L'algoritmo delle plusvalenze
BLACK CARPET - PIERO TORRI- Prendete un direttore sportivo. Dategli cinquecentomila euro. Sommate un minimo di pazienza e altrettanta fiducia. Vi restituirà quaranta milioni. E' l'algoritmo, facile solo in teoria, delle plusvalenze, quello che top club a parte, può garantire ambizioni di vittoria e bilanci che sorridono ai commercialisti. E' quello che la Roma, dopo l'esperienza con Walter Sabatini che in fatto di plusvalenze ha certificato successi che solo i cretini e quelli in malafede non possono non riconoscergli, sta cercando di trovare per continuare la sua rincorsa alla vittoria e a un bilancio in pareggio come fairplay esige. E' la nuova rivoluzione che si sta cercando di mettere in piedi a Trigoria dove, con il passare degli anni, l'anima americana della società sta sempre più prendendo il sopravvento su quella italiana, decimata da licenziamenti e dimissioni, ma soprattutto incapace di portare un nuovo trofeo nella bacheca giallorossa che ormai da troppi anni non ha più preso aria per essere aperta.
Peccato, almeno per me, che tutto questo si stia facendo sulla pelle di Ricky Massara, il dirigente che ha avuto l'onore e l'onere di raccogliere l'eredità di un ciclone chiamato Walter Sabatini. E, soprattutto, lo si sta facendo nel bel mezzo di una stagione che è ancora quasi tutta da scrivere e con una finestra di mercato, a gennaio, in cui la Roma sarà chiamata, sempre che si riesca a costruire un minimo di budget, a completare una rosa che ha bisogno di qualcosa d'altro per non correre il rischio di dover poi convivere con qualche rimpianto. La rivoluzione americana ha già individuato con convinzione l'uomo giusto per l'algoritmo delle plusvalenze. E' Ramon Rodríguez Verdejo, meglio conosciuto come Monchi, un passato remoto da buon portiere, un passato più recente e un presente da direttore sportivo vincente in campo e, soprattutto fuori, un esempio su tutti, Dani Alves acquistato per cinquecentomila euro e poi rivenduto per quaranta milioni. Perfetto, considerando pure che con lui al timone di comando, il Siviglia ha vinto cinque Europa League, una Supercoppa europea, un paio di coppe del Re. E allora gli americani grandi specialisti di software e algoritmi senza minimamente sospettare che nel calcio quasi mai due più fa quattro, hanno puntato su questo signore spagnolo non ancora cinquantenne, capace di scoprire campioni quando non lo pensavano neppure i parenti stretti. C'è addirittura chi dice che Pallotta e Zecca, l'estate scorsa, siano stati a Siviglia (la Roma smentisce sdegnata) per conoscere l'algoritmo delle plusvalenze e capire programmi e strategie di una società che sta sulla cresta dell'onda ben oltre il suo fatturato. Di sicuro, comunque, el senor Monchi si è incontrato con Franco Baldini che, nonostante qualcuno non se ne sia ancora accorto, ormai da tempo è tornato a lavorare con e per la Roma con il ruolo di consulente. Incontro avvenuto sulle rive del Tamigi, sufficiente per capire che el senor Monchi ha una gran voglia di chiudere la pur fortunata esperienza a Siviglia.
Tutto ok, allora? Nel mercato, compreso quello dei direttori sportivi, non si può mai dare nulla per scontato. Per questo ci permettiamo di dare un consiglio alla Roma perché fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Mi spiego. All'operazione, infatti, sta lavorando la Stellar Football Group, un gruppo che controlla centinaia di calciatori, la stella è Gareth Bale, ma anche tanta altra bella roba. Tra i tanti, ci sono anche due giocatori che da queste parti abbiamo conosciuto: Cole e Szczeny, il primo una bufala alla fine di una grande carriera, il secondo un prestito dall'Arsenal destinato a esaurirsi il prossimo trenta giugno. Bene, uno dei due pezzi forti del gruppo, David Manasseh (l'altro è Jonathan Barnett) è un signore che in passato ha avuto rapporti molti tesi con la Roma, in particolare con Walter Sabatini. Nei corridoi di Trigoria ricordano ancora le urla di Walter Sabatini sia quando si firmò il contratto di Cole, sia quando si siglò la rescissione dello stesso calciatore. Litigate formidabili a causa delle esagerate commissioni richieste da mister Manasseh. E allora perché fidarsi di questo signore che chi conosce la Premier, ce lo ha descritto con un pelo lungo una mezza metrata e che starebbe usando la Roma per portare Monchi nella sua Inghilterra? Forse sarebbe il caso di ascoltare anche l'anima italiana, meglio ancora romana e romanista, di una Roma che ha bisogno di maggiore autorevolezza e meno algoritmi.