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A Roma si piange due volte: quando si perde e quando si vince

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 14-04-2018 - Ore 13:30

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A Roma si piange due volte: quando si perde e quando si vince

INSIDEROMA – EDUARDO BARONE - Comunque andrà a concludersi questa incredibile settimana, che vede come porta finale il derby di Roma, possiamo dire di aver imparato molte lezioni. Sugli scudi il guerriero più giallorosso di tutti, protagonista della favola romanista in Champions League. Daniele De Rossi ha il viso scalfito dalle rughe da trentenne, una barba incolta, tra i nodi della quale si annidano le esperienze passate di una carriera sulle montagne russe.

Il trionfo dell’Olimpico di martedì va a sommarsi ad una pila di gioie giallorosse molto alta, ma che tuttavia non sappiamo se è più alta di quella delle delusioni. Lo sguardo fisso di Daniele ci dice però che non è importante quanto si è sofferto o quanto si è gioito. L’importante è essere qui. Anzi, forse è più soddisfacente aver sofferto di più di quanto si è gioito, perché quei bei momenti hanno il gusto dolce di una fragola avvolta da un mantello di cioccolato.

A Roma di lacrime ne sono state versate tante, sia di gioia che di dolore. Si può dire che qui si piange due volte: quando si perde e quando si vince. Basta vedere Manolas, piangente come un bambino sulla panchina dopo aver deciso il match più importante degli ultimi anni della storia della Roma.

Questo De Rossi lo sa bene. Da sempre soprannominato Capitan Futuro per via del suo ruolo da delfino di Francesco Totti. Una investitura divenuta una dannazione per lui. E quando il biondo di Ostia ha ereditato il regno si è ritrovato sulla soglia dei 34 anni e con il mal di schiena. Questo però è l’ultimo presente da assaporare e Daniele spera sia il più dolce possibile. Il suo contratto scade tra un anno e lui sa che ha poco tempo per vincere finalmente un trofeo importante con la Roma. L’inciampo a Roma tuttavia è sempre dietro l’angolo e basta poco per cadere dal trono.

"Questa partita è fondamentale quanto la Champions, perché se non facciamo bene in queste ultime gare, la Champions non la rigiochiamo. Abbiamo visto quanto è bello giocarla e dobbiamo conquistarcela. I miei compagni non hanno bisogno di un capitano che li bacchetti, hanno giocato tutte le partite con grande testa ed attenzione. Abbiamo avuto dei passi falsi soprattutto in casa in campionato, ma adesso vogliamo invertire la rotta".

De Rossi sa anche che la partita di domani vale come un match di Champions. Il derby capitolino che gli ha regalato tante vittorie esaltanti ma anche alcune brutte sconfitte. Tra gol, assist ed espulsioni il derby di De Rossi è espressione del suo calcio sanguigno. Quel suo doppio volto da gentiluomo e dall’animo nobile che ogni tanto dà voce al suo istinto selvaggio più recondito. Un meraviglioso e accattivante esempio della pericolosa natura umana, che per certi versi non è apprezzato da alcuni componenti del mondo giallorosso. C’è chi l’avrebbe voluto o lo vorrebbe vedere fuori da Roma. C’è chi dice che di cazzate ne fa troppe e non può stare in un club che vuole essere competitivo. C’è anche chi lo critica come uomo.

Noi invece, Daniele De Rossi, ce lo teniamo così. Nel bene e nel male è il nostro condottiero. E’ alla sua spalla che ci appoggiamo per piangere e con la sua maglietta ci asciughiamo le lacrime. E’ le sue braccia che vediamo per prime alzarsi al cielo ed è il suo l’urlo il più fragoroso che esce dal campo. Perché non sarà il giocatore perfetto né il più forte, ma è il capitano migliore che una squadra potrebbe mai avere. Il capitano deve difendere la propria squadra, i propri giocatori e i propri tifosi e i propri colori, nella sconfitta e nella vittoria.

Ecco perché domani la sua presenza sarà preziosa come sempre. La sicurezza e l’autorevolezza che infonde ai suoi compagni non ha eguali con nessun altro calciatore. C’è chi sa giocare con i piedi e riceve l’ovazione del pubblico e poi c’è chi sa giocare con il cuore ed è apprezzato da chi vede il calcio non come uno sport ma come una sensazione. Daniele De Rossi gioca con il cuore. E domani sera il suo cuore sarà tra l’erba del campo. E, a prescindere da una vittoria o una sconfitta, lì rimarrà.

Fonte: Eduardo Barone per Insideroma

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