In punta di penna

Inzaghi annichilisce nuovamente Spalletti e la Roma perde un altro derby

condividi su facebook condividi su twitter 01-05-2017

| | Commenti →
Inzaghi annichilisce nuovamente Spalletti e la Roma perde un altro derby

MASSIMO DE CARIDI - La Roma perde il secondo derby stagionale, stavolta col punteggio di 3-1. La vittoria del Napoli a San Siro contro l’Inter, permette ai partenopei di arrivare a -1 dai giallorossi ed ora mantenere il secondo posto per gli uomini di Spalletti sarà un’impresa. La formazione romanista era scesa in campo col 4-2-3-1 ed era lei a rendersi pericolosa inizialmente sia con Dzeko che con Salah ma le loro conclusioni erano state respinte da Strakosha. La Lazio ha giocato esattamente come nel derby d’andata di coppa Italia, corta e chiusa in difesa ma pronta a ripartire pur dovendo fare a meno sia di Immobile, infortunatosi nel riscaldamento, che di Felipe Anderson per scelta tecnica. Il tecnico biancoceleste sapeva che in panchina non avrebbe avuto alternative in caso le cose non si fossero messe per il meglio e così ha deciso di far partire dall’inizio Lukaku avanzando Lulic sulla trequarti in compagnia di Milinkovic Savic e dietro all’unica punta Keita. Poche le azioni offensive degli uomini di Inzaghi ma molto efficaci: bel contropiede del senegalese, che entra in area di rigore e non viene marcato nel giusto modo da Emerson Palmieri e Fazio, col secondo che devia leggermente ma quanto basta il pallone sul tiro dell’avversario e la palla finisce lentamente nel sacco con Szczesny non totalmente esente da colpe. La Roma prova a ripartire dopo lo svantaggio (terza volta negli ultimi 3 derby) e viene aiutata al 35’ dal direttore di gara Orsato, che concede un rigore inesistente a Strootman per un’entrata sì durissima di Wallace ma che non tocca per nulla il centrocampista romanista. Sul dischetto si presenta De Rossi, che ha provato a calciarli per tutta la settimana e la piazza esattamente come fa Perotti: l’estremo difensore laziale intuisce ma non può arrivarci. In quel momento, il punteggio era di 1-1 e termina così la prima frazione di gara. Tutti si aspettano un segnale positivo sia dalla squadra che dal mister toscano, che decide di sostituire l’infortunato El Shaarawy non con Perotti ma con Bruno Peres, tornando al 3-4-1-2 più per contenere gli avversari che per rendersi pericoloso. La mossa, però, si rivela errata e gli ospiti passano nuovamente in vantaggio dopo soli 4’ della seconda parte di match, grazie ad una disattenzione a centrocampo proprio dell'ex Torino e con Basta che tenta un tiro debole ma che viene deviato dalla schiena di Manolas e si insacca alla destra del portiere giallorosso. La Roma è in totale confusione, la sua manovra è lenta ed imprecisa e la stanchezza di una stagione lunga e pesante si fa sentire soprattutto nei tanti giocatori che le hanno giocate quasi tutte. L’esempio più lampante è Radja Nainggolan, ormai lontano parente di quel grande giocatore visto sino a fine febbraio ed anche lo stesso Edin Dzeko, preso nella morsa dei difensori laziali, è un corpo estraneo e più vicino a quello dello scorso anno che il campione che ha dimostrato di essere in questa. A parte le mancanze ataviche, come un regista o un giocatore di fantasia stile Pjanic dello scorso campionato o un vice-Dzeko, a questa squadra mancano le energie fisiche e mentali, mancano le idee nel corso delle gare e quando si incontrano formazioni chiuse, si perde sempre il bandolo della matassa. La rete del 3-1 è la cartina di tornasole di una situazione paradossale: all’89’ Lulic si è fatto metà campo in contropiede e ha superato nettamente Bruno Peres in velocità, che era più fresco e che dovrebbe avere quella come qualità migliore, che addirittura si è fermato poco prima dell’ingresso in area di rigore, lasciando il solo Manolas contro il bosniaco e Keita. E’ stato sin troppo semplice per i 2 laziali passarsi il pallone e segnare, chiudendo definitivamente la contesa. Nel frattempo, Spalletti aveva provveduto a sostituire Fazio con Perotti, tornando alla difesa a 4 e concedendo 20’ a Totti, che probabilmente ha giocato il suo ultimo derby. Non proprio un regalo concesso allo storico capitano romanista… Entrambe le scelte non hanno prodotto gli effetti sperati ed anzi, togliere il migliore in campo dei giallorossi, De Rossi, è stato l’errore più grave dopo l’ingresso in campo del nocivo Bruno Peres. Alcuni senatori sono rimasti in campo per 90’ in quasi tutti i match stagionali, dai più importanti a quelli che si potevano vincere anche facendo un po’ di turnover in più. Juan Jesus, che nel corso della stagione ha dimostrato di non esser un calciatore scarso ma una buona soluzione di riserva; Grenier, oggetto misterioso che invece poteva ritagliarsi uno spazio più importante almeno da fine febbraio in poi quando le sue condizioni erano migliorate; Perotti, che ha dovuto combattere con diversi guai fisici ma quando era a disposizione ha giocato col contagocce; Mario Rui, infortunatosi al ginocchio e considerato in maniera differente rispetto a Rudiger, anche lui alle prese con lo stesso infortunio ma rimesso in campo appena se ne è avuta l’occasione; ovviamente, un discorso a parte va fatto per Florenzi, che ha subito un doppio infortunio ed il secondo è arrivato a mercato di gennaio chiuso e non si è potuto rimediare; più Paredes, che ha disputato un buon numero di incontri anche se le sue prestazioni sono state altalenanti, sono tutti giocatori che potevano far rifiatare maggiormente i titolari in partite come quelle col Crotone, col Pescara, col Sassuolo in casa, solo per nominarne alcune. Quando si parla di “rosa corta”, bisogna pensare al fatto che è il tecnico della Roma che l’ha resa tale. Certo, la società ha le sue responsabilità, come detto, il mancato acquisto almeno a gennaio di un vice-Dzeko ed un giocatore di fosforo a centrocampo che potesse alternarsi con i 4 centrocampisti maggiormente impiegati dovevano esser messi a disposizione dell’allenatore, forse un centrale difensivo che potesse dar manforte agli altri considerando che Vermaelen è un lontano parente del calciatore ammirato per tanti anni all’Arsenal, è chiaro che non ci sono esenti da colpe. Però, se la Roma è uscita contro Porto, Lazio e Lione nelle coppe, il primo responsabile è Spalletti, che non è riuscito a trovare soluzioni alternative contro avversari tecnicamente e strutturalmente inferiori alla sua rosa. In campionato, poi, la distanza di 9 punti dalla prima in un torneo in cui per finire quarti con questo gruppo dovevi proprio impegnarti negativamente, non è un miracolo ma un errore di concetto. La Juve vincerà per manifesta inferiorità altrui e non tanto per la sua grandezza. La lucidità, la duttilità dei suoi elementi, la turnazione effettuata nel momento giusto dal suo mister, la forza del gruppo e societaria dei bianconeri sono da prendere ad esempio, così come l’impermeabilità difensiva, caratteristica acquisita con il valore dei suoi giocatori ma anche con la conoscenza. Il cambiamento fine a se stesso in una parte di campo nevralgica è sempre sinonimo di incertezza e sbandamento nel corso della stagione e se recitiamo a memoria la linea dei 3 centrali da 6 anni e sono la migliore retroguardia in Italia ed una delle prime 3 in Europa, è perché sono cresciuti insieme. Nota a margine, le parole di Lucas Biglia su Francesco Totti sono molto più romaniste di tanti che si fregiano di esser della Roma: “Gli ho chiesto la maglia, da uomo a uomo, perché per questa città il derby è importantissimo. Per me, che amo questo sport, avere la sua maglia è un regalo troppo grande. Lui ha accettato e adesso devo andare a prenderla perché è un bel regalo.”. Per finire, complimenti al gruppo dei Fedayn, che ha tifato per la propria squadra nel momento peggiore della partita. Sarebbe bello se si ripartisse da lì…

commentiLascia un commento

Nome:  

Invia commento

Archivio rubrica

-->
chiudi popup Damicom