Rassegna stampa

Quel «treno delle 3» (mai arrivato) che agita il Brescia

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 26-06-2015 - Ore 08:33

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Quel «treno delle 3» (mai arrivato) che agita il Brescia

CORRIERE DELLA SERA - ARZILLI/PASSERINI - C’è un «treno delle tre» che fa tremare il Brescia, anche se non è mai arrivato a destinazione, un «treno sicuro», sghignazzano fra loro i faccendieri Arbotti, Delli Carri e Di Luzio nelle telefonate intercettate dalla procura catanese. Nel loro linguaggio criptato, che farebbe quasi sorridere se non fosse la prova di una vergognosa messinscena, l’orario sta per il numero di maglia, e al Brescia il 3 è di Antonio Caracciolo, stopper nato in Gallura nel 1992, in rosa dal 2012 ad oggi, salvo una parentesi alla Cremonese in LegaPro nel 2013/14. Ad oggi il ragazzo, che non è parente del più noto Andrea, non risulta tuttavia nell’elenco degli indagati, e ovviamente il suo coinvolgimento in Brescia-Catania 4-2 del 9 maggio scorso è ancora tutto da dimostrare, ma la comparsa di quel «3» è già sufficiente così com’è per gettare un’ombra sinistra sul futuro prossimo del club lombardo. Il quale, retrocesso in LegaPro a 30 anni di distanza dall’ultima volta (1984/85), ora rischia di perdere anche il treno di scorta, leggi ripescaggio. Fallito il Parma, il Brescia sarebbe infatti in primissima fila dall’alto dei suoi 49,5 punti, considerato che oggi la Figc confermerà in Consiglio federale i criteri dell’anno passato. Che comunque sono severissimi e che, al titolo D4 del comunicato 171/A del 2014, escludono dalla griglia «le società che hanno subito sanzioni per illecito sportivo e/o per violazione del divieto di scommesse». Nel caso in cui la Procura Federale ravvisasse la responsabilità oggettiva, il club verrebbe così penalizzato e perderebbe ogni diritto. E poco importa se quel «treno delle 3» a destinazione non ci è mai arrivato, visto che alla fine la combine è andata a ramengo prima di cominciare.

Colpa del «treno delle 5 che non si sa se parte». Il 5, Alessandro Budel, 170 presenze e 7 gol, altri due anni di contratto che però sta stracciando proprio in questi giorni perché il ds Castagnini lo considera a fine corsa dopo un brutto infortunio al crociato. Dal quale però è rientrato a tempo record, solo tre mesi. È una bandiera, da quelle parti. Che siano millanterie o verità, dalle telefonate emerge comunque chiaro il fatto che non ci è stato. Però sapeva? Nel caso, l’omessa denuncia sarebbe una grana per lui, non per il club che non rischierebbe la responsabilità oggettiva. Insomma, uno solo era troppo poco. Meglio non fidarsi, si rischiava di buttare quattrini. «Niente da fare tutto fermo tutto bloccato» dice Pulvirenti al suo ds Delli Carri alle 10.47 del 9 maggio, meno di 5 ore prima che i giocatori scendano in campo. Perderanno malamente contro un Brescia che quei tre punti se li è presi in maniera pulita, che non gli sono serviti a nulla, e che anzi potrebbero costargli carissimi. È quanto dovrà stabilire il procuratore Stefano Palazzi, oggi alle prese con un nugolo di inchieste penali da decrittare in linguaggio sportivo. Tra Cremona-2, il Lotito-gate, Catanzaro (lunedì chiederà una proroga d’indagine, altri 40 giorni, alla Superprocura del Coni) e Catania (Palazzi è in attesa del via libera per andare a prendersi tutte le carte), l’estate si annuncia davvero caldissima.

Fonte: CORRIERE DELLA SERA - ARZILLI/PASSERINI

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