Rassegna stampa

Tanti giocatori senza personalità portati a pensare solo a se stessi Così due squadre diventano inutili

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 26-01-2015 - Ore 07:27

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Tanti giocatori senza personalità portati a pensare solo a se stessi Così due squadre diventano inutili

Il problema dell’Inter è che non esiste l’Inter. Non ha tutti cattivi calciatori, anzi, ha però tanti calciatori senza personalità, senza curiosità tattica, portati a pensare solo a se stessi. Forse Mancini non è l’ideale per allenare questa lunga confusione. Non è uomo da rivolte muscolari, è uno che ha quasi sempre dovuto dare un senso all’abbondanza. Ora sembra non capire. È perso nel buio un po’ villano della squadra, quasi macchiato dalla sua pochezza. Anche Mazzarri era spesso stupito dall’Inter, ma bisognava capire che se l’Inter resisteva alla sua fantasia contadina, se non si faceva gestire dal suo calcio quasi naturale, la malattia era molto più grande del pensabile. Mazzarri non è uno da Inter, era vera anche quella sciocchezza, ma resta uno che sa prendere il meglio dalle sue squadre. Ora sappiamo che era tutto vero anche a Milano. Resta il problema di come trattare l’Inter. Mancini è partito cercando di pensarla grande. Subito acquisti, subito un grande scopo, lo scudetto, la Champions. Il sogno di poter prendere chiunque, ma un po’ più in là nel tempo. È stato travolto quasi senza giocare, è bruciato senza aver acceso una paglia. La modestia di tutto non ha nemmeno goduto dei suoi sbagli, l’ha cancellato come un cerino nella notte. All’epoca di Mazzarri si parlava dell’inadeguatezza del 3-5-2, così poco vintage, così per niente interista. Oggi non si ha più nemmeno un modulo da criticare, è tutto ormai chiaramente modesto. In nove partite sono stati bruciati Hernanes, ancora Guarin, Podolski, Icardi, Medel, Kuzmanovic, Palacio, Osvaldo e altri ancora. Tutti non all’inferno, tutti nel niente, questo nulla opaco e profondo che sta trasformando l’Inter in un calcio non più dannoso, soltanto inutile. L’Inter non è, questa è la realtà. Non c’è più terzo posto e nemmeno un ultimo. C’è solo questa fuga avvilente, questo piacere piccolo di capire quale sarà la prossima mossa di Mancini, se è rimasta della magia nell’orgoglio o se sono scomparsi sia questa che quello. Nel Milan ci sono meno domande, la situazione attuale non regala niente ma fotografa la qualità di fondo della squadra. Il Milan è una buona squadra impossibile. Ha cioè qualche buon giocatore che però sta male con gli altri. Tutti solisti in attacco (Ménez, Cerci, Honda, El Shaarawy), solo mediani a centrocampo, anche qui solo modestia dovunque. Questa non è la crisi del calcio italiano, è il rapido buttarsi via di una società che non sa più giocare con il calcio. La Juve intanto prende altri due punti alla Roma. Fa quasi tutto Pogba ormai diventato davvero un giocatore totale, fra i migliori del mondo. La Roma non sta sparendo, si è solo un po’ normalizzata, fa più fatica a ripartire in velocità. È anche un po’ disillusa: ha perso 6 punti in tre giornate. Ma è più il gioco a tradirla che la distanza: se ritrova Gervinho e la vecchia freschezza, è ancora in corsa

Fonte: Mario Sconcerti - Corriere delle Sera

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