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ABETE: "Saviano? Non vedo un nesso tra la camorra e il mio ruolo"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 05-05-2014 - Ore 18:05

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ABETE:

«Saviano mi ritiene responsabile per quello che è successo nella finale di Coppa Italia? Innanzitutto, è sempre meglio essere responsabili piuttosto che irresponsabili. Poi fortunatamente siamo in un Paese in cui c'è diritto di esprimere legittimamente tutte le critiche che si ritengono di fare. Onestamente, però, non ho visto un nesso causale tra quello che ha scritto nel suo articolo Saviano, che tutti apprezziamo per quello che rappresenta nella lotta contro la camorra, e quelli che sono ruoli e funzioni di una federazione sportiva, al di là della mia posizione personale come presidente della Federcalcio». È la replica del presidente della Figc, Giancarlo Abete, alle critiche che gli sono state rivolte dallo scrittore Roberto Saviano dopo i gravi disordini avvenuti dentro e fuori l'Olimpico nel giorno della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.

Saviano, dice ancora Abete, «non segue in maniera continuativa le partite della Nazionale perchè altrimenti saprebbe che se c'è un momento nel quale parlo questo è all'intervallo, e non al termine dell'incontro. A parte la battuta, ripeto che tutte le critiche sono legittime perchè fortunatamente siamo in democrazia. Ma -dice ancora il n.1 di via Allegri- non ho colto il nesso causa-effetto tra il ruolo della camorra in determinati territori, che peraltro la Federcalcio ha sempre cercato di combattere, e quello che è il ruolo di un presidente federale di fronte a problemi di ordine pubblico». 

Abete parla anche dell'ipotesi avanzata dal ministro Angelino Alfano di proporre il Daspo a vita: "C'è una volontà espressa dal ministro dell'Interno, che è quella di rendere ulteriormente più rigoroso il quadro normativo esistente. Su questo noi siamo assolutamente favorevoli. In altri paesi -osserva il numero uno della Figc a margine della presentazione della mostra La nazionale tra emozioni e storia all'Auditorium di Roma- esiste una possibilità di intervento dei club che oggi le nostre società non hanno. È il caso dell'Inghilterra e della Spagna, in cui negli statuti dei club viene evidenziata la possibilità di manifestare un non gradimento per la presenza di pseudo-tifosi o comunque di delinquenti. Mentre, a livello generale, oggi il quadro di riferimento italiano prevede dei daspo con un periodo di tempo limitato, una misura amministrativa che viene data dai questori".

Abete sottolinea che «sono stati posti dei problemi di costituzionalità collegati al fatto che c'era una flagranza differita diversa per i reati da stadio, o comunque collegati allo stadio, rispetto ad altre tipologie di reato. Da una parte posso esprimere il massimo livello di stimolo e condivisione per delle misure più rigorose. D'altro canto, però, conferme o provvedimenti presi successivamente non hanno avuto un iter egualmente severo». 

Fonte: Adnkronos

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