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Bob Geldof, il Live Aid e l'arrivo di Boniek

condividi su facebook condividi su twitter 26-07-2015

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Bob Geldof, il Live Aid e l'arrivo di Boniek

PAOLO VALENTI - L’estate dell’85 è il crocevia tra la massima espressione pop del decennio e l’inizio delle contaminazioni che sfoceranno nel decennio successivo. Il programma cult di Renzo Arbore, Quelli della Notte, teorizza e rappresenta, tra simpatia e ilarità, quell’edonismo reaganiano di cui Rocky e Rambo sono le proiezioni cinematografiche. Le famiglie italiane restano imbrigliate alla televisione fino a tardi, finestre aperte e boccheggianti, per assorbire i temi demenziali di Nino Frassica e le rielaborazioni musicali della New Pathetic Elastic Orchestra.
Bob Geldof, nel modo anglosassone, quell’estate organizza qualcosa che non si era mai visto prima: un megaconcerto tenuto in più location, tra cui Londra e Filadelfia, dove decine di artisti danno il loro contributo per la raccolta di fondi per alleviare il problema della carestia in Etiopia. Un afflato di generosità, un momento di visione globale, un rigurgito, forse, di quell’idealismo umanitario che aveva pervaso gli anni sessanta che trova nel Live Aid un momento di condivisione storica.

In questo contesto denso di fermento sociale, dove le cancellerie degli stati europei lavorano ormai da tempo alla riapertura definitiva tra l’est e l’ovest voluta da Reagan, Gorbaciov e Wojtyla, il nostro calcio vive delle sue piccole storie. Una di queste è quella legata a Roberto Baggio, astro nascente del football nostrano, acquistato dalla Fiorentina nonostante il grave infortunio che ne mette a rischio la carriera alla fine della stagione 1984-85. La Fiorentina crede ciecamente in questo ragazzo veneto, esile, tenace ma, soprattutto, con un talento che in Italia non si vedeva dai tempi di Rivera. Il tempo darà ragione alla scelta dei viola. La Juventus deve riproporsi in pole position per vincere il campionato e soffia alla retrocessa Lazio i due giocatori più rappresentativi, dopo Bruno Giordano che passa alla corte di Maradona: Laudrup e Manfredonia. Le milanesi consentono a Paolo Rossi (Milan) e Marco Tardelli (Inter) un decoroso viale del tramonto.
La Roma è reduce da un’annata fatta più di ombre che di luci, nella quale la squadra non è riuscita ad assumere un’identità, rimasta nel mezzo del guado che portava dalla zona di Liedholm a quella di Eriksson. Mugugni, malumori, qualche incomprensione tra il nuovo giovane allenatore e i senatori della squadra hanno portato a un grigio settimo posto che ha escluso la compagine dalla partecipazione alle coppe europee dell’anno successivo. Più che ricostruire è necessario capirsi meglio e inserire nella rosa elementi capaci di interpretare al meglio il gioco verticale che il rettore di Torsby non è ancora riuscito a far digerire ai protagonisti del football bailado della prima metà degli anni ottanta. Arrivano così Manuel Gerolin, terzino-mediano reduce da un buon campionato a Udine, e Zbignew Boniek, ripudiato dalla Juventus e voglioso di dimostrare, proprio con gli storici nemici della Vecchia Signora, di essere ancora un cavallo vincente.
Ai tifosi, d’estate, non resta che sognare. In fondo è così incantevole sulle note del live aid…   

 

 

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