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DALL'EGITTO CON FURORE

condividi su facebook condividi su twitter 01-02-2016

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DALL'EGITTO CON FURORE

Fra i tanti primati mondiali che Roma detiene, c'è sicuramente quello di conservare il maggior numero di obelischi, diciotto per la precisione, fra antichi e moderni, ma dei tredici più antichi solo sette (e mezzo) quelli davvero originali, provenienti cioè dall'antico Egitto ed eretti nella Capitale in epoca Imperiale a partire dal primo decennio d.c. e grazie all'imperatore Augusto, il cui dominio si era esteso fino alle piramidi.

Espressione del raggio di luce solare, centro stesso del suo potere, elemento di congiunzione fra terra e cielo, fra umano e divino, l'obelisco è il simbolo per antonomasia dell'Egitto, ma anche rappresentazione della trascendenza divina dei Faraoni, di venerazione al Dio Ra, di cui il Faraone ne era il figlio carnale, Dio venerato a Eliopoli e successivamente fuso con la divinità Amon adorata ad Ermopoli, per far riconoscere Amon-Ra, Re di tutti gli dei del Pantheon egizio e Tebe, centro principale del suo culto.

Ed è proprio da Eliopoli che provengono diversi obelischi che possiamo ammirare ancor oggi a Roma, proprio per merito di Augusto che intorno all'anno 10 d.c., adottandone il simbolismo solare, ne iniziò il trasporto. A lui se ne devono due, il primo, innalzato in Egitto da Ramesse II lo fece erigere nel Circo Massimo, il secondo, costruito all'epoca del faraone Psammetico II, lo pose come gnomone della grande meridiana di Campo Marzio e sono gli stessi obelischi che a distanza di duemila anni, dopo varie vicissitudini in epoca medioevale, riscoperti nella Roma Papale come simbolo di potenza della Chiesa e del papato, ritroviamo ancor oggi eretti grazie all'architetto Domenico Fontana, il primo a Piazza del Popolo (obelisco Flaminio) il secondo a Piazza Montecitorio (obelisco di Montecitorio).

Ma sulla scia di Augusto, altri imperatori come Costanzo, Domiziano, Caligola, ne seguirono l'impresa. Quest'ultimo ne elevò uno, privo di geroglifici, trasferendolo da Alessandria d'Egitto al Circo di Nerone intorno al 40 d.c., unico obelisco (obelisco Vaticano) che non fu mai abbattuto perché troppo a ridosso della precedente basilica costantiniana di San Pietro là dove ne segnava il luogo del martirio e fu sempre grazie a Fontana nel 1586 che ne dobbiamo il riposizionamento, nell'attuale piazza.

Decisamente più avventurosa la storia dell'obelisco Lateranense, il più antico e anche il più grande degli obelischi al mondo, con la sua altezza di 32 metri, proveniente dal tempio di Amon nel sito di Karnak a Tebe e realizzato da Tutmosis III. Venne portato a Roma dall'imperatore Costanzo, figlio di Costantino, dopo quindi anni di sosta nel porto di Alessandria, dove il padre lo aveva “parcheggiato” destinandolo a raggiungere il gemello nell'ippodromo di Costantinopoli, (odierna Istambul dove ancor oggi è visibile) ed è grazie alle decisioni di Costanzo, che fu eretto nel 357 d.c. al posto del precedente obelisco Flaminio, sulla spina del Circo Massimo. Come molti altri fu preda della furia antipagana che dilagò a Roma all'inizio del medioevo e se ne persero le tracce fino al 1587, quando fu rinvenuto sepolto e spaccato in tre tronconi. E' per volere di papa Sisto V, che affidò al suo architetto Domenico Fontana, il ritrovamento e il recupero degli antichi obelischi come segno di convergenza e punto di riferimento per i pellegrini che entravano a Roma, in quello che fu il riordino della città e del suo nuovo assetto urbanistico, che l'obelisco Lateranense venne ricollocato nella piazza di San Giovanni in Laterano, dinnanzi l'ingresso posteriore.

Dell'epoca di Ramsete II, portato a Roma da Domiziano e collocato a Campo Marzio nel tempio dedicato alla dea Iside, l'Iseo Campese, come elemento decorativo insieme all'obelisco della Minerva e a quello di Dogali, l'obelisco del Pantheon, fu invece riposizionato sulla Fontana di Giacomo della Porta nell'attuale piazza, su volere di Papa Clemente XI nel 1711.

L'obelisco della Minerva, il più piccolo obelisco di Roma, alto solo poco più di 5 mt e montato su un basamento disegnato dal Bernini che rappresenta un elefantino, voluto da papa Alessandro VII Chigi, deve le sue origini al Faraone Aprie della XXVI dinastia, che lo fece erigere nel VI secolo a.c. a Sais.

Sempre di Eliopoli e fatto innalzare da Ramsete II è l'obelisco di Dogali, anch'esso portato a Roma ad abbellire il tempio di Iside a Campo Marzio, ritrovato solo nel 1883 in via di Sant'Ignazio, riutilizzato per il monumento ai caduti nella battaglia di Dogali in Etiopia e posto inizialmente davanti alla stazione termini, poi dal 1925 riposizionato nei giardini di via delle terme di Diocleziano. Ora vien da chiedersi: e gli altri? L'obelisco Agonale di Piazza Navona montato sulla fontana dei quattro fiumi, quello Esquilino che si erge di fronte a Santa Maria Maggiore e il suo gemello Quirinale posto sulla fontana dei Dioscuri in mezzo alla piazza, l'obelisco Sallustiano eretto davanti alla chiesa di Trinità dei Monti, quello del Pincio innalzato nei suoi giardini, voluto a suo tempo da Adriano e non ultimo l'obelisco Capitolino presente nei giardini di Villa Celimontana al Celio? Beh, eccezion fatta per quest'ultimo, di cui solo la parte superiore è originale proveniente da Eliopoli e dedicata al sole dal Faraone Ramsete II, gli altri ahimè sono dei “falsi storici” o meglio imitazioni realizzate in epoca romana alcuni per volere degli imperatori, che ne vollero imitare i modelli e copiarne i geroglifici, pur non accorgendosi, in qualche caso, di ingenui errori di trascrizione, così come si può “ammirare” sull'obelisco di Trinità dei Monti, i cui geroglifici, ricopiati in parte dall'obelisco Flaminio a Piazza del Popolo, si differenziano dall'originale in alcuni segni che sono stati incisi capovolti dallo scalpellino romano che eseguì il lavoro!

Per raggiungere il nostro primato dobbiamo aggiungere a questi antichi, gli obelischi moderni, quelli realizzati tra il XIX e XX secolo, il più recente, ilNovecento quello dello scultore Arnaldo Pomodoro, inaugurato nell'ottobre 2004 e posto davanti al PalaLottomatica in piazzale Pierluigi Nervi all'Eur, nello stesso quartiere l'obelisco Marconi del 1959 eretto in occasione dei giochi olimpici del 1960 nell'omonima piazza, l'obelisco del Foro Italico del 1932 posto davanti al complesso sportivo ed inizialmente dedicato a Benito Mussolini, gli obelischi di Villa Torlonia del 1842, e quello di Villa Medici, nel 1790 riportato a Firenze, e di cui ce ne rimane copia oggi collocata nei giardini della villa sul Pincio.

Comunque sia, considerato che ad oggi gli obelischi originari dell'antico Egitto in tutto il mondo sono “solo” 30, che lo stesso Egitto ne conserva appena 9, l'Inghilterra 4, La Francia, gli Stati Uniti, la Turchia, Israele e la Polonia solamente 1, possiamo con onore condividere il primato mondiale, non solo a livello cittadino ma anche nazionale dal momento che alla nostra lista si aggiungono gli obelischi di piazza del Duomo a Catania e Urbino e quello nel giardino di Boboli a Firenze!

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