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Marquez, il nuovo prodigio

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 23-07-2013 - Ore 10:43

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Marquez, il nuovo prodigio

Debuttante? Debuttante sarà lei!". È questa la risposta che Marquez potrebbe dare a chi continua a trattarlo come una sorpresa. Ha soli 20 anni, è vero, ed è alla prima stagione nella classe regina, ma il piglio con cui Marc finora ha macinato record e avversari issandosi con merito in testa al mondiale non lascia dubbi: è un predestinato baciato dal talento, con la prospettiva di dominare il prossimo decennio con la statura dei campionissimi. Sorriso e cattiveria agonistica, giovialità e killer instinct, cadute e risalite, senso del limite e costanza convivono in lui in modo eccelso. Il successo di Laguna Seca - il primo a riuscirci da debuttante, e solo il quinto pilota europeo a trionfare sulla pista californiana - è la gemma di una stagione che può regalare a Marquez tanti altri momenti di splendore, dopo aver già riscritto pagine importanti della storia della specialità. Leader del mondiale al giro di boa, con 16 punti su Pedrosa e 26 su Lorenzo, Marc è il favorito per il titolo. Lo dicono non solo i numeri, ma il modo con cui si è preso la vetta della classifica. Ripercorriamone le tappe.

 RECORD STRACCIATI — Pronti via e Marquez in Qatar, alla prima gara in MotoGP, dopo un botta e risposta con Rossi a suon di staccate fuori traiettoria, sale sul podio e diventa il più giovane di sempre a realizzare il giro più veloce nella premier class, strappando il record a Freddie Spencer. Seconda gara, ad Austin, e il puledrino di Cervera strappa altri due record a Fast Freddie: quello della pole e della vittoria più giovani di sempre. Diventa anche leader del mondiale, altro primato di precocità, tolto questa volta a Jorge Lorenzo, ed è pure il più giovane ad aver mai vinto una gara nelle tre classi: e così anche Pedrosa si può accomodare fuori dalle pagine del libro dei record. Il trionfo di Laguna Seca, poi, gli regala la terza vittoria nella stagione di esordio nella premier class - battuti Biaggi, Rossi, Spencer, Cadalora e Pedrosa, fermi a 2 - con la concreta possibilità di agguantare e superare Kenny Roberts che nella sua rookie season ne vinse 4, con il suggello del titolo mondiale.

I RECORD NEL MIRINO — Il trionfo iridato da esordiente di Roberts - unico a fregiarsi del titolo alla sua prima stagione nella top class - è del 1978. Anche questo record però scricchiola. E probabilmente è destinato a cadere. Raramente, infatti, chi è in testa al giro di boa della stagione della classe regina non riesce a coronare la sua rincorsa iridata. Negli ultimi 20 anni è infatti successo solo 2 volte: nel 2008 Pedrosa era in testa dopo 9 delle 18 gare stagionali con 4 punti di vantaggio su Rossi che poi però vinse il titolo; e nel 1998 Biaggi era 3 punti davanti a Doohan dopo 7 delle 14 gare di un mondiale che alla fine premiò l'australiano. In pratica, i numeri degli ultimi 20 anni dicono che al 90% Marquez è già campione. Scongiuri autorizzati.

LE MANOVRE IMPOSSIBILI — Lasciando da parte i numeri stagionali (3 vittorie, record diviso con Lorenzo; 3 pole; 8 podi, 6 giri veloci), sono le modalità con cui Marquez si è conquistato il primato che lasciano sbalorditi. Nessun timore reverenziale con alcuno dei suoi più quotati rivali, piegati a colpi di spallate (su Lorenzo a Jerez, all'ultima curva, stile Rossi-Gibernau), manovre impossibili (passaggio sulla terra del Cavatappi a Rossi, ben più interno della 'traiettoria tombino' che premiò nello stesso punto Vale con Stoner nel 2008), o forcing (con Pedrosa ad Austin), in un campionario di prodezze di variegata fattura. In più, va detto che il ragazzino è avvezzo alle cadute - terribili quelle delle prova al Mugello e Assen con (micro) fratture fra mento, alluce e mignolo -, che gli lasciano qualche segno nel fisico, ma non nella psiche, visto che "servono anche quelle per trovare il limite". La caduta più pesante di stagione, al Mugello a 3 giri dal termine, gli è costata un secondo posto sicuro, 20 punti che avrebbero già scavato il solco con i rivali, e un filotto di nove gare consecutive (!) a podio. Ma forse sarebbe stato troppo. Anche per un Prescelto con il mondiale in pugno.

Fonte: GAZZETTA.IT

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