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COLOSSEI DI IERI E DI OGGI

condividi su facebook condividi su twitter 30-06-2015

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COLOSSEI DI IERI E DI OGGI

Roberta Barone - E' stato consegnato lo scorso 15 giugno al Comune di Roma, il dossier finale contenente tutta la documentazione tecnica del progetto “Tor di Valle Nuovo Stadio della Roma”, che a partire dal 6 luglio prossimo sarà consultabile presso la sede capitolina La casa della Trasparenza in Piazza Giovanni da Verrazzano, 7 quartiere Ostiense. Verranno esposte le tavole progettuali, i rendering, i video e il plastico dell’impianto sportivo più all’avanguardia della Capitale. Il nuovo stadio che con i suoi cinquantaduemila posti a sedere, dovrebbe funzionare sia come complesso sportivo sia come polo dell’intrattenimento, con uno spazio commerciale, il Roma Village, che aperto 365 giorni l’anno comprenderà oltre a ristoranti, bar e negozi anche il museo della squadra capitolina, nell’intento di coniugare sport e divertimento nella vita quotidiana dei non solo tifosi, diversamente dalle attuali abitudini. Un nuovo modo quindi di far vivere lo sport calcistico, gettando un occhio e forse anche il cuore, verso il panorama internazionale, al concept innovativo degli attuali stadi europei. Infatti il “nuovo Colosseo”, così come viene definito, anche dal punto di vista progettuale sarà dotato delle più avveniristiche tecnologie al pari dei migliori impianti sportivi di recente costruzione a livello mondiale, mediante un suggestivo abbinamento di acciaio e vetro come nel migliore design contemporaneo che si rispetti e una facciata ad archi in pietra, per rafforzare le radici classiche che da sempre ci rappresentano, evocando l’icona romana più famosa del mondo: l’anfiteatro romano. Questo concetto, di nuovo ha però ben poco. Basti pensare ad un altro “imponente” edificio, adibito a tutt’altra destinazione che è il Palazzo della Civiltà Italiana, più noto ai romani come Colosseo quadrato, la cui costruzione iniziò alla fine degli ’30 si arrestò nel ’43 a causa della guerra e fu ultimata soltanto nei primi anni ‘50, dopo un fermo lavori di otto anni. Dal punto di vista architettonico, il progetto venne scelto dalla commissione esaminatrice, presieduta da Piacentini, proprio perché aderiva perfettamente all’ideologia monumentalistica, di stampo fascista, rappresentando al meglio il ritorno alla tradizione dell’impero romano, di cui ne esaltava la gloria e i fasti che al regime serviva, per mostrare il suo potere e la sua autonomia economica. Così come tutto il quartiere, emblema del razionalismo, in cui il palazzo si inseriva e di cui ne divenne icona, grazie appunto, alla sua forte ispirazione all’anfiteatro Flavio. Un po’ come successe per il quartiere EUR in fase di progettazione, che aveva come obiettivo quello di costituire un allargamento della città verso il mare e le cui opere non riguardarono solo la costruzione degli edifici pubblici, ma anche opere di urbanizzazione e viabilità secondo il concetto di edificare un quartiere autonomo e indipendente, una sorta di città nella città, destinata a durare nel tempo e non solo dedicata all’Esposizione Universale di Roma, così anche la costruzione del nuovo impianto sportivo AS ROMA, che sorgerà a Tor di Valle, zona sud-ovest, tra il Tevere e l’Ostiense, riguarderà non solo la costruzione del nuovo stadio e del connesso centro commerciale di intrattenimento, ma anche la revisione e l’ampliamento del sistema viario stradale e ferroviario, infrastrutture necessarie per riqualificare il quartiere, collegarlo al meglio col resto della città e agevolarne l’accesso soprattutto in occasione delle partite. Insomma il progetto del moderno Colosseo giallorosso da parte dell’architetto americano Dan Meis che dovrebbe essere terminato per il 2017, ha diversi punti in comune con il meno recente Colosseo quadrato, a questo punto c’è da sperare non il fermo lavori, come ormai troppo spesso accade quando si parla di nuove opere pubbliche, a dispetto dei fasti e della gloria, ma anche dell’efficienza degli antichi romani che per costruire l’anfiteatro originale, ancor oggi il più grande del mondo, impiegarono otto anni. Ed era il 72 D.C.!

Fonte: Roberta Barone

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