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Caso Spinazzola-Politano: Ausilio e Petrachi attori non protagonisti. Quando i DS perdono potere, diventando comparse

condividi su facebook condividi su twitter Di: Gabriele Nobile 18-01-2020 - Ore 13:00

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Caso Spinazzola-Politano: Ausilio e Petrachi attori non protagonisti. Quando i DS perdono potere, diventando comparse

INSIDEROMA.COM – GABRIELE NOBILE - La trattativa tra Roma e Inter, relativa allo scambio dei calciatori Spinazzola e Politano, ha evidenziato come sia definitivamente saltato il ruolo dei direttori sportivi, nel mondo del calcio moderno. Petrachi ed Ausilio avevano posto in essere la vera negoziazione tra le parti, arrivando allo scambio di documentazione ufficiale, indispensabile (da regolamento) alle rispettive visite mediche dei calciatori. Ad affare praticamente concluso, il ruolo da protagonista è stato assunto da Peppe Marotta che ha di fatto, bocciato l’operazione. Di conseguenza da Trigoria è partita la contraerea pesante, quando, il Ceo giallorosso Guido Fienga ha preso in mano la situazione e (giustamente) non ha voluto accettare la bizzarra contro-offerta nerazzurra, chiudenda la linea di negoziazione con il club meneghino.

Comunicazione assente e bocche cucite da entrambe le parti, con la Roma e l’Inter che si sono promesse di ritrovarsi in tribunale; cosa che vedrete non accadrà mai in quanto cane non morde cane.

In casa milanese è evidente di come il ruolo di Ausilio sia praticamente depotenziato avendo alle spalle un amministrato delegato come Marotta che gode di pieni poteri in casa nerazzurra. Stessa cosa che capita in casa giallorossa dove questi poteri magici appartengono solo ed esclusivamente a Guido Fienga, vero ed unico rappresentante della proprietà americana a Roma. La sostanziale differenza tra Inter e Roma è che Ausilio è perfettamente a conoscenza del ruolo subalterno con Marotta, mentre a Roma, Petrachi se ne sta rendendo conto solo con il passare dei mesi. Nulla di sconvolgente, questo è il calcio moderno, dove il potere decisionale è nelle mani di chi ha la gestione e la supervisione dei conti.  

Petrachi ha bisogno di un “tutor” solo per iniziare una negoziazione in sede di calcio mercato, il problema sostanziale è che questo “tutor” conosce poco di calcio e delle sue regole d’ingaggio (a differenza del Marotta nerazzurro). Fienga infatti, nonostante un CV di tutto rispetto nel mondo dell’alta finanza, solamente fino ad un anno fa si occupava di budget e del riassetto societario di AS Roma, spaziando tra new media e diritti televisivi, mentre ora si trova catapultato nel confrontarsi giornalmente con i vecchi volponi del calcio.

Petrachi nei suoi anni torinesi, aveva un margine di manovra molto più fluido, cosa che a Roma non ha. Anche perché all’ombra della Mole, non doveva confrontarsi con un DS ombra, cosa che nella capitale (o a Londra fate voi) deve subire, almeno fino al passaggio di proprietà tra Pallotta e Dan Friedkin; parliamo di quel Franco Baldini, che nessuno a Trigoria vuole mai nominare, ma che di fatto è stato preziosissimo per chiudere alcune operazioni in estate, su tutte quelle di Chris Smalling e Henrikh Mkhitaryan.

Al di là di quanto successo in settimana, con l’affare Spinzazzola-Politano saltato più per colpe dell’Inter che della Roma, bisognerebbe derubricare il mancato scambio come un operazione che coinvolgeva, di fatto, giocatori di medio-livello ma che venivano valutati tantissimo solo in ottica di plusvalenze da inserire nei rispettivi bilanci. La Roma potrà fare a meno di Politano e cercare alternative valide, tentando di rigenerare lo stesso Spinazzola, particolarmente scosso dopo le recenti vicissitudini.

Per il futuro prossimo, sarà importante, in ottica Roma, una maggiore intesa ed una cementificazione della coppia Fienga-Petrachi, ricordando di come, in ottica FFP, i giallorossi dovranno, entro breve, gestire operazioni di calciomercato in uscita ed altre in entrata per tentare di alzare l’asticella e la competitività  del club stesso. Il momento estremamente delicato, con l’imminente cessione del club a Friedkin, dovrà essere affrontato pensando al bene comune e non ai personalismi, tipici di questo momento di transizione.

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