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La Roma che non c'è

condividi su facebook condividi su twitter 06-05-2016

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La Roma che non c'è

Ricapitolando (sono perfettamente consapevole che iniziare un pezzo con un gerundio di questo tipo è roba che potrebbe portare al ritiro della tessera professionale, ma per l'occasione mi sembra la cosa giusta): Nainggolan si vede con Conte per parlare del Chelsea che sarà e, tanto per gradire, il belga assicura che in valigia metterà pure Rudiger che, per il tecnico con i capelli che valgono un mistero d Fatima, è il centrale difensivo del futuro; il poliglotta Pjanic è pronto per andare al Bayern e affinare il suo tedesco già buono; Maicon torna in Brasile; Keita emigra negli Emirati a racimolare gli ultimi milioni di una carriera che già gliene ha garantiti parecchi; Manolas ancora no perché c'è quella clausola con l'Olimpiakos che ne penalizzerebbe la plusvalenza ma per gennaio ha già fatto il check in direzione Premier; Szczeny torna a Londra; Digne a Parigi; El Sharawy forse si salva ma solo perché è italiano e con le nuove regole un made in Italy non fa mai male; Dzeko se si trova un estimatore è meglio che vada da qualche altra parte; Strootman è stato già prenotato da Van Gaal sempre che Ciccio di Nonna Papera ce la faccia a rimanere sulla panchina del Manchester United; Florenzi, chissà, se dovesse arrivare l'offerta giusta potrebbe pure salutare; De Rossi non è escluso che decida di salutare e andare a giocare dove il calcio lo chiamano soccer; gli unici che si salvano sono Salah e Perotti, almeno fino a prova contraria. Sommando (altro gerundio): la Roma per il prossimo campionato riuscirà a mettere insieme undici calciatori e presentarsi regolarmente in campo?

Certo che ce la farà, solo però che a sentire o leggere tutto quello che si dice intorno al domani giallorosso, sembra che d'attualità ci siano soltanto cessioni o notizie negative, quasi ci fosse un sottile gusto a mettere i bastoni tra le ruote a una società che, per carità, di errori, pure grossolani, ne ha fatti parecchi, ma che per il terzo anno consecutivo ha centrato il traguardo della Champions League, roba che per la storia della Roma è un inedito assoluto. Certo, in particolare quest'anno, le aspettative per andare a dama c'erano tutte, ma continuare in questa politica del dagli alla Roma, vorrebbe solo dire continuare ad allontanare la dama. Che, invece, nonostante tutto e la delusione di quest'ultima stagione, tutto è meno che lontana.

Il problema, oltre a una certa tendenza della società a rendersi antipatica, siamo noi, addetti ai lavori, giornalisti, ambiente, chiamateci come volete, che in larga parte, da quando a Trigoria sventola bandiera a stelle e strisce, tutto abbiamo fatto meno che cercare di accompagnare con critica costruttiva il nuovo percorso. Si è detto di tutto di questa società, al punto che pure nei giorni scorsi, umoristi di quarta categoria, la peggior specie, hanno anche lanciato il grido d'allarme di una Roma, in caso di mancate cessioni da una cinquantina di milioni prima del trenta giugno, non in grado di iscriversi al campionato. Eppure la verità è sotto gli occhi di tutti, la Roma potrebbe pure permettersi di non vendere per cinquanta milioni, pena una multa per il fair play finanziario di ulteriori quattro milioni più la conferma di una rosa da ventuno (quattro in meno) giocatori per la Champions League. E invece si parla solo di cessioni. Ho i capelli bianchi, ma non ricordo un (pre)mercato in cui non ci sono nomi in entrata. Esistono per l'Inter che pure è in una situazione economica ben più grave, ma per la Roma niente. Roba talmente sospetta che si smentisce da sola.

Io, invece, sono un inguaribile romantico che fortificato da un ottimismo naturale, vuole credere che la società farà quello che ha detto, cioè costruire una Roma più forte. Certo, sperando di portare a Trigoria più Perotti che Dzeko. E a tutti quelli che continueranno a sputare sulla Roma, mi piace ricordare che tutti i giallorossi che state vendendo sono stati comprati da questa società di “straccioni”.

Fonte: a cura di Piero Torri

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