Spalletti for president
BLACK CARPET - PIERO TORRI - Mi dissocio. Dalla mia categoria che faccio sempre più fatica a riconoscere. Faccio il giornalista da quasi quaranta anni, ma di fatto non mi sono mai sentito parte di una categoria, un po' perché un senso di indipendenza mi è sempre appartenuto, un po' perché non voglio far parte di una categoria, un po' perché questa categoria mi ha fatto sempre più vergognare che inorgoglire. E la cosa è peggiorata con il passare degli anni. Faccio fatica a considerare collega (che brutta parola) cialtroni con i capelli bianchi capaci unicamente di vendersi al miglior offerente, in grado solo di inginocchiarsi per una raccomandazione. O presunti professionisti bravi solo a fare la spia al potente di turno per mettere nei guai un collega che sta cercando di fare onestamente il suo lavoro. O provinciali di mezza tacca che vedono Trigoria popolata di massoni della peggior specie (in realtà non esiste la miglior specie, ma in questo caso è un dettaglio). O schiere di giovanotti emergenti (si fa per dire) a cui hanno ficcato in testa che fare il giornalista è fico ma che nel dna hanno solo quello del maggiordomo (con tutto il rispetto), incapaci di guardarti negli occhi, raggomitolati nella loro pochezza di piccoli uomini (e sono stato generoso). E da tutto questo tengo fuori, se non altro per quell'indifferenza che li azzera, delinquenti di professione. Direte: ma questo ora che vuole? La risposta è semplice: vorrei giornalisti onesti nei confronti non solo di se stessi ma soprattutto verso chi li legge, li ascolta, li guarda, che magari sbagliano ma nel caso lo fanno in buona fede non perché venduti, oltretutto per un piatto di lenticchie. Ne trovo sempre meno. Oggi, più che altro, leggo, ascolto, guardo giornalisti la cui migliore qualità è l'essere permalosi. Guai a toccarli. La categoria (parola orribile) si inalbera, si offende, se la prende a male, fa gruppo, reagisce nella maniera più volgare e disonesta possibile, emette comunicati che non fanno altro che peggiorare la situazione. L'ultimo caso è quello di Luciano Spalletti che nella conferenza stampa di oggi, mica è stato tenero nei confronti di una platea incapace, nella stragrande maggioranza dei casi, di avere la spina dorsale dritta. Io con Luciano Spalletti ho anche litigato in maniera seria, ma questo non mi è stato mai sufficiente per cercare una meschina vendetta. La lascio a questi cialtroni che popolano giornali, radio, televisioni, siti internet. Per carità, l'uomo arrivato da Certaldo avrà pure esagerato, ma perché al contrario la cosa non vale? Questo signore che non ha bisogno di andare dal barbiere, in trentasei partite di campionato sulla panchina della Roma, ha ottenuto ottantuno punti, se dovesse vincere le prossime due, farebbe ottantasette, numeri che dovrebbero azzerare tutto. E invece in questi mesi se la Roma perdeva, perdeva Spalletti, se la Roma vinceva l'ultimo merito era dell'allenatore. Ma non sarà pure legittimo che gli possa rodere un po' il culo visto che anche lui un po' permalosetto lo è? No, si possono offendere solo i giornalisti.
Ecco, io non mi sono offeso. Semplicemente perché non mi sono sentito coinvolto. Forse perché avrò fatto mille errori, ma ho sempre guardato tutti negli occhi, senza abbassare mai lo sguardo. A questi cialtroni che si sono sentiti offesi, dico solo che la loro reazione, se riuscissero a capirlo, non è che una confessione di colpevolezza.
Fonte: Piero Torri