Rassegna stampa

Meno gioco, basta un gol. La Roma si scopre operaia

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 21-08-2017 - Ore 08:52

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Meno gioco, basta un gol. La Roma si scopre operaia

LA STAMPA - CONDIO - Un tiro in porta contro undici, quattro contro sedici in totale, un finale in trincea con la difesa a cinque, perdite assortite di tempo dal gol decisivo in poi. Così, quando va di lusso, vince una provinciale in casa di una big. Ieri, invece, il colpaccio firmato con carattere e fortuna è riuscito alla Roma seconda dello scorso campionato, la prima del dopo-Totti. A Bergamo, l’ex capitano era in tribuna, in giacca e cravatta, tra Baldissoni e Monchi, dirigenti come lui. Non si è divertito molto. Dei suoi al massimo ha applaudito qualche spunto di Perotti e la punizione letale di Kolarov, che s’è subito fatto perdonare il lungo passato laziale con un colpo da biliardo che ha fregato la barriera atalantina (pallone sotto le gambe di Petagna e Freuler in volo) e Berisha, in seguito mai più chiamato in causa.

POCHI FRONZOLI – Il serbo, a segno 5 volte da fermo in Premier col Manchester City, non lo aveva mai fatto in Serie A. «Abbiamo sofferto – ha ammesso –, ma le partite si vincono anche così». Specie se, pur essendo solo alla 1ª di campionato, si ha già la necessità di farlo. Serpeggiava il malumore a Roma, tra un mercato incompleto e un’estate di prove incerte, con quei 10 gol incassati negli ultimi 5 test e il «disastro totale» riconosciuto da Eusebio Di Francesco nell’1-4 di Vigo. «Il problema è nella testa, negli atteggiamenti», aveva assicurato il neo tecnico. Almeno quello, pur giocando con una difesa per tre quarti identica (unica novità Manolas per Fazio), sembra averlo risolto. Perché ieri la Roma operaia è stata un filo distratta (specie col centrale greco) solo nei primi 10’, poi ha indossato l’elmetto, ha eliminato ogni fronzolo e ha speculato su ogni situazione. «Si doveva vincere, anche in maniera sporca», taglia corto Di Francesco che sa come funzionano le cose attorno alla Roma, avendoci giocato 4 anni. «Dobbiamo migliorare, però», aggiunge. In fretta, perché sabato sera all’Olimpico arriverà l’Inter. Intanto, pesa eccome questo ottavo successo esterno di fila in A, visto che le big corrono già.

RISVEGLIO TARDIVO – Anche l’Atalanta avrà da lavorare. Ha cominciato bene, fluida nel gioco ma penalizzata dalla giornata no di Kurtic e Petagna. Ha accusato il gol di Kolarov e s’è ripresa solo in coda, con Ilicic e Cornelius dentro. Pronti, via e lo sloveno ha tirato a ripetizione, ma all’87’ non si sa come non l’abbia messa dentro a un palmo dalla porta. Quel palo da «Mai dire gol» ha certificato la domenica romanista baciata dalla sorte. «È una sconfitta che brucia», si lamenta Gasperini che, persi Conti e Kessie, ha incassato il tradimento di Spinazzola (nemmeno ieri ha risposto alla convocazione) e ha Caldara acciaccato. Non perdeva in casa dallo scorso dicembre, ma l’Atalanta è abituata ai ko al debutto (5 volte negli ultimi 6). Può consolarsi pensando che anche un anno fa partì cedendo a una romana (3-4 con la Lazio), per poi finire in Europa League. Domenica, però, a Napoli sarà durissima.

 

Fonte: la stampa

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