Rassegna stampa

PRANDELLI: “Gioco, ritiro, etica la mia Italia che sfida bigotti e conservatori”

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 05-02-2014 - Ore 09:00

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PRANDELLI: “Gioco, ritiro, etica la mia Italia che sfida bigotti e conservatori”

Prandelli, il Mondiale è dietro l’angolo. «I bambini ormai mi chiedono soltanto di questo. Esprimono un desiderio collettivo: essere orgogliosi di uno spettacolo bellissimo».

Il calcio italiano ha poco da inorgoglirsi, tra minacce di morte e partite ostaggio dei violenti. «Siamo vecchissimi per mentalità, Uefa e Fifa ci costringeranno a cambiarla. Vorrei che la curva non si sentisse un ghetto: vorrei stadi col pubblico mischiato, in tutti i settori, magari con la maglia della squadra».

Torniamo al Mondiale: lei sta per annunciare il suo futuro. «Dopo l’amichevole con la Spagna mi incontrerò col presidente Abete e faremo una serie di considerazioni. Non andremo in Brasile con l’argomento in sospeso».

Lippi dice che in Germania lui vinse anche se la squadra sapeva che avrebbe lasciato. «Confidò giustamente nella serietà dei giocatori».

Lippi dice anche che per un ct “di club” e non “federale” il ciclo fisiologico è di 4 anni. «Potrebbe anche essere vero, ma non intendo affrontare ora questo tema. Il piano per il Mondiale è partito. Con tre priorità: condizione fisica, prevenzione infortuni e recupero tra una partita e l’altra».

Venti ore di aereo e 18mila km soltanto nella prima fase, con l’incubo del debutto a Manaus in orario anticipato e peggiorato. «Ha deciso la tivù. Ma io sono affascinato dal duello in Amazzonia con l’Inghilterra e spero che il pubblico faccia il tifo per noi. Quanto al resto, saremo attentissimi ai particolari, a cominciare dall’alimentazione».

Si parla dell’uso dell’abbigliamento degli astronauti, per attenuare gli sbalzi termici, e della criosauna, la sauna gelata per accelerare il recupero. «Stiamo valutando tutto. Mi confronterò anche con Sacchi e con Albertini sulla loro esperienza a Usa ’94. Cercare di creare condizioni climatiche omogenee è importante. La Confederations Cup è stata preziosissima, non mi era mai capitato che 8 giocatori su 11 mi chiedessero il cambio. Oggi sappiamo che durante la partita ci possono essere notevoli oscillazioni di rendimento e che non bisogna spaventarsi».

Uno studio della Fifpro valuta certi orari un attentato alla salute. «Chiederemo ufficialmente il time-out di 40” per bere. Se resta un accordo estemporaneo con l’arbitro, il rischio è che le squadre buttino fuori il pallone apposta, per dissetarsi».

Vedremo solo i chip per i gol fantasma e lo spray per la barriera: l’Ifab discute di moviola in campo ed espulsione temporanea e pare fantascienza. «Da anni dico che la moviola è indispensabile. Gli spettatori sanno se c’è un fuorigioco o un rigore e i protagonisti invece no? È un paradosso. La moviola è un deterrente contro la violenza: il pubblico accetta la decisione tecnologica. In più aggiunge suspence. Ma il calcio preferisce le polemiche assurde, vedi ritiro di Mangaratiba».

Le obiezioni sono sulla distanza da Rio e dal Nord. «Macché. Ci potremo allenare 2 volte al giorno nello stesso posto in cui alloggeremo, mentre qualcuno farà 4 ore di pullman al giorno. La Germania si sta attrezzando come noi, casa e bottega. Non andiamo in Brasile per passare le serate a Rio. E poi avremo un aeroporto militare vicino, a Mangaratiba. Al Nord non si potrebbero fare due allenamenti al giorno per via dell’umidità. Comunque, tra la seconda partita a Recife e la terza a Natal, resteremo in ritiro nel Nordeste, per evitare fatiche inutili».

Sarà anche il primo ritiro all’olandese. «Tutte le novità spiazzano i bigotti e i conservatori. L’esperimento in Confederations ha funzionato benissimo. Famiglie e bambini stemperano le tensioni».

Servirà un codice etico più restrittivo. «Mi sono stufato di questa storia. Io non penalizzo chi ha già scontato la punizione: il codice non è retroattivo. È un regolamento interno importante per la disciplina. Ma in Italia non si vogliono mai cambiare sul serio i comportamenti. Si preferisce sollevare polveroni sul nulla».

E le restrizioni sull’uso dei social network? «Rappresentano il futuro, mai pensato di abolirli. Solo che al Mondiale qualunque messaggio via web diventa universale. Perciò, durante quel periodo, chi avrà bisogno di dire qualcosa lo farà in conferenza stampa».

Con Balotelli ci vuole amore, ha detto lei. «Dobbiamo aiutarlo a tirare fuori il potenziale da campione. Seedorf è l’ideale: con lui può trovare intesa e affinità. Poi è chiaro che in Brasile conterà lo stato di forma».

Saranno decisivi per le convocazioni i test medico-atletici di aprile a Coverciano? «Serviranno per programmare la preparazione atletica personalizzata. Se poi avessi un dubbio tra due giocatori, mi faranno propendere per quello più in forma».

Ha già in testa i 23? «Stringerò il cerchio al momento opportuno. Oggi ne ho in mente 33-34: purtroppo gli inconvenienti sono dietro l’angolo ».

Allude alla sfortuna di Giuseppe Rossi? «Lui è unico: può fare la seconda punta, pur avendo le caratteristiche della prima. Posso solo dire che spero di recuperarlo ».

Seedorf può farle perdere Abate: se non fosse più titolare nel Milan, lo porterebbe? «Senza entrare nello specifico, Giaccherini alla Juve insegna che si può anche essere “titolari aggiunti” nel proprio club e andare in Nazionale».

Con Osvaldo la Juve le ha fatto un piacere. «Più che altro l’ha fatto a Osvaldo. Mi auguro che faccia tesoro dell’occasione».

I giovani sono in bilico: Insigne, Verratti, Destro, Florenzi, El Shaarawy. «Le difficoltà forgiano il campione. Hanno qualche mese per dimostrare di esserlo ».

L’imminente convocazione con la Spagna non è il tempo limite? «No. Fino all’ultimo la lista è aperta».

Però l’Inghilterra ha la sorpresa Januzaj, lei nessuno. «Non sarebbe mica male se spuntassero un Rossi e un Cabrini. Ma i problemi si superano, se c’è il gruppo. Abbiamo lavorato sull’organizzazione di gioco e appunto sulla creazione di un forte spirito di gruppo ».

Sacchi rilancia l’allarme settori giovanili nei club e Di Biagio, ct dell’Under 21, la Primavera vietata ai maggiori di 18 anni. «Le proposte sono tante. Di sicuro bisogna fare qualcosa in fretta».

Intanto, per l’emergenza attacco, deve cavarsela coi soliti noti. «Osvaldo, Gilardino, Pazzini, Matri, Destro: li sto osservando tutti».

Cerci e Diamanti sono in concorrenza? «Li ho convocati anche insieme. Ma non è corretto fare nomi. Ed è prematuro».

Porterà in Brasile uno tra Totti, Di Natale e Cassano? «Mi piacerebbe sentire più entusiasmo, di fronte alla prospettiva del Mondiale. Deciderà il campo. Certo, devo considerare chi ha conquistato la qualificazione».

Con una rivoluzione filosofica che ormai è il suo manifesto di ct: meglio un 4-3 di un 1- 0. «Una squadra esuberante e vogliosa di stupire è meglio di una che specula: basta un imprevisto e sei fritto».

Dice così anche per l’impoverimento della scuola difensiva? «No. Mi piacciono i difensori che sanno impostare. Però, prima di tutto, un difensore deve difendere».

Il gioco a viso aperto, dopo l’Europeo, sarà ancora la strada maestra? «Per non avere rimpianti abbiamo l’obbligo di mirare al massimo. Dietro ci sono anni di lavoro. Bisogna partire per vincere».

Con un buon Mondiale, almeno fino ai quarti o alla semifinale, lei diventerebbe il terzo ct per presenze, dopo Bearzot e Pozzo: in soli 4 anni sarebbe un record pieno di significati. «Non ci voglio pensare adesso. Il mio obiettivo è battere l’Inghilterra, iniziare bene un girone dove c’è anche l’Uruguay di Cavani e Suarez. E naturalmente passare il turno».

Fonte: LA REPUBBLICA - CURRO

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