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Balzaretti: "Stimo De Rossi come uomo e calciatore. Che delusione il 26 maggio, ma il gol nel derby è stata una rivalsa"

condividi su facebook condividi su twitter Di: Eduardo Barone 23-04-2015 - Ore 19:05

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Balzaretti:

Il difensore giallorosso Federico Balzaretti è stato intervistato da RomaTv nel programma "SlideShow". Questa l'intervista completa:

"A Torino sono nato e ho vissuto la mia infanzia. Ho tutti i miei affetti familiari lì. Una città di cui ho un bellissimo ricordo. Non sono del centro di Torino, ma a Grugliasco. Sono cresciuto all'aria aperta, giocando molto con i miei coetanei. L'esordio in A? Sono entrato dopo l'espulsione di Comotto, giocai come laterale di destra. Contro l'Inter. E' stato un bel esordio, poi sono arrivate altre 15 presenze in quell'anno. Sono molto grato al tecnico Camolese, ebbe fiducia in me. La Juventus? Un passaggio tormentato quello da una squadra all'altra della città, la mia volontà era di rimanere ma c'erano grossi problemi economici. La nascita di mia figlia mi ha poi convinto a rimanere in città. Giocavo in una Juve parecchio forte (nel 2005) e mi sono ritagliato  un po' di spazio. Capello mi ha insegnato molto e si è comportato in maniera splendida. Il Palermo? Sono stati 5 anni bellissimi e mi sono preso tante soddisfazioni dopo un anno a Firenze dove ho avuto poco spazio. La gente è passionale e il clima bello. Per questo mi sento più una persona del sud. Abbiamo raggiunto grandi traguardi con giocatori che poi sono esplosi (Pastore e Sirigu).

La Nazionale? 4 anni molto belli. Vestire la maglia azzurra è il sogno da quando si è ragazzini. E' il massimo orgoglio per me. L'europeo 2012 il momento più bello, ricordo che con De Rossi e Diamanti parlavamo fino  a tarda notte delle partite che ci aspettavano. Prandelli? A Firenze ebbi qualche problema con cui, non ci siamo capiti. Avevo voglia di giocare ma spesso ero costretto ad andare in tribuna. Ma non è stata colpa di Prandelli, ha fatto delle scelte. Con la sua Italia poi ho giocato con continuità, prendendomi sempre in considerazione. La finale con la Spagna? Ci è stata talmente superiore che non abbiamo grande rammarico per la sconfitta. Forse l'errore nostro è stato quello di aver giocato a viso aperto. De Rossi? Una persona che stimo profondamente, ci conosciamo dai tempi dell'under-20 ed era già un grande talento. Mi piace tutto di lui, sia come persona che come calciatore. In campo dà sempre tutto per la maglia, ce ne fossero di persone e compagni come lui.  

Sabatini? Voglio a bene a lui e gli devo tanto fin dai tempi di Palermo. E' il più bravo direttore sportivo che c'è in Italia secondo me. In estate mi aveva detto che se ci fosse stata la possibilità mi avrebbe portato in giallorosso. La mia volontà era quella di venire alla Roma, nonostante le molte offerte. Mi piace Roma come piazza, tifo passionale e ambiente. Mi piacciono le sfide e dimostrare quello che sono. Il primo anno? L'impatto è stato positivo, anche se poi la prima stagione non è stata brillante. La preparazione atletica è stata difficile anche per l'europeo che avevamo giocato, ma a me piace il lavoro e faticare per allenarmi. Nei primi mesi mi sentivo molto bene, le mie prestazioni sono state in linea con la squadra. Poi il gioco è stato molto offensivo ma con qualche lacuna difensiva di troppo. Noi non avevamo molto equilibrio con Zeman. Sempre soffro per la squadra ma non mia abbatto mai. Per questo bisogna sempre lavorare al cento per cento per migliorarsi.

La finale di Coppa Italia? Il momento sportivo  più brutto della mia vita. Era una partita particolare, molto tesa ed è stata una delusione incredibile quella sconfitta. I tifosi stanno male ma noi lo siamo stati di più. Per mesi ci siamo chiesti che cosa fosse successo. Il gol nel derby? Uno dei momenti più belli della mia carriera. Ma quello che mi interessa non è tanto il giudizio sulla qualità del giocatore, quanto sulla professionalità dell'uomo. Il rimanere a Roma, mettersi in discussione e tornare più forti di prima è stato motivo di rivalsa per tutti, la fine di un momento e l'inizio di un altro percorso. Le lacrime? Una conseguenza naturale della rabbia e voglia impiegate per uscire dal ricordo della finale persa". 

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