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Le nuove città nell'eterna città

condividi su facebook condividi su twitter 11-11-2015

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Le nuove città nell'eterna città

ROBERTA BARONE - Roma. La città eterna. La città in cui sono rappresentati più di duemila anni di storia, di evoluzione umana, di espressioni di pensiero, di ordini di stili e di gusti che si fondono e si concentrano, dando vita ad uno spettacolare unico e impareggiabile museo a cielo aperto. Passeggiare per Roma, significa camminare nel tempo, fuori dal tempo, balzando da un'epoca all'altra, da uno stile architettonico all'altro, dal Pantheon alla Fontana dei quattro fiumi, dalle Terme di Caracalla al Palazzo della Civiltà Italiana, si saltano millenni di storia solo attraverso uno scherzo di strade e di passi. Ma passeggiare per Roma porta anche a chiedersi cosa il nostro secolo, lascerà in eredità a questa città. In realtà bisogna considerare che a differenza delle epoche precedenti, in cui si progettava con l'intento di immortalare e immortalarsi attraverso il costruito, adottando tecniche, tecnologie, quantità e qualità di materiali “a prova di tempo”, l'epoca contemporanea ha privilegiato l'aspetto edonistico dell'uomo, preferendo all'architettura dell'utile (architettura romana) e a quella funzionale o organica (architettura moderna del '900) la cultura dell'high tech e del postmodernismo che dagli anni '70 riconsiderano l'architettura quale processo tecnologico ed estetico, non necessariamente utilitario. Gli stessi stili architettonici erano dapprima l'esempio della durevolezza delle idee dei pensieri e dei gusti, con uno scarto fra gli uni e gli altri, di secoli, oggi bastano un paio di decenni, così che dal postmodernismo (Moschea di Roma di Paolo Portoghesi) siamo passati al decostruttivismo (MAXXI di Zaha Hadid) dove è il caos, se così si può dire, l'elemento ordinatore. Uno stile caratterizzato da geometrie instabili, forme plastiche, elementi puri decomposti, asimmetrie, volumi frammentati e linee dritte deformate che si inclinano per il gusto di inclinarsi, non per esigenza, come a evidenziare l'oramai inevitabile destabilizzazione della purezza formale, la disgregazione dei tradizionali canoni estetici e a dimostrazione evidente che ordine e disordine, a saperli gestire, possono anche convivere. A conferma di ciò la caotica città di Roma si sta muovendo per mettere, almeno sulla carta, un po' di cose in ordine, attraverso il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione di intere aree e patrimoni pubblici, nel cui contesto si introducono le “nuove città”. Quella dei Giovani e quella del Sole. La prima sorgerà nel quartiere Ostiense, nell'area degli ex mercati generali, la seconda in zona Tiburtina come intervento di recupero dell'ex deposito Atac. Entrambe le nuove città, hanno come scopo quello di creare una nuova identità urbana degli edifici, ma se nel primo caso la mission è quella di promuovere e concretizzare eventi e servizi rivolti ai giovani e non solo, creando posto a spazi multimediali, piscine, centri fitness, pub, negozi, aree ludico-musicali, un Teatro con 3000 posti a sedere, una Mediateca collegata con il sistema delle biblioteche comunali, e in più saranno inclusi un asilo nido, una ludoteca, un consultorio e la sede amministrativa del municipio, nel secondo caso, per la città del Sole è prevista solo la localizzazione di nuovi uffici, spazi commerciali e abitativi su tre diversi livelli. E allora cosa accomuna le due nuove città? Il fatto che entrambe sono senza dubbio il simbolo della destabilizzazione del disordine e del caos sociale economico e politico che stiamo vivendo, visto che sono ancora solo “su carta” e che probabilmente, sperando non facciano la fine del Campidoglio due, quando mai verranno realizzate saranno probabilmente, un’espressione culturale già fuori dal tempo! Cosa lasceremo del nostro passaggio ai posteri?

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