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Rudi e Luis: uomini veri dal cuore giallorosso

condividi su facebook condividi su twitter Di: Gabriele Nobile 14-09-2015 - Ore 18:58

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Rudi e Luis: uomini veri dal cuore giallorosso

(GABRIELE NOBILE) - Così differenti ma anche molto simili, Rudi Garcia e Luis Enrique si affronteranno per la prima volta, in un match ufficiale mercoledì prossimo nella sfida dell’Olimpico tra la Roma ed il Barcellona, prima partita del girone di Champions League 2015/16.

Un’affinità che nasce anche dal nome, infatti il nome esteso del tecnico del Barça è Luis Enrique Martínez García ma oramai tutti lo chiamano Luis Enrique. Il tecnico delle Asturie nasce calcisticamente nello Sporting Gijón dove ci comincia a giocare all'età di undici anni per debuttare nella Liga nel lontano 1989. Una carriera da calciatore gloriosa, quella di Luis Enrique, che ha indossato le maglie del Sporting Gijón, del Real Madrid ed infine quella del Barcellona con la quale si legherà anche alla fine della carriera da calciatore, per lui anche 62 presenze nella nazionale spagnola e tantissimi trofei alzati da calciatore. Il curriculum da allenatore inizia a farsi interessante quando prende in mano le redini del Barça nel 2014, con i blaugrana vince tutto quello che si può vincere in una sola stagione, la Liga, la Coppa di Spagna e la Champions League nella sfida contro la Juventus di Max Allegri; oltre ad una Supercoppa Europea strappata al Siviglia, solamente pochi giorni fa allo “Stadio Boris Paichadze” di Tbilisi.

Rudi Garcia nasce in Francia a Nemours ma le sue sono origini spagnole, e precisamente andaluse: carriera da calciatore più modesta, quella di Rudi Garcia, nato calcisticamente nel Lilla in Francia ha giocato alcune partite nella Lega Francese per poi ritirarsi relativamente giovane a causa di dolori alla schiena. Laureato in Scienze motorie la carriera di Garcia inizia come preparatore atletico nel calcio nel Saint-Étienne per poi diventarne l’”head coach” solamente due anni dopo, la sua carriera si sposta al Digione ed al Lille con il quale vince il titolo in Liga 1 ed una Coppa di Francia nella stagione 2010/11.

Sopra quindi la storia, ma il vero punto d’incontro tra i due trainer è proprio la panchina della Roma che i due hanno vissuto in momenti differenti, Luis Enrique è stato il primo allenatore scelto dall’attuale proprietà americana, eravamo a pochi mesi dall’insediamento degli Yankee a Trigoria quando Franco Baldini puntò tutto su quello che riteneva essere il tecnico più simile al celebrato ma inarrivabile Pep Guardiola; Luis Enrique firmò il contratto con la Roma il 20 giugno del 2011. Con l’asturiano in panchina, poche gioie e molti dolori infatti la Roma non riuscì neanche a centrare la qualificazione in Europa League classificandosi 7a in campionato (cosa che non accadeva dal 1997 alla Roma) per il tecnico spagnolo uno score decisamente insufficiente sulla panchina della Roma con 38 partite disputate in Serie A e solamente 16 vittorie, 8 pareggi e la bellezza di 14 sconfitte in totale. Un allenatore che ha comunque lasciato sensazioni positive a Roma, specialmente nel gruppo di giocatori, sedotti ed abbandonati dopo solamente pochi mesi (nonostante un altro anno di contratto). Sicuramente Luis Enrique ha spiattellato alla piazza ed ai media tutti i limiti di quella che era una “non” cultura del lavoro e della disciplina ed è riuscito a dimostrare di come per arrivare a certi livelli e quindi affacciarsi al calcio che conta, bisognava cambiare mentalità ed attitudini di squadra, lavorare meglio singolarmente per rendere di più come gruppo. Un mantra che ha perseguitato la squadra per i mesi nei quali Luis Enrique si è seduto sulla panchina della Roma. Troppo breve il suo percorso tecnico per sbilanciarsi in un commento definitivo; resta il fatto che le fondamenta di questa Roma attuale portano la firma del tecnico di Gijón.

Certamente la sua squadra era tecnicamente molto scarsa e costruita senza una logica e di fretta, con 11 giocatori arrivati sul gong del calciomercato, ma tant’è che non esistendo una controprova difficilmente si potrà parlare di un Luis Enrique che poteva diventare un punto fermo per i giallorossi.

Discorso diverso il percorso di Rudi Garcia a Roma; arrivato nell’estate del 2013 ed entrato subito in sintonia con la piazza ed i media, il tecnico francese è riuscito nell’immediato ad ergersi a protagonista di un record unico, non solo per la Roma, ma anche per il campionato italiano, vincendo in maniera consecutiva le prime 10 partite della stagione 2013/2014; in quella stagione il tecnico di Nemours riuscì a classificarsi al II° posto in campionato alle spalle della Juventus. Stesso ruolino di marcia anche nella stagione successiva in Serie A, secondo posto sempre alle spalle della Juventus, da sottolineare che nella passata stagione Garcia non riuscì a passare il girone di Champions (a dir il vero molto difficile con squadre come Bayern Monaco, Manchester City e Cska Mosca) e che la squadra, in alcuni momenti della stagione, è sembrata non più competitiva e determinata come quella dell’anno prima; ha pesato sicuramente la batosta per 7 a 1 in Champions League contro il Bayern di Pep Guardiola ed il fatto di non saper gestire le forze del gruppo in due manifestazioni importanti come il campionato e la Champions prima e l’Europa League dopo.  La stagione in corso è appena iniziata, la Roma per il momento è al secondo posto alle spalle dell’Inter di Roberto Mancini che di match ne ha vinti 3 su 3 mentre la Roma in campionato si è presentata con 2 vittorie ed un pareggio, giocando un calcio sublime contro la Juventus all’Olimpico e fornendo invece 2 prestazioni non proprio superlative al “Bentegodi” contro il Verona alla prima e con il Frosinone sabato scorso.

Certamente la rosa che il presidente Pallotta ed il Direttore Sportivo Walter Sabatini hanno messo a disposizione al tecnico ex Lille è di primissimo piano, un calciomercato che si è chiuso con il botto con gli arrivi di “Top Player” come Edin Dzeko, Salah oltre alla conferma di molti giocatori della  scorsa stagione con l’aggiunta di altri elementi estremamente interessanti come Wojciech Szczesny, Rudiger; Falque oltre al suo pupillo Digne.

Con questa rosa a disposizione e guardando i numeri generali di Rudi Garcia sulla panchina della Roma, parliamo del campionato, dove ha disputato un totale di 79 partite di campionato, portandosi a casa 47 vittorie 21 pareggi  e solamente 11 sconfitte per un totale di 162 punti su 237 a disposizione, bisognerebbe riflettere sul fatto che Rudi Garcia debba concentrarsi sul campionato per riportare nella capitale, quello scudetto che manca da 14 anni.

Per la Champions c’è ancora tempo e la sfida con Luis Enrique andrebbe rimandata quando in futuro, anche la Roma, con Garcia forse ancora al timone, potrà vantarsi di avere tra le proprie fila, gente come Messi, Neymar, Piquè Rakitic, Busquets, Iniesta, Mascherano e Suarez; dei marziani con i quali la Roma dovrà misurarsi per non fare brutta figura ed evitare di prendere l’imbarcata come capitò 11 mesi fa.

 

Di sicuro una cosa lega i due tecnici, il grande amore per i colori giallorossi e l’abnegazione alla causa romanista, con Garcia che ha trionfato nel primo ed ultimo derby, ridando dignità al popolo giallorosso e rimettendo la “Chiesa al centro del Villaggio” e Luis Enrique che ha voluto dedicare la vittoria della Champions (contro l’odiata Juventus poi) proprio ai suoi amici romanisti. Un legame sincero che unisce due grandi allenatori ma soprattutto due immensi uomini.

 

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