Teste di calcio

Tra sindaci svenevoli, Grilli parlanti, Berdini vaganti e tribune vincolanti benvenuti alla gran fiera del Comune di Roma

condividi su facebook condividi su twitter 25-02-2017

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 Tra sindaci svenevoli, Grilli parlanti, Berdini vaganti e tribune vincolanti benvenuti alla gran fiera del Comune di Roma

Chi ha capito qualcosa sulla situazione del progetto Stadio della Roma alzi la mano. E questo articolo dovrebbe essere teso a fare un po’ di chiarezza, vero? E’ invece no! Non siamo qui per aiutare i lettori a far capire, anzi. Ad imbrogliare ancora di più i fili c’è più gusto.

Il dubbio se lo stadio si farà o meno fino a ieri era fortissimo. Il sindaco Beppe Grillo, prima di chiunque altro, ha detto che lo stadio non si può fare a Tor di Valle. No, scusate, Grillo non è sindaco. Lo ha detto il premier Grillo. Come? Non è neanche premier. Presidente della Regione? Ah no, neanche? Ma allora, prima di Stadio sì o stadio no, non è meglio sapere chi diamine è Beppe Grillo? Lasciamo perdere.

Ieri un altro capitolo irriverente della saga. Appuntamento in Campidoglio tra dirigenza giallorossa e il Comune fissato per le 17. Il sindaco Raggi si sente male in mattinata (nulla di grave, per fortuna). L’incontro slitta. Si fa alle 18. Poi, viene annullato. Anzi no, slitta ancora alle 19. I tifosi si radunano già alle 16 per manifestare. I cronisti attorno al cavallo di Marco Aurelio con il pranzo sullo stomaco. I turisti strabuzzano gli occhi pensando sia un flash mob. La pioggia bagna incessante le teste degli spettatori dello “show” capitale, tranne quelle dei protagonisti, che ancora non si vedono. E proprio quando il clima era così teso e disilluso che in confronto in Waiting for Godot c’erano solo 5 minuti di attesa, ecco che arrivano. Dal panorama della piazza che dà sulla città, ai piedi della fine delle scale, spunta il volto emaciato del sindaco Virginia Raggi, che fa il suo ingresso in scena in pompa magna…ah no aspetta, cancellate tutto! La sindaca Raggi entra da una porta secondaria, di soppiatto, in sordina, quatta quatta, per evitare il mare di folla spartito tra romanisti e cronisti.

Si aspetta ancora. Giunge voce che Baldissoni e Parnasi stanno arrivando. La pioggia nel frattempo continua a scendere coì tanto che fra un po’ toccherà gridare al rischio idrogeologico anche in Campidoglio. Eccoli. Sono arrivati finalmente. Ora inizia il valzer. Ore di attesa. Momenti concitati. Cori, urla e tensione. Poi escono Baldissoni e la Raggi, quasi mano nella mano. Come quando alla festa del liceo chiudevi in una stanza un ragazzo e una ragazza e da fuori gridavi “Bacio, bacio!”. Ecco il bacio. Lo stadio si farà. Senza torri, con la metà delle cubature e taglio netto delle opere pubbliche, ma si farà. E il presunto rischio geologico pretesto delle dissertazioni grilline? Cos’è il rischio geologico? Da ieri non esiste più. Sono le brutte, sporche e cattive torri a rappresentare il male da sconfiggere. L’unico rischio che esiste ora è una nuova delibera e una nuova lunga e faticosa conferenza dei servizi, campo di battaglia di nuovi osteggiatori e impedimenti. E se dovesse cadere la giunta Raggi, tutto si dovrà ridiscutere di nuovo dalla testa ai piedi? Once again? Meglio berci su e non pensarci.

Per concludere vogliamo ricordare le parole di Sergio Rizzo, pronunciate qualche tempo fa. “Il problema non è solo se si farà o meno lo stadio della Roma, ma come si farà. Se lo dobbiamo fare, lo facciamo. Ma voi vi immaginate che vuol dire tagliare le tre torri, progettate da Libeskind. Dicono…sai che c’è? Queste torri non vanno bene, le tagliamo. E’ una cosa che ha del grottesco…” Sì, grottesco è l’aggettivo giusto per definire il tutto. Urrà per lo stadio, Urrà per la Roma e Roma. Ma ieri su tutte le schiene dei cittadini romani è corso un forte brivido…

 

Fonte: Eduardo Barone per InsideRoma

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