebrazione dell’Opening Day di una settimana fà, in Curva Sud è stato esposto uno striscione che recitava: “Non saper rimediare ad una sconfitta è peggiore della sconfitta stessa”. Bene, il primo passo per rimediare ad una sconfitta è comprendere gli errori fatti e fare in modo di non ripeterli. Proprio quello che la società sta facendo, dopo aver finalmente realizzato di aver basato il progetto su giocatori reclamizzati, eccentrici, perfino talentuosi e neanche poco, ma che per diversi motivi non sono stati in grado di portare la Roma nell’Olimpo del calcio italiano. Colpa solo degli allenatori? Può darsi, ma in ogni caso mi risulta che essi abbiano già pagato abbastanza.

Erik Lamela, 15 reti in 33 partite giocate nella passata edizione della Serie A, 21 anni di classe mancina proveniente direttamente dalla fornace di calcio che risponde al nome dell’Argentina. Il talento che da poco ha conosciuto l’ebbrezza di indossare la maglia della Selecion, è andato a segno in tredici match, nei quali in sole tre occasioni ha firmato il gol che sul tabellino risulta come quello della vittoria. Di assist ne ha targati cinque, un quantitativo più che nella norma se pensiamo al suo minutaggio e alla sua statura all’interno delle gerarchie della squadra. Calciatore dalle movenze eleganti, dotato di un piede sinistro prelibato che fa da contraltare al destro totalmente disperso. E non ci riferiamo al buon Mattia. Repertorio tecnico oggettivamente da ampliare, di sicuro un fattore con la palla tra i piedi, molto meno quando la sfera vige tra i piedi dei propri compagni data la sua scarsa attitudine al movimento senza palla. Lamela è tutto ciò con ampi margini di miglioramento. Trenta milioni senza tener conto dei bonus lo valorizzano più che sufficentemente. Non si tratta di due spicci, ma di un’offerta che solitamente viene riservata ad un Top Player e che in questo caso vede per protagonista lui, il quale per i motivi di cui sopra ha le qualità per diventarlo ma che per gli stessi, Top ancora non può essere. Il fatto che lo sia per il firmatario dell’assegno intestato del Tottenham è altamente fuorviante, perchè conseguenza di un altro assegno da oltre 109 milioni con mittente “Real Madrid” e oggetto “Gareth Bale“.

Ciò che invece è giusto contestare alla società, sono i tempi con cui si è materializzata la cessione. Invero, per molti tifosi non è propriamente il massimo perdere un calciatore importante a cinque giorni dalla fine della sessione di mercato, per di più quando uno o due mesi prima si era sottoscritto un abbonamento consci del fatto che Lamela, per stessa ammissione dei massimi esponenti societari, sarebbe stato uno dei pezzi cardine su cui si sarebbe basata la prossima stagione. Il tutto è reso ancor più grave dalla presenza forzata di Lamela alla presentazione della squadra, in quella che la sua fidanzata ha definito “Una grande farsa”. Da parte della società, sarebbe stato più corretto essere maggiormente chiari sin dall’inizio, come lo si è stati per le questioni Osvaldo e Marquinhos. Ma in Italia si sa, è raro che le società si dimostrino oneste fino in fondo con i propri tifosi, dichiarando se necessario che la prossima sarà una stagione di transizione spiegandone i motivi. Non è questo il caso specifico, ma in passato lo è stato e il trattamento non è stato diverso.

Tuttavia, credo fermamente che si tratti di una scelta concettualmente giusta e che vada a rinsaldare le credenziali di quella che con tutta probabilità sarà ricordata come la miglior sessione estiva di mercato della gestione americana. Le cessioni eccellenti di Marquinhos, Osvaldo e Lamela hanno permesso alla Roma di costruire finalmente un reparto arretrato affidabile, costituito di giovani e veterani, arricchito dalla presenza di un big quale Maicon, di consolidare il centrocampo con un operaio di qualità come Kevin Strootman e ritoccare l’attacco secondo i criteri tracciati dal mister, vedi l’acquisto di Gervinho. E non è finita qui, poichè la Roma dovrà decidere se tenere Borriello o provare l’affondo su un Matri qualsiasi, ufficializzerà ad ore l’acquisto di Adem Ljaljc dalla Fiorentina (un anno in più di Lamela, 4 reti in meno dell’argentino nello scorso campionato, eppure maggiore influenza nei risultati dei viola), si regalerà un ulteriore rinforzo alla difesa, cercando di acquistare uno tra Astori e Sakho, due dei migliori difensori ad oggi sul mercato. Riguardo questi ultimi vaghiamo nel campo delle ipotesi, tuttavia sono obiettivi più che alla portata dei giallorossi. I gol in alcuni casi superflui di Lamela, saranno sostituiti da quelli di Ljaljc, di Gervinho e di chi per loro. Ma vi pare che il problema della Roma degli ultimi tempi sia stato fare gol? Questa squadra abbondava e abbonda tutt’ora di qualità, necessitava e ora molto meno di pragmatismo e carattere.

Nell’estate in cui ha abbracciato Antonio Conte, la Juventus proveniva da due settimi posti, praticamente lo stesso curriculum della Roma di oggi. Marotta e Paratici hanno smembrato la squadra dell’anno passato, cambiando 18 effettivi su 30, rinunciando anche a pezzi importanti, a quelli che loro credevano lo sarebbero stati ma che in realtà non lo furono. L’addio di Del Piero alla fine della stagione successiva, che non sarebbe arrivato per motivi tecnici, ha comunque contribuito alla messa a punto dell’attuale sistema di gioco della Juventus, che non avrebbe mai e poi mai potuto comprendere anche Alex. Eppure fu un addio che si temeva potesse essere rinfacciato dai tifosi alla società, cosa che non è accaduta dati i risultati esaltanti della banda di Conte. Un addio che rimane doloroso anche per chi l’ha vissuto in qualità di tifoso di un’altra squadra, un addio che apriva a momenti di sconforto per chi a lungo ha acclamato un campione senza età. L’addio di Lamela non può minimamente suscitare nulla in nessun romanista che viva con i piedi su questo pianeta, perchè di fatto è stato un giocatore che alla squadra non ha portato alcunchè di speciale. Al massimo ha scongiurato qualcosa di peggio di un settimo posto. Avrà senz’altro fatto sognare in prospettiva futura e poi? Insomma, solo le ragazzine di lui infatuate possono essere in diritto di provare del reale dispiacere.

Per la prima volta dopo anni, la Roma ha scelto di puntare su calciatori che rispondono ad un profilo diverso, che potranno essere utili all’allenatore, oltre ad assicurare equilibrio e concretezza, elementi che dalle parti di Trigoria sono da tempo sconosciuti. In questa Roma di Rudi Garcia, per quanto visto nella prima sfida di Serie A contro il Livorno, potrebbe diventare fondamentale un calciatore pragmatico ed encomiabile come Florenzi, che statene certi, porterà molti più punti del Lamela della situazione. Il tifoso romanista deve imparare ad innamorarsi di un altro tipo di giocatore, questo. Non essere schiavi del risultato è giusto ma ottenerlo è senz’altro meglio.

Luciano Spalletti, in una sua celebre conferenza stampa da allenatore dei lupi, disse con rabbia che a Roma si conferisce troppa importanza al “Tacco e alla punta” e poca a ciò che realmente porta la squadra ai piani alti della classifica. E’ stato il primo a esporsi su questo tema ovvero sia il reale problema della piazza Roma. Quelle parole che sono la Bibbia, a quanto pare si sono tristemente dissolte nel vento.

P.S. Zeman è stato l’artefice del disastro dello scorso anno? Non è da escludere. Però ci sono oltre 80 milioni di motivi che fanno credere che i futuri successi giallorossi saranno passati anche attraverso il suo lavoro.

Fonte: IT MUST BE SPORT

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