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Area 35

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 03-10-2014 - Ore 17:40

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Area 35

Una frazione di secondo, un tocco sotto di esterno destro, “un cucchiaio scavato” (per dirla alla Francesco Repice), gli è bastato tutto questo per entrare nella storia della Champions League. È cronaca recente: Francesco Totti ha lasciato una traccia di storia anche in Europa, nell’Europa che conta, in quella competizione che una volta era chiamata Coppa dei Campioni. “Vintage Totti”, “City left Tottering”, “Tottering”, “Totti eclipse of the Hart”, “Totti legend”, “Ageless Totti” erano alcuni dei titoli di apertura dei giornali britannici all’indomani del pareggio tra Manchester City e Roma (1-1).

Una celebrazione trasversale, senza se e senza ma, di un campione straordinario che con la maglia giallorossa ha frantumato un record dopo l’altro tra gol e presenze. Gli serviva un’ulteriore vetrina europea, dopo il Mondiale vinto in Germania con la Nazionale nel 2006, la Scarpa d’Oro del 2007 e il Golden Foot del 2010, per far parlar di sé ancora lontano dall’Italia. E ci è riuscito per l’ennesima volta, a 38 anni suonati, diventando il marcatore più longevo della Champions. Ci è riuscito andando a segno per la prima volta in Inghilterra con la maglia giallorossa.

L’Etihad Stadium ha potuto ammirare l’ultima meraviglia della sua lunga e infinita carriera. Un altro stadio avversario violato, il trentacinquesimo della serie. Una serie iniziata diciotto anni fa. Il primo sigillo in Italia – Olimpico a parte – lo realizza al San Nicola di Bari: è il 31 marzo 1996, il ragazzo con il 20 sulle spalle entra nel tabellino dei marcatori contro i biancorossi di Fascetti, una rete che risulta decisiva per il 2-1 finale. In Europa, invece, il battesimo del fuoco avviene nel 1998 in una cittadina danese di 42mila abitanti al Silkeborg Stadion. Francesco mette il timbro contribuendo alla qualificazione al turno successivo, con un piattone sinistro ravvicinato. La porta era la stessa difesa da Hart, ma in quella circostanza l’estremo difensore si chiamava Kjaer, come il difensore ex Palermo e Roma. E pure la maglia era simile a quella dell’altra sera, di una tonalità scura, ma comunque con richiami romanisti.

Totti allora non era capitano (lo sarebbe diventato ufficialmente il 31 ottobre dello stesso anno), però era già numero 10. Il numero 10. Si trattava di Coppa Uefa, quando non era ancora denominata Europa League. In Champions il primo squillo “esterno” arriva nel 2001 in un palcoscenico diverso, decisamente più affascinante: il Santiago Bernabeu di Madrid. La Roma di Capello va in vantaggio con un tocco sottomisura del “cap”. Finisce 1-1, ma Totti dà l’impressione di essere un fuoriclasse straordinario con quella divisa mezza gialla e mezza rossa e lo scudetto sul petto. Quel nome, quelle cinque lettere, fanno negli anni il giro del continente: Spagna (Valencia), Francia (Lione), Belgio (Gent), Romania (Cluj), Slovacchia (Kosice), Svizzera (Basilea, Zurigo). A qualsiasi latitudine prima o poi ci si accorge di Totti, di quel calciatore eternamente legato al suo club. In Italia diventa un fenomeno nazionale, da nord a Sud arrivando fino alle isole. Piccole province o grandi città, non ha mai fatto differenze. Ha fatto sempre gol a quasi tutti. Quasi, perché una zona tabù resta quella del Delle Alpi. Non solo perché nel vecchio stadio di Juventus e Torino Totti non ha mai segnato, ma pure perché dalle ceneri di quell’impianto è nato lo Juventus Stadium e lì il capitano non ha ancora gonfiato la rete. “C’è sempre una prima volta”, ha ricordato quasi profeticamente la Roma al Manchester City via Twitter prima della partita. E domenica c’è Juventus-Roma allo Juventus Stadium. C’è sempre una prima volta, no?

Fonte: AS Roma Match Program/T.Riccardi

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