Il giardiniere nel pallone

Quattro-due-tre-uno... di noi

condividi su facebook condividi su twitter 30-10-2016

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Quattro-due-tre-uno... di noi

Luciano Spalletti l'aveva detto: “È necessario tornare alla normalità”.

Era l'estate del duemilacinque e Rosella Sensi era a capo della Roma. Sono passati diversi anni, ma la prerogativa del tecnico toscano è sempre la stessa: normalità.

Qualcuno avrà certamente da obiettare.

“È normale dare zuccate sul tavolo delle conferenze stampa?”

Sì, specie se si è tifosi della squadra che si allena. Soprattutto se si vive la professione oltremodo, se non si lascia il lavoro in ufficio, ma lo si porta in camera da letto fino a poco prima di addormentarsi.

Spalletti è un tifoso della Roma, uno di noi.

Allora diventa normale dare capocciate ad un tavolo dopo una domanda inconsistente, dopo un quattro a uno al Palermo che ha mosso, nel giornalista di turno, soltanto dubbi sull'acquisto di Juan Jesus in estate. 

Diventa normale, quasi necessario, fare chiarezza durante la prima conferenza stampa della stagione per ricordare a tutti che questo potrebbe non essere l'ultimo anno di Francesco Totti da calciatore.

Qui c'è da pensare alla Roma direbbe lui, col forte accento toscano.

Allora evitate sterili polemiche su quanto sia stato giusto o meno togliere la fascia da capitano a Daniele De Rossi per il comportamento tenuto in occasione del preliminare di Champions col Porto. Evitate di chiedergli se e quando firmerà il rinnovo con la Roma.

Chi non è produttivo è giusto che vada a casa dice.

Ed è normale anche questo, in ogni azienda che si rispetti.

Spalletti non ha tempo per queste domande, è bene che lo sappiate. Lui è impegnato a far grande la Roma, a creare una squadra con una mentalità, finalmente, vincente. Una squadra capace di andare sotto sul campo del Sassuolo (in bocca al lupo Alessandro, tornerai più forte di prima), reagire e vincere alla grande (tre a uno con doppietta di Dzeko e rete di Nainggolan) una gara che l'ha portata a soli due punti dalla vetta con quel marchio indelebile che tutti i grandi hanno acquisito nel tempo.

La formula E=mc² di Albert Einstein.

La linguaccia più famosa del rock dei Rolling Stones.

Il quattro-due-tre-uno del tecnico più forte in Italia, capace di plasmare il modulo utilizzato in passato da Baldini e Prandelli con la genialata del falso nueve (Taddei prima e l'immenso Totti poi) per sfornare assist ai tre centrocampisti con precisi ordini di inserimento e licenza di far gol.

Siamo alla fine di Ottobre ed è tempo, specie in Toscana, della raccolta delle olive. C'è chi giura di aver visto, nella tenuta Spalletti di Certaldo, ulivi secolari (Olea europaea) disposti in un quattro-due-tre-uno da produzione. Poco distanti, le galline del Cioni che mai avrebbero immaginato tanta popolarità.

Spalletti, a Trigoria, l'olio buono sta provando a farlo da un pezzo.

La limpidezza, la densità e il colore son quelli giusti (classico giallorosso dei sette colli).

Talvolta la degustazione, anche dopo una vittoria, lascia un po' d'amaro in bocca specie per la presenza della fastidiosa mosca-giornalista olearia (Bactrocera oleae), ma ci si sta lavorando.

A tal proposito invito tutti i creatori/inventori di pezzi o titoli ad effetto, nei giorni di carenza di notizie, a seguirmi perché di erba da sfalcio ne è pieno il mondo.

E ora tutti ad Empoli per continuare a stupire col sostegno di una Curva Sud (no alle barriere!) in abito da trasferta pazzesco.

Tempo di zuccate e di zucche (Cucurbita pepo) per una Roma che ad Halloween fa davvero paura e chissà se a stretto giro di posta non ci si ritrovi in posizioni di classifica che nessuno, ad inizio stagione, immaginava; be', questa Roma, in fondo, è solo per sognatori.

Astenersi perditempo.

 

 

Fonte: a cura di Diego Fois

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