In punta di penna

Una pessima Roma sconfitta dal Torino degli ex

condividi su facebook condividi su twitter 26-09-2016

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Una pessima Roma sconfitta dal Torino degli ex

La Roma perde 3-1 a Torino contro i granata in una gara giocata senza voglia ed a ritmo da fine campionato. Una delle qualità maggiori di mister Spalletti è sempre stata quella del gioco, le idee al servizio della squadra. Da inizio stagione, invece, i giallorossi sembrano non avere un’identità, mancano di personalità e grinta nei momenti di difficoltà. L’incontro di Torino ha visto un solo calciatore sufficiente, il portiere polacco Szczesny, autore di un paio di belle parate e questo la dice lunga sul match giocato dagli uomini dell’allenatore toscano. La difesa è una delle più battute della serie A ed una spiegazione potrebbe essere che 3 giocatori su 4 sono adattati nel ruolo che ricoprono. Manolas a parte, Florenzi è più di un anno che prova a fare il terzino destro ed è, forse, il ruolo che meno gli si addice in assoluto dopo portiere e centravanti. L’ex Crotone non ha i tempi difensivi, non è eccelso nelle diagonali e ragiona da centrocampista avanzato. Il Torino ha prodotto tantissime azioni di contropiede dalla sua parte con Manolas costretto a ripiegare dal suo lato lasciando spesso Belotti nell’1 contro 1 con Fazio. Se Florenzi deve coprire in difesa, non arriva lucido nel momento del cross ed infatti anche stavolta nessuna palla messa in mezzo da lui è risultata pericolosa. Il discorso potrebbe esser ripresentato con le stesse parole per Bruno Peres ma con un’aggravante: a sinistra fa fatica anche nella fase di spinta e non è un fattore poiché non supera quasi mai il diretto avversario. Discorso un po’ diverso per Fazio che è un vero centrale ma nella difesa a 4 e senza l’aiuto di un terzino affidabile, soffre le ripartenze avversarie a campo aperto. Il centrocampo dovrebbe esser il reparto migliore della rosa o almeno così era stato dipinto ma la condizione approssimativa di Nainggolan, i postumi dell’infortunio che De Rossi si porta dietro e la non affidabilità di Paredes e Gerson, rendono la mediana una zona facilmente accessibile per gli attacchi delle altre squadre. L’unica eccezione è Strootman, che anche nelle giornate più negative, dimostra solidità ed impegno ma da solo non può fare moltissimo. Davanti, i giocatori che lo scorso anno sono stati determinanti per la rincorsa alle posizioni di alta classifica come Perotti ed El Shaarawy non sembrano in gran forma. L’argentino salta molto raramente l’uomo come faceva la passata stagione ed il Faraone ha sempre meno minutaggio per poter esser una risorsa importante. Il roster offensivo non è molto ampio ed Iturbe è la quinta scelta mai incisiva in nessun incontro sin qui disputato. Salah non ha la continuità delle ultime 2 stagioni e quando non è in vena, sbaglia conclusioni molto semplici o prende decisioni errate nel momento decisivo. Contro il Torino, l’egiziano ha avuto la possibilità di sfruttare 2 volte la sua dote migliore: il contropiede. Arrivato al limite dell’area, nella prima circostanza aveva 2 compagni liberi ed un solo difensore dei padroni di casa e ha scelto di passarla nell’unico punto in cui il difensore poteva intercettare la palla e nell’altra occasione, ha superato bene Castan in velocità ma poi ha scelto ancora una volta di mettere il pallone dove vi erano difensori granata quando il tiro verso la porta era l’unica cosa da fare. Nei minuti di recupero, a risultato già acquisito, ha sbagliato un gol da pochi passi tirando sull’esterno della rete col piede destro. L’ex viola è una risorsa importante ma Spalletti sembra affidarsi a lui come Garcia faceva con Gervinho e questo limita molto la manovra di squadra. Quando il tecnico giallorosso parla di cattiveria sotto porta anche Salah deve sentirsi chiamato in causa. Un capitolo tutto suo lo meriterebbe Dzeko: se il centravanti non avesse come compito principale quello di fare gol, sarebbe un giocatore straordinario sia per la mole di lavoro che fa, sia le occasioni che si procura. Il calcio, però, ha un’altra finalità e cioè quella di fare gol. Le possibilità di segnare non gli sono certo mancate contro il Torino, che non aveva propriamente una difesa solidissima, ma oltre ad una buona respinta di Hart nel primo tempo, si possono contare almeno 3-4 palle-gol sprecate in maniera clamorosa ed in ogni modo. Una tentando di scavalcare l’ex compagno di squadra al City, un’altra lisciando il pallone nell’area piccola modello ragazzino dell’oratorio, un’altra di testa a pochi metri dalla porta e senza che nessuno lo disturbi. Se a Salah manca la cattiveria, Dzeko si potrebbe paragonare ad un monaco buddista per la sua estrema calma. Dall’altra parte, il Torino ha ritrovato Belotti, attaccante che ha una fame di segnare e vincere che fa invidia a tante punte anche di maggior prestigio e probabilmente, lo stesso bosniaco dovrebbe prende spunto. Il “Gallo” segna, corre, lotta, si danna in ogni zona del campo e serve anche l’assist (involontario) per il gol del 3-1. Il pensiero è venuto a molti tifosi romanisti: come sarebbe finita invertendo i centravanti? Questo non vuol dire che Dzeko sia il solo responsabile o che è lui il problema della Roma. La situazione in casa giallorossa è molto più complicata del cambio di un giocatore. Ad esempio, la prima sostituzione del match col Torino ha visto l’avvicendarsi dei 2 giocatori più rappresentativi della squadra: dentro Totti e fuori De Rossi. Questo cambio ha lasciato molte persone perplesse, poiché il risultato era sì di svantaggio ma per 1-0 e c’erano ancora 45’ per rimediare ed il Torino non sembrava nettamente favorito. Certamente, a Spalletti serviva un giocatore che facesse da raccordo tra centrocampo ed attacco (il vero buco nero della campagna acquisti della Roma, il sostituto di Pjanic) ma Totti è eccelso palla al piede però nelle ripartenze degli avversari, la Roma va in difficoltà con i soli Strootman e questo Nainggolan. Proprio da un contropiede e dall’errore del singolo (Bruno Peres) che stende Belotti in area, arriva il raddoppio dei granata con l’ex Iago Falque che trasforma il rigore ed esulta con un certo senso di rivalsa. Poco dopo, la Roma accorcia le distanze, anche stavolta la rete arriva su calcio di rigore per un fallo netto di De Silvestri su Perotti e Totti dagli 11 metri non sbaglia spiazzando Hart e portando il suo bottino in campionato a 250 gol, una spanna sopra chiunque nel calcio italiano moderno. La partita, però, non vive più di “un colpo per uno” stile boxe come nel primo tempo, i giallorossi sono in netta difficoltà in fase difensiva, gli esterni hanno perso le posizioni, manca il filtro a centrocampo e l’attacco è piuttosto sterile. Di lì a poco, infatti, arriva il 3-1 del Torino: sempre dal lato sinistro difensivo e quindi dalla parte di Bruno Peres, che si perde l’uomo con Belotti che vorrebbe stoppare ma diventa un assist per Iago Falque, che tira in porta e la deviazione di Fazio è decisivo per la doppietta personale dello spagnolo. A quel punto, Spalletti tenta la carta della disperazione: 4 punte in campo più Totti in regia al fianco di Strootman con dentro El Shaarawy per Nainggolan. Questa mossa non produce grandi frutti e lo capisce lo stesso mister di Certaldo che poco dopo inserisce Paredes per Perotti ed avanza nuovamente capitan Totti dietro Dzeko con El Shaarawy e Salah ai lati. La Roma dell'ultimo quarto d'ora è spinta più dall’orgoglio che dal gioco e produce un paio di azioni da gol importanti vanificate dai dubbi di Salah sulle scelte finali e da Dzeko, sempre troppo pasticcione sotto porta. Il risultato finale è giusto e la sconfitta meritata e bisognerà riflettere sulle motivazioni ed il cambiamento auspicato dal tecnico si spera possa esser sia di scelte, anche impopolari ma fruttuose e forse anche di modulo, poiché la difesa a 4 non funziona ed il filtro a centrocampo è quasi inesistente con un attacco molto evanescente e poco cattivo. Le scelte di mercato e, probabilmente, anche la condizione non ottimale si stanno rivelando deleterie in questo inizio di stagione che già ha emesso qualche sentenza.

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