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Lettera aperta a Pallotta: «Presidente, non venda Mire alla Juve»

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 17-05-2016 - Ore 09:06

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Lettera aperta a Pallotta: «Presidente, non venda Mire alla Juve»

IL CORRIERE DELLA SERA - VALENTINO - Caro Presidente Pallotta, le scrivo da romanista, preoccupato dalle voci insistenti che Miralem Pianjc starebbe per migrare dall’AS Romaalla FC Juventus. La società bianconera sarebbe infatti pronta (e secondo alcune fonti lo avrebbe già fatto) a pagare la clausola rescissoria di 38 milioni di euro per assicurarsi il talentuoso bosniaco per il prossimo campionato. Di più, nonostante smentite formali (e dovute per una società quotata in Borsa) sembra anche che Lei starebbe accettando un negoziato al ribasso con i dirigenti juventini. Non entro nel merito. Nessuno meglio di Lei saprà trovare il giusto equilibrio tra rafforzamento della squadra, sana gestione di bilancio, fair play finanziario e ragioni del cuore, che da sempre vorrebbero la «Magica» stabilmente tra i grandi club europei. Ma a Lei, che viene da Boston e che ha vissuto in prima persona il mito dei Red Sox, vorrei rammentare una storia che è entrata nella narrazione collettiva del baseball americano. Lei la conosce benissimo e quindi, in un certo senso, la rammento a me stesso e ai tifosi romanisti. 

Tra il 1914 e il 1919 i Boston Red Sox vinsero tre World Series, il campionato professionistico americano, portando a cinque i loro successi totali. Nessuna squadra di baseball lo aveva mai fatto prima. Protagonista e trascinatore fu un giovane pitcher di grande talento, George H. Ruth, affettuosamente chiamato the Babe o The Bambino. Ma nel 1920, Harry Frazee, proprietario del club, decise all’improvviso di vendere il ragazzo aiNew York Yankees per 125 mila dollari. Fu una decisione presa per amore, anche se non era quello per la squadra: Frazee aveva bisogno dei soldi per finanziarie un musical aBroadway, nel quale la sua fidanzata aveva il ruolo di protagonista. Il resto è storia. Grazie a Babe Ruth i New York Yankees, che non avevano mai vinto una WorldSeries, ne conquistarono quattro di fila e, da allora, diventarono inarrestabili, arrivando a inanellarne ben 26. Si parva licet, diventarono la Juventus del baseball americano. Al contrario, i Boston Red Sox non vinsero più le World Series per i successivi 86 anni. Come Lei ben sa, Presidente Pallotta, la cosa è passata alla Storia e alla leggenda del baseball americano come «The Bambino Curse», la maledizione del Bambino, un maleficio sciolto soltanto nel 2004 dopo l’arrivo al vertice del club del mio amico Larry Lucchino.

Caro Presidente Pallotta, Miralem Pianjc non è Babe Ruth e l’AS Roma non è i Boston Red Sox. Ma nel calcio, come nel baseball, le suggestioni e i presagi sono spesso premonitori. Ecco perché proprio Lei, che è cresciuto nel North End, il quartiere italiano diBoston, forse dovrebbe pensarci non una, ma 86 volte, tanti quanti furono gli anni del digiuno dei Red Sox, prima di lasciar andare un giovane di così grande talento e classe, senza tentare il tutto e per tutto per trattenerlo e fargli ancora guidare l’orchestra giallorossa. Tanto più se la destinazione è quella del club torinese, l’avversario con il quale dobbiamo necessariamente misurare le nostre ambizioni. Ci provi, Presidente Pallotta. Faccia un gesto verso Pianjc. Nessuno meglio di Lei sa cosa si prova quando ci si accorge di aver rafforzato il più forte dei nostri rivali calcistici. Anche senza essere superstiziosi, non vorremmo che Lei diventasse nella storia dell’AS Roma quello che Harry Frazee è stato in quella dei Boston Red Sox. Con stima e immutata fede giallorossa.

Fonte: Il Corriere della Sera - Valentino

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