TerremoTotti
INSIDEROMA.COM – PIERO TORRI – Mai, mai avrei immaginato di dover dedicare questa rubrica a Francesco Totti. Il più grande giocatore della storia della Roma, forse pure del calcio italiano. Il campione che ha riscritto l'intero album dei record societari. Il fuoriclasse che, solo per i gol, mi ha fatto alzare le chiappe per trecento volte, se poi aggiungo tutto il resto mi sa che arriviamo a un numero a quattro cifre. Il ragazzo di Porta Metronia in cui si sono identificate intere generazioni di romanisti più o meno giovani. Il simbolo di una città come il Colosseo. Il ragazzo che ho conosciuto quando aveva quattordici per poi accompagnarlo, come un devoto nei confronti di un santo, per tutta la sua carriera. Stavolta però sarei disonesto con la mia pelle se provassi a comprendere, giustificare, ridimensionare, accettare le parole del numero dieci della Roma dette ai microfoni di mamma Rai, a una brava collega e amica come Donatella Scarnati. Sarà che il mio mestiere ha cambiato il mio approccio alle cose facendo crescere in me una diffidenza che in realtà non mi appartiene, ma quando ho saputo che Totti aveva deciso, dopo mesi di insopportabile e per certi versi ingiustificato silenzio, di rilasciare un'intervista alla televisione di stato, ho sentito subito puzza di bruciato. Perché, per esempio, non farlo ai microfoni istituzionali di Trigoria dove abitano anche una radio e una televisione colorate di giallorosse? La risposta, sarà pure maligna, è perché forse, appunto, sono colorate di giallorosso. Forse c'era il sospetto che certe dichiarazioni non sarebbero andate in onda? Allora meglio tagliare la testa al toro, microfono di mamma Rai e pane al pane, vino al vino.
E allora, apriti cielo. Parole durissime. Ne posso apprezzare la sincerità, sempre che non siano state suggerite da qualcuno, ma non riesco a spiegarmene il motivo. Oltretutto parole rilasciate alla vigilia di una partita ufficiale, nel bel mezzo di una stagione in cui la Roma sta faticosamente provando a inseguire quel terzo posto che almeno darebbe un minimo di senso alle aspettative, premesse e promesse dell'estate scorsa. Perché, Francesco? Perché dare un ultimatum alla società? Perché mettere con le spalle al muro Luciano Spalletti? Perché non provare a riflettere che quelle parole sarebbero state un boomerang soprattutto nei confronti di quella Roma, che non ne ho il minimo dubbio, ami come tifoso autentico? Perché non immaginare di rinviare il tuo sfogo, che per certi versi posso pure comprendere, a un momento diverso? Perché, invece, in tutti questi mesi di Curva Sud deserta non hai mai detto una parola? Perché non pensare alla Roma? Perché non sospettare che le tue parole avrebbe provocato un cataclisma tra i tifosi? Perché non avere la certezza che le tue dichiarazioni da oggi saranno cavalcate da cialtroni e delinquenti che fino a qualche tempo fa non facevano altro che vomitarti addosso di tutto? Perché concedere quell'intervista negli stessi minuti in cui stava parlando Spalletti annunciando abbastanza chiaramente che contro il Palermo avresti giocato dall'inizio e poi, una volta saputolo, almeno così qualcuno mi ha raccontato, rimanendo spiazzato dalle dichiarazioni del tuo allenatore? Perché?
Stavolta, caro capitano, hai toppato modi e tempi. Non ce ne era bisogno, davvero. Forse per quella manciata di minuti che ti sono stati concessi contro il Real Madrid? Ma è vero o non è vero che quando sei stato chiamato hai risposto che non eri pronto? Dopo le tue dichiarazioni sto sentendo e leggendo di tutto. Comprese le critiche alla società che avrebbe dovuto fare in modo di non parlarti. Giustificando, di fatto, la censura roba che neppure nel terzo mondo. Sì, la società non c'è rimasta per niente bene delle tue parole, mi risulta che in qualche maniera, insieme pure a qualcuno che ti vuole molto bene, abbia tentato di convincere la Rai a un montaggio meno traumatico della tua intervista. Niente da fare, come peraltro è giusto che sia.
Ma questo non toglie che stavolta non ti ho proprio capito. Continuerò a volerti bene e a ringraziarti per tutto quello che hai fatto indossando la maglia della Roma, ma stavolta non riesco ad aggrapparmi a nulla per spiegare il tuo capo d'accusa. E per un solo, semplice e inedito motivo: per la prima volta da quando ti conosco, e sono più di venticinque anni, non ti ho percepito romanista. Non me lo sarei mai aspettato
Fonte: a cura di Piero Torri