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Il mostro del Campidoglio

condividi su facebook condividi su twitter 04-03-2017

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Il mostro del Campidoglio

PIERO TORRI - L'ingegner Fabio Pacciani ci perdonerà. Sarà che proprio nei giorni scorsi c'è stata la notizia della scomparsa di Fernando Pucci, ultimo compagno di merende ancora in vita di Pietro Pacciani, l'ignobile mostro di Firenze, che con quel cognome l'associazione è stata un macabro gioco da ragazzi. Soprattutto perché nella vicenda dello stadio della Roma, il mostro c'è anche se prova a non farsi vedere. Proverò a spiegarmi. Intanto, chi è l'ingegner Fabio Pacciani? Anni cinquantasette, una brillante laurea in ingegneria civile dei trasporti, ex ufficiale del Genio, retribuzione annua lorda da 99.402, 55 euro (dati pubblici, consultabili e verificabili sul sito del Comune). Ma soprattutto, almeno per il nostro caso, dirigente tecnico del Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica di Roma Capitale, il rappresentante del Comune, quindi del Sindaco, all'interno della conferenza dei servizi che ha bocciato la richiesta dei proponenti (Roma e Parnasi) che chiedevano un ulteriore stop della stessa Conferenza. Ma come, l'uomo delegato dal Sindaco Virginia Raggi è stato il protagonista di questo nuovo stop? Sì, e in ogni caso, tanto per non correre rischi, l'ingegnere non è stato il solo. Ad accompagnarlo nel no, peraltro assolutamente nelle regole, c'è stato anche il rappresentante di Città Metropolitana (in pratica l'ex Provincia, presieduta pure questa dal Sindaco), il dottor Massimo Piacenza, anni cinquantacinque, una laurea in architettura con lode, retribuzione annua lorda non consultabile (magari non sono stato io capace di trovarla, nel caso me ne scuso), dall'aprile del 2013 alla Direzione del Servizio 4 della Ragioneria Centrale, programma delle opere pubbliche di Roma Capitale, monitoraggio investimenti (ma questi signori di che dimensioni hanno i bigliettini di visita?). In sostanza è successo questo, messo nero su bianco da un comunicato con il verbale della Conferenza dei Servizi: lo Stato ha dato parere favorevole (allo stop), la Regione ha fatto altrettanto, Città Metropolitana (l'ex Provincia) e Roma Capitale (il Comune) hanno fatto pollice verso. Potrebbe pure esserci nulla di strano, se non fosse che nello stesso verbale, si rende pure ufficiale la lettera che il Sindaco di questa eterna città aveva inviato al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, nella quale <si fornisce parere favorevole alla richiesta di sospensiva da parte del proponente e di considerare altresì non definitivo il parere già espresso in precedenza>

Dunque: il Sindaco esprime nero su bianco parere favorevole alla sospensiva, i suoi rappresentanti disubbidiscono (o no?) al loro capo. Questo dicono gli atti. E' incontrovertibile. E allora il mostro è tornato in azione? Come funzionano le cose dalle nostre parti, ma si potrebbe pure allargare il concetto, in questo malandato Paese? Chi è che sta facendo il gioco delle tre carte? Quali altri ostacoli i proponenti (a me interessa soprattutto la Roma) dovranno affrontare prima di cominciare i lavori? E che altro potrà succedere da qui alla prima pietra? Perché se non ci saranno accelerazioni che neppure il più ottimista, visti gli atti e temendo il mostro, può immaginare, il no della Conferenza dei Servizi, vuole dire che i proponenti si vedrebbero costretti a tornare indietro di oltre un anno con il rischio, comunque, di perdere ulteriori sei-otto mesi (che per la Roma vorrebbe dire un'altra stagione all'Olimpico) prima di poter dire di aver cominciato i lavori. Spiegare tutto questo a mister Pallotta, a caldo imbufalito dalle notizie, per Mauro Baldissoni è stata un'impresa titanica. Eppure è solo di qualche giorno fa il volto raggiante di Viriginia Raggi che, insieme al Direttore Generale della Roma Mauro Baldissoni, annunciava che era stato trovato l'accordo tra Comune e proponenti per lo stadio colorato di giallorosso, quello che i tifosi come me che hanno ormai i capelli bianchi, aspettano da quasi quaranta anni. Quale mostro con le sembianze di Penelope alberga nei corridoi del meraviglioso Campidoglio, il giorno tira su i mattoni dello stadio e poi la notte li piccona, per ricominciare inevitabilmente sempre dall'inizio? 
  Noi semplici cittadini che sulla carta d'identità alla richiesta di segni particolari abbiamo scritto tifoso della Roma, vorremmo se non altro capire. Pretenderemmo chiarezza. Basta giochi delle tre carte. Ora fate in modo che per il cinque aprile si possa tornare al sorriso raggiante del Sindaco, alla Virginia Raggi che dice al mondo di amare il nuovo progetto, innovativo e proiettato nel futuro. Magari non amerà come amiamo noi il sogno del nostro stadio, ma faccia in modo che quel sorriso si trasformi in qualcosa di concreto. Entro il cinque aprile. Mostro o non mostro. E se mai dovesse tornare a manifestarsi, ci faccia un fischio, il mostro lo staniamo noi.

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