Rassegna stampa

Milan, Inter, Roma e le mani della finanza USA

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 27-04-2017 - Ore 15:13

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Milan, Inter, Roma e le mani della finanza USA

GOAL.COM - BELINAZZO - Non solo Elliot. Le interconnessioni tra club italiani e banche/fondi americani riguardano il nuovo Milan di Mister Li, ma anche l'Inter di Suning e la Roma di James Pallotta. Chiaramente si tratta di situazioni e di esposizioni debitorie molto diverse tra loro. Ma ad accomunarle c’è il fatto che le tre società o quanto meno la loro parte più profittevole (introiti televisivi e sponsorizzazioni) sono di fatto in pegno a istituzioni finanziarie Usa.

Il Milan è passato da poco a Li Yonghong. Il fondo di Paul Singer, il miliardario settantatreenne creatore dell’Elliott Management Corporation che gestisce asset per 31 miliardi di dollari, ha garantito circa 300 milioni di prestiti per favorire il buon esito dell’affare. Nel dettaglio, 180 milioni finalizzati a pagare l’acquisizione da Fininvest, 90 milioni serviti per rimborsare la holding di Silvio Berlusconi per le spese di esercizio sostenute dal 5 agosto 2016 e una trentina di milioni per i bisogni del club.

Il fondo Usa, coadiuvato dalla società Blue Skye Financial Partners, finanziaria con sede in Lussemburgo (ma che opera a Londra) anch’essa specializzata nell’acquisto di distressed asset e con un portafoglio di circa 1,2 miliardi di euro, con a capo i manager Gianluca D’Avanzo e Salvatore Cerchione, ha concesso i prestiti a Mister Li a tassi superiori al 10 per cento (più bassi quelli elargiti direttamente al club) e ha avuto, tra le altre cose, le azioni della società rossonera in pegno. Tecnicamente la nuova cassaforte del Milan, Rossoneri Champions Investment Lux, ha ricevuto i soldi dalla Project Redblack (partecipata da Elliot e dalla Blue Skye) la quale è diventata “creditore pignoratizio” delle quote della squadra rossonera.

La prima scadenza dovrebbe essere stata fissata a 18 mesi. Li dovrà rimborsare oltre al capitale interessi passivi per 30-35 milioni, più 15 milioni di arrangement fee. Difficile che possa recuperare queste risorse con ipotetici profitti di un club che al momento brucia 70/80 milioni all’anno, non disputando neppure la Champions. In caso di inadempimento l’hedge fund Usa Management potrà rivalersi sui beni posseduti da Yonghong Li (assieme alla moglie può contare su beni per circa 500 milioni di euro).

Ma Elliott potrebbe subentrare anche nella proprietà del club rossonero per rimetterlo in vendita. Un esito che Li è convinto di poter scongiurare non appena il governo di Pechino scongelerà i fondi che avrebbe già raccolto in Cina prima delle limitazioni all’espatrio di capitali ovvero trovando nuovi soci disposti a entrare nell’azionariato rossonero o sbarcando in una Borsa asiatica.

Sempre a Milano, Suning si era impegnato a rinegoziare il debito contratto da Thohir con Goldman Sachs nel 2014. Dal bilancio dell'Inter al 30 giugno 2016 emerge che i debiti bancari ammontano a 210 milioni e prevedono ancora il pagamento di 15 rate trimestrali da 3 milioni per un totale di 45 milioni, più una rata finale da 184 milioni da saldare entro il 30 giugno 2019. Per ora Suning ha deciso di non intaccare la struttura del finanziamento di Goldman Sachs (sceso nel frattempo a 210 milioni).  Sempre nel bilancio 2016 si precisava però che erano “in fase avanzata” le trattative per la stipula con un’altra banca di un nuovo contratto di finanziamento da 300 milioni finalizzato anche a chiudere la posizione con Goldman.

Suning evidentemente intende sfruttare la propria forza economica per ottenere migliori condizioni (in particolare, si stava sondando il mercato cinese) e per sganciare la parte più redditizia del club dal pegno con quest’ultima. Nell’ambito dell’operazione di rifinanziamento orchestrata da Thohir i contratti di sponsorizzazione, i crediti derivanti dalla vendita dei “media rights”, i contratti relativi a Inter Channel e il marchio sono stati infatti conferiti a Inter Media and Communication Srl (IMC), società data in pegno a garanzia del debito.

Stessa dinamica seguita dalla Roma nel febbraio 2015 per ottenere da Goldman Sachs un finanziamento quinquennale da 175 milioni (120 per ripianare l’indebitamento pregresso e 55 milioni per far fronte alle spese correnti), creando una nuova società in cui sono stati convogliati i diritti tv, le sponsorizzazioni più proficue e il brand Roma, dati in pegno al creditore Usa.

I flussi di cassa prodotti da questi asset servono a pagare gli interessi e per accantonare quote di capitale necessarie a restituire il prestito (sceso a 162,6 milioni al 30 giugno 2016). A maggio 2016 poi Goldman Sachs International Bank ha messo a disposizione di Stadio TDV Spa (la società deputata alla gestione e al finanziamento del progetto del nuovo stadio giallorosso) un ammontare massimo pari a 30 milioni di euro. Oneri che lo stallo sul progetto infrastrutturale non aiuta certo a smaltire.

Fonte: goal.com-M.Belinazzo

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