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Alfaderby - Dalla A alla Z tutte le emozioni del Derby

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 09-01-2015 - Ore 19:46

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Alfaderby - Dalla A alla Z tutte le emozioni del Derby

Guida alla stracittadina capitale, raccontata dalla A alla Z. Protagonisti attesi e altri diventati re per una sola notte. Tutto il contrario di tutto. L’alfabeto di una gara che non sarà mai normale

A come autogol. L’ultimo autogol in un derby porta la firma del difensore laziale, Paolo Negro, e decide la sfida del 17 dicembre 2000. Vince la Roma 1-0 con un autogol di Negro sotto la Nord. Parole di Capello, tecnico giallorosso di allora: “Vincere così è il massimo”. Già. B come Balzaretti. Il 22 settembre 2013 la Roma vince il derby 2-0. Il gol del vantaggio è realizzato da Balzaretti che, di sinistro, batte imparabilmente Marchetti. Per il difensore è l’unico gol in giallorosso. È il gol del riscatto romanista dopo la stracittadina del 26 maggio. Le lacrime di Federico sotto la curva sono l’emblema di una nuova Roma. Di una Roma che vuole vincere. C come Cassetti. È del difensore bresciano il gol vittoria nel derby del 6 dicembre 2009. Un colpo di “stinco” a superare Muslera. È l’1-0 finale. De Rossi a fine partita esulta nello spogliatoio dicendo: “Non ci posso credere, abbiamo vinto con gol di Cassetti di stinco. Non ci posso credere”. D come Da Costa Dino. È il calciatore romanista con più gol nelle stracittadine, considerando coppe e campionato: 12 totali. E come Emerson. Il centrocampista brasiliano – nel suo periodo romanista dal 2000 al 2004 – va a segno in due derby diversi. Il primo gol – 5 febbraio 2003 – è un destro potentissimo dalla distanza che finisce sotto la traversa, impossibile da controllare per Marchegiani. Il secondo lo realizza nella stagione successiva nella sfida del 9 novembre. La sua rete vale il 2-0 per la Roma. F come Falcao. Per il “Divino” la partita con la Lazio non è mai stata una sfida particolarmente sentita. L’incontro più importante era contro la Juventus: “È il mio vero derby. La Lazio, quando c’ero io, nemmeno la consideravamo”. Già, perché in quegli anni la Lazio frequentava con assiduità la Serie B. È storia. G come Garcia Rudi. Il tecnico di Nemours lo ha sempre detto, anche quando allenava in Francia: “Un derby non si gioca, un derby si vince”. E lui il suo primo derby romanista lo vince 2-0, il 22 settembre 2013. E dopo questo successo dichiara: “Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio”. Un proverbio francese per dire che le cose sono state rimesse a posto. Ovvero, la Roma vince, la Lazio perde. La Roma avanti, la Lazio dietro. H come Haessler. Il “folletto” tedesco ha segnato 1 gol nella stracittadina del 1 marzo 1992. Una stoccata direttamente da calcio di punizione. Il portiere avversario Fiori non può nulla sulla traiettoria del calciatore romanista. I come Iturbe. Nella scorsa stagione l’attaccante argentino, con la maglia del Verona, è andato a segno contro la Lazio sia nella gara di andata sia in quella di ritorno. Con la Roma non trova il gol dalla sfida dello Juventus Stadium. “Ha segnato solo gol importanti finora”, ha detto Walter Sabatini di lui. Questa può essere un’altra occasione. L come Ljajic. Il primo gol in Serie A lo segna alla Lazio da giocatore della Fiorentina. E con la maglia della Roma ha segnato il 2-0 giallorosso su rigore in occasione del derby di andata 2013-2014. Ha un buon feeling con la porta quando vede i colori biancoazzurri… M come “Marazico”. L’unico gol di Bruno Conti nella storia dei derby è un capolavoro: un sinistro al volo sotto l’incrocio dei pali imprendibile per il portiere Pulici. Un gol che regala la vittoria di misura (1-0) alla Roma il 27 marzo 1977. N come Nela. Il difensore genovano segna nel derby d’andata del 1983 e indirizza la sfida nel migliore dei modi per i giallorossi. Vince la formazione romanista 2-0, l’altra rete è di Pruzzo. Ma questa sfida – 23 ottobre 1983 – passa alla storia per la coreografia del Commando Ultrà Curva Sud. Una semplice scritta rossa su fondo bianco. Due parole, ma eloquenti: “Ti amo”. O come Osvaldo. Segna l’illusorio vantaggio in Lazio- Roma 2-1 del 2011. Lui mostra la maglia “Vi ho purgato anch’io”, riprendendo lo storico slogan di Francesco Totti anni prima (“Vi ho purgato ancora”), ma era troppo presto per gridare alla vittoria. Mai esultare in questo modo, soprattutto in un derby. P come pareggio. È il risultato uscito dall’ultimo derby della Capitale, datato 9 febbraio 2014. Lazio-Roma finisce senza reti, 0-0. Q come quattro. Il 10 marzo 2002 all’Olimpico si gioca Lazio-Roma. Accade qualcosa di storico: Montella realizza un poker ai biancocelesti nella stessa partita mandando ai matti la retroguardia biancoceleste. La partita finisce 5-1 per la Roma, la quinta realizzazione è di Totti, un memorabile cucchiaio a Peruzzi sotto la curva Nord. R come record. È il 26 febbraio 2006, all’Olimpico è in programma Lazio-Roma. La Roma di Spalletti è già nella storia, avendo conseguito 10 vittorie consecutive. Per fare qualcosa di unico, che prima di allora non aveva mai fatto, ovvero un record, serve la vittoria sulla Lazio. E la vittoria (l’undicesima) arriva netta e senza appelli per gli avversari capitanati da Di Canio. Segnano Taddei e Aquilani. Totti assiste alla sfida infortunato a bordocampo. La settimana prima Vanigli gli aveva procurato la rottura della caviglia sinistra. Il capitano esulta per il record con la squadra, Mexes zittisce la nord in segno di sfida e De Rossi ricorda il distacco dai rivali con una maglia ad hoc: meno 16. Tutto questo in una notte. Una notte magica, come la Roma. S come serie. Sono due le migliori serie di vittorie consecutive ottenute dalla Roma nei derby. Tra il ’58 e il ’60 la Roma vince 5 partite consecutive. 5, come pure tra il 2009 e il 2011. Il quinto successo di questo secondo filotto porta la firma di Totti, che il 13 marzo 2011 realizza la sua unica doppietta nella storia della stracittadina. T come “Tacco di Dio”. Roma-Lazio del 9 novembre 2003 viene decisa da un gol su colpo di tacco di Mancini. Per il brasiliano, è questa la prima rete in maglia giallorossa. Una prodezza che spacca in due la partita e permette alla Roma di raddoppiare nel finale. Di Emerson l’altra segnatura. U come unico. Un aggettivo per definire Francesco Totti, il numero 10 della Roma, il giocatore con più presenze e gol nella storia romanista. Inoltre, come Da Costa e Delvecchio, ha segnato 9 gol nei derby in campionato. Nessuno ha fatto meglio di loro dal 1927. Per il capitano – parole sue – è il record più bello. V come Volk. Il primo derby della storia viene disputato in trasferta dalla Roma sul campo della “Rondinella”. La sfida se l’aggiudicano i giallorossi 1-0, viene decisa da un gol di Volk. Z come Zeman. Ha allenato Lazio e Roma, ma per lui il derby è sempre stata “una partita come un’altra”. Non è proprio così.

Fonte: AS Roma Match Program come fonte

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