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Rambo

condividi su facebook condividi su twitter 14-03-2016

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Rambo

Solo, ferito e assediato. Come John Rambo nella miniera, Edin Dzeko sa di poter contare solo su sé stesso. Quanto fatto in passato, che fosse Vietnam, Bundesliga o Premier League non conta, non più. Così la Dacia Arena di Udine, d’un tratto, diventa simile alla miniera sui monti che circondano Washington, dove Rambo è costretto a rifugiarsi per sfuggire all’assalto delle forze speciali, e Dzeko è obbligato a muoversi per schivare i colpi di una critica ormai decisa ad ucciderlo. La vita dell’uno e la credibilità dell’altro appese a un filo sottile come quello utilizzato per cucire la ferita sul braccio, sanguinoso come l’errore commesso sottoporta a Madrid! 

Ma coraggio e spirito d’adattamento non mancano, come pure la capacità di rintracciare sempre il modo per riemergere. Il fiuto che consente a John Rambo di scovare il pertugio per saltar fuori dalle macerie è quello tipico dell’attaccante bosniaco, che appena scorge il pallone servito da Salah si infila nel buco lasciato da Danilo e Felipe e sferra il colpo del contrattacco: 1-0 per la Roma. Non aveva dubbi il colonnello Trautman, che aveva avvisato gli assalitori: «In questi giorni, sui giornali – aveva ammonito Spalletti in sala stampa alla vigilia del match – avete provocato la sua reazione». Lo stesso avvertimento lanciato dal colonnello allo sceriffo Will Teasle. L’impeto di Dzeko è quello del vendicativo, capace di andare anche oltre il lecito. Così, dopo aver segnato continua a fornire sponde, servire assist ai compagni, addirittura ad inseguire gli avversari e a strattonarli, come fa a metà del primo tempo per tamponare una ripartenza avversaria. 

L’accusa di vagabondaggio (tra i campi d’Italia e d’Europa) lo ha portato a reagire in maniera feroce, proprio come fa il veterano di guerra nella pellicola di Ted Kotcheff (1982).

Ma quello di Rambo non è l’unico film andato in scena ad Udine. A bordo campo, Totti e Di Natale si contendono il ruolo di Robert Neville (Will Smith), Io sono leggenda (2007), mentre in campo Florenzi interpreta la parte di Sean Connery: Agente 007-Una cascata di diamanti. Sette, appunto, come il numero di gol, tutti meravigliosi, messi a segno quest’anno dall’esterno giallorosso. Fondamentale il sigillo messo al 74’ per tornare a casa con il bottino pieno, anche se ciò che resta alla fine, a guardare la classifica, è soprattutto il rammarico: per ciò che poteva essere e non è stato. Lo stesso provato da John Rambo, costretto a difendere se stesso invece di godersi gli onori insieme a una squadra ormai persa soprattutto nei rimpianti. E’ il sentimento più difficile da gestire, quello che lo fa piangere e implorare, anche se il colonnello Trautman, Luciano Spalletti, è lì ad indicargli un nuovo modo di vivere e un nuovo obiettivo da centrare. La Thailandia di Rambo (II) è il secondo posto del Napoli. Poi forse l’Afganistan (Rambo III), ma è il caso di continuare a guardarsi bene intorno, vivendo alla maniera di un berretto verde, giorno per giorno! Anche se conviene dar credito pure al colonnello Trautman: «Forse non avete capito. Io non sono qui per salvare Rambo da voi, ma per salvare voi da Rambo!». Decisivo e immortale! 

Fonte: a cura di Marco Madeddu

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