Non ci resta che piangere
"Bisogna esercitarsi, bisogna provare. Provare, provare, provare, provare...e poi, ci si riesce bene". Lo ripeteva spesso Amanda Sandrelli a Massimo Troisi mentre maneggiava un pallone nel giardino di casa sua. Sui campi di Trigoria dovrebbe valere lo stesso, anche se tutto, in realtà, lascia credere il contrario. Tolto il tiro di Salah a inizio gara, il tentativo goffo di Dzeko poco dopo e il colpo di testa di De Rossi cancellato da Barbirati (il quarto uomo "divenuto" guardalinee per via dell'infortunio occorso a Cariolato), la Roma a Napoli non s'è mai vista.
Nessuna azione manovrata, nessuna idea, nessuno schema applicato per tentare di attaccare la profondità. L'importante era non perdere, si era detto, e ciò dovrebbe bastare. Ma cosa c'era in palio? La partita o la credibilità? Perché la seconda s'è smarrita, proprio come Benigni e Troisi nella pellicola del 1984. La Roma che non perde e lascia la porta inviolata è una squadra che non vince (da oltre un mese) e non segna (quasi più). Non solo: a volte rinuncia persino ad attaccare. Dov'è finita la squadra avvolgente e ambiziosa che Garcia, a tratti, ha saputo proporre? Cosa ne è stato dell'allenatore che lamentava l'atteggiamento chiuso e ostruzionistico dei suoi avversari? «Avevamo deciso di aggredire per dieci minuti - ha rivelato ieri - per poi abbassarci e difendere bene». Eppure l'ultimo derby ci aveva inebriato, proprio come Mario e Saverio (Benigni e Troisi) alla vista del treno, salvo poi accorgersi che non c'era futuro, o almeno non nell'immediato. Loro intrappolati nel 1400, «quasi mille e cinque», noi in un calcio d'altri tempi. Difesa e - se va bene - pure contropiede! Roba da diventar matti a ricercarne le cause: ma come ci siamo finiti? Garcia pare caduto vittima di un sortilegio: «Ricordati che devi morire» sembra avergli detto Pallotta nei panni del predicatore. «Si - la risposta di Garcia - va bene, aspetta che me lo segno», e giù a scrivere appunti, per tutta la durata della partita. Ecco svelato l'arcano. Ma nel frattempo il campionato va avanti, alla velocità dell'Inter, e ormai pure della Juventus, tornata avanti a una Roma “intrappolata” nel suo passato e "abbandonata" (pare) al solito destino: «Non ci resta che piangere».
Fonte: a cura di Marco Madeddu