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Conferenza Stampa Spalletti: "Su Totti? Ieri ci siamo chiariti. E’ chiaro che poi debbo intervenire sulle regole, la contestazione dei tifosi? Io non mi faccio intimorire"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 19-04-2016 - Ore 14:53

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Conferenza Stampa Spalletti:

Il trainer della Roma, Luciano Spalletti, in conferenza stampa dal centro sportivo "Fulvio Bernardini" di Trigoria, alla vigilia del delicato match contro il Torino, valido per la 34esima giornata di Serie A, queste le sue parole: Questa la situazione degli infortunati, Lobont out, Gyomber rientra in gruppo come Digne. Pjanic dovrà essere valutato oggi, anche se ieri Digne e Pjanic hanno fatto lavoro a parte, il bosniaco ha un problemino agli adduttori. 

Come si spiega i due pareggi con Bologna ed Atalanta ?

E’ chiaro che la nostra squadra ha bisogno di gestire la partita, nella lotta e nel duello perdiamo le nostre caratteristiche per cui ci vorrebbe un premio quando facciamo le cose fatte bene, è chiaro che se non riesci a fare gol gli altri si chiudono e le partite si fanno più muscolari e perdiamo qualcosa. Con l’Atalanta ho pensato di mettere una squadra un pochino più fisica.  l'Atalanta è forte sulle palle inattive, sa sfruttare la fisicità, sa andare sulla riconquista della palla di nessuno, portare a casa situazioni incerte. Poi hanno anche ripartenza e contropiede, dovevamo stare più attenti. Abbiamo fatto ragionamenti diversi, non siamo riusciti a sfruttare fino in fondo nessuno dei due ragionamenti, ma la squadra ha fatto buone cose sia contro il Bologna che a Bergamo. Mi aspettavo più esperienza dopo il 2-0, avevo fatto una scelta in base a cui la squadra fosse più esperta, invece i fatti non mi hanno dato ragione. Non penso ci saranno scorie, ci sono momenti criticabili e momenti esaltabili, siamo andati sul 3-3 e abbiamo avuto la palla per il quarto gol".

Problemi fisici? Che tipo di partita di aspetta col Torino?
“Non ho visto difficoltà dal punto di vista fisico, ma da punto di vista degli equilibri. Se non siamo bravi col Torino corriamo lo stesso rischio. Sanno compattarsi bene in difesa ripartendo benissimo, riconoscendo la palla giocata in verticale sulle punte. Giocano a memoria lì davanti. Ventura lo conosco bene, è un maestro di calcio oltre a essere una persona eccezionale. Lui sa dare l’impronta del suo stile nelle sue squadre. Il fatto che sia in un grandissimo club come il Toro evidenzia che sa lavorare e convincere con il lavoro sul campo. A questo dobbiamo fare attenzione. Se ci riusciamo è chiaro che possiamo vincerla, ma dobbiamo essere bravi”.

La vicenda Totti può essere un disturbo?
"I motivi di distrazione succedono negli spogliatoi, questo non è così. Da un punto di vista nostro è tutto a posto, lavoriamo in funzione del Torino, non parliamo più di quanto accaduto. Ieri abbiamo messo a fuoco quello che era venuto fuori, è chiaro che devo intervenire sulle regole e la moderazione che devo usare per quanto riguarda i messaggi forti che vengono dati verso la squadra. Ma è tutto a posto".

La Roma ha fatto meno punti senza Keita? 
“Io debbo moderare i messaggi che devono esser mandati alla squadra. Tu vuoi dire che con Keita si rende di più e non è vero. La squadra non dipende da un giocatore. Mi rifaccio anche a quello che è venuto fuori di Totti dopo il terzo gol. Quando mi viene posto il messaggio che abbiamo pareggiato solo per Totti o che vinciamo per Keita, devo moderare tutto. Ci sono altri giocatori che sanno giocare come Seydou, ci sono giocatori che possono fare il gol di Totti. Ci sono contrasti, palle riconquistate, scivolate, e poi il gol di Totti. Ma c’è anche altro. Perché levare i meriti di una giocata agli altri? E’ un voler distorcere la cosa che è successa, un voler spostare i meriti a uno o all’altro. Questo non lo accetto e sono attento anche a questo”.

Prima ha parlato Sabatini, poi a Bergamo eravate tutti nervosi. La Roma soffre d’autolesionismo?
"Sono cose che possono succedere, dover intervenire o dire qualcosa. Sono tutte persone importanti, credono di dirle in funzione di una crescita, di un mettere a posto, di dare un messaggio. Nell'intervenire si commettono degli errori, si fanno scelte sbagliate per obiettivo o per tempistica, ma le intenzioni sono quelle di far bene. Il giorno dopo, con meno nervosismo, ci si accorge, e da persone che vogliono perseguire il solco che è stato tracciato, dove dentro ci sono regole, principi e oblettivi, verso la vittoria della Roma".

Dopo Bergamo lei ha detto che si disperdono le attenzioni verso la squadra e verso la famiglia. A cosa ha fatto riferimento?
"Si sta parlando solo di Totti perché è uno di quelli che ha fatto la storia della Roma. Io tento di trovare altri 4-5 Totti, mi ci vogliono. Trovarli, crescere o far crescere altri 4-5 giocatori di questo livello. È un discorso che riguarda lo spogliatoio e lo dico dentro allo spogliatoio. Nella testa bisogna avere poche cose, il giorno sono sempre 24 ore, ho provato a fare due ore di straordinario ma non sono arrivato a 26. In 24, ne devi dormire 7-8, usare 3-4 per allenarsi e recuperare. Le fette diventano più strette e c'è bisogno di attenzione. Se riguardo il primo gol preso a Bergamo... è quello che ci frega, siamo disattenti. Quello fa parte del mio lavoro, mi hanno chiamato per far rispettare delle regole, dei principi, per cercare di vincere tutte le partite, tutte non le abbiamo vinte ma qualcuna sì e si tenta di andare avanti, anche se in base a quello che leggo sembra che si sia sbandato totalmente, invece abbiamo sempre il volante in mano".

Lei aveva detto che Roma è un posto eccezionale per lavorare, senza farsi alibi. Lo è ancora o è diventato difficile lavorare, pensando alle parole su Dzeko?
"Non ho parlato di ambiente, c'è qualcuno che lo mette in contrapposizione, è sotto gli occhi di tutti. L'ambiente per me rimane uguale, The Roma Way è uguale. Dove sembrava che fosse tutto all'aria, a vedere quello che ho letto e quante volte mi ha telefonato Gianni (l'ufficio stampa AS ROMA) dopo la partita, sono venuto prima a lavorare. Ho tentato di organizzare meglio, era segno che dovevo fare qualcosa di più, quello che questo ambiente mi mette a disposizione".

A volte Totti salva la Roma, è una sintesi giornalistica…

“Com’è stato scritto? E’ diverso dal ‘Totti è la Roma’. Totti salva la Roma sono d’accordo, perché ha messo il piede. Se in quello si mettono i contrasti stroncagambe che i suoi compagni hanno fatto siamo contenti”. A tal proposito interviene Gianni Castaldi dell'Ufficio Stampa della Roma: “Una riga di un pezzo di statistiche non è da prendere in considerazione, cosa che invece hanno fatto tutti i siti”.

Dal 2005 al 2009, nella sua precedente era, si sono viste sintesi giornalistiche del genere. Totti salva la Roma. Tante puntualizzazioni sull’eccessiva sintesi non ce le ricordiamo. E’ cambiato lei?

"È quello che ho detto prima, devo trovare altri Totti, è un po' cambiato sotto l'aspetto della gestione della partita  totale. Devo trovare altri calciatori forti come lui e nel farlo devo moderare questi messaggi che vengono mandati alla squadra, è giusto che vengano dati meriti alla squadra. È stato scritto ugualmente di Totti durante la serie di vittorie, scriviamo anche di qualcun altro, la contrapposizione con Dzeko mi fa intervenire, Totti è forte a prescindere, non c'è bisogno di dire che Dzeko deve andare via. Faccio l'allenatore, devo far rispettare le regole, vedere quello che succede negli spogliatoi, che viene detto e preso come obiettivo, se si prendono obiettivi sbagliati devo dire le cose corrette. Lei mi può dire se ho detto delle cose che non stanno in piedi, nel gol di Totti a Bergamo, secondo me è più bella la palla che ha giocato dopo, la squadra ce l'ha come idea, lui la gioca. Perché non citare la grandissima giocata di Perotti? Quella vale tantissimo, di Perotti ne abbiamo bisogno, Francesco l'ho fatto giocare poco probabilmente, ma lo tengo in considerazione altrimenti non l'avrei fatto giocare quando la squadra ne aveva bisogno. Per me è stato messo in condizione di usare la sua classe, sarebbe stato più brutto se lo avessi messo dopo un risultato di 3-0. Io lo uso dove ho da ribaltare una partita e lui per poco non c'è riuscito, gli sarei montato in testa".

Non c’è il rischio di una un’eccessiva normalizzazione?
C’è un capitano e c’è una squadra. Quando faccio la formazione non ho né padre, né madre, né figli né parenti, ma solo la vittoria della Roma. Poi posso essere criticato, ma lo faccio solo per questo. La squadra, molte partite, le ha vinte anche senza Totti. Hanno un valore anche gli altri calciatori. Mi dispiace per Francesco se la interpreta diversamente, ma non è un problema mio, né nostro. Io dico cose sane e giuste. La formazione va scelta per vincere. Se dite che non lo faccio giocare per me o per lui mi dispiace per gli altri e per Totti. Vedo che si sta allenando anche bene, ma poi debbo scegliere. Finché ci sono io si fa così. Regole e obiettivi per la vittoria della Roma. Quando ho bisogno di Totti lo faccio giocare, se mi ribalta il risultato sono contento”.

Lei resta se si ha la possibilità di vincere. E’ andato a vedere l’hotel del ritiro, il luogo, poi il cronista afferma che Spalletti ha chiesto di voler cambiare l'Hotel dello scorso anno.
C’è il topino un’altra volta…ti spiego, Domenichini è andato a vedere il ritiro dopo la partita, l'ho incontrato prima di questa conferenza stampa e gli ho chiesto di non dirmi nulla, di farlo dopo la conferenza. E tu (riferendosi a D'Ubaldo, ndr) sai già tutto. Allora il topino è Marco Domenchini!”.

Sul primo gol c’è stata qualche disattenzione. Non è arrivato male Digne?

Questa cosa su Digne lo dici tu (riferendosi al giornalista) Io non voglio parlarne”.

Lei ha parlato di disattenzioni, incapacità fisica.

La disattenzione è che Manolas entra, sul fianco destro di De Rossi che è nella sua posizione. Rudiger, che è oltre di 4 metri al suo avversario, marcava in copertura, cercando di intercettare il passaggio. In quel momento lì Manolas perde palla. Digne e Rudiger che sono entrambi oltre gli avversari, ma quando entra Manolas, Zukanovic si apre per ricevere palla. Borriello è dietro a tutti quanti e con D’Alessandro beffa la difesa. Digne ha provato a rimettersi a posto scoprendo il fianco dopo aver perso palla. Si sta 2-0 per noi, in quel momento va mantenuto l’equilibrio. Digne, nel recuperare posizione, fa riconquistare palla agli altri, poi perde lo scatto con D’Alessandro anche per la botta presa e prendiamo un gol da non prendere. Il momento in cui porta palla Manolas è il ragionamento sbagliato. Dobbiamo mantenere l’equilibrio in quel momento, è il peggior momento tatticamente parlando”.

Futuro?
Se non succedono cose che riguardano la proprietà rimango qui. Sono un dipendente della società. Sei contento? (sempre riferito a D'Ubaldo) ”.

All’esplosione del caso Totti fu fischiato dall’Olimpico. Che accoglienza si aspetta domani?
Che cambia? Pensi che io mi faccia intimorire da quello che trova mia moglie con la spesa? Secondo me ci vogliono altri 7-8 anni per farmi intimidire”.

Lei ha un metodo opposto rispetto a quello di Garcia, che partiva dal concetto di proteggere i suoi giocatori. 
"Nella scelta della formazione non ho sentimenti, scelgo in base a chi mi fa vincere. Se un calciatore ha bisogno di una cosa e posso farla, la faccio. Nella scelta della formazione non ho anima. Voglio vincere, ho solo questo come obiettivo. Voglio bene ai giocatori, cerco di instaurare un contatto, mi piace toccarli, li abbraccio, qualcuno l'ho anche baciato".

Comunicativamente sono strategie opposte...

"Io lo dico. Dico anche che voglio distribuire meriti giusti, secondo me, per quelli che hanno un impegno giusto. Non voglio bene a tutti allo stesso modo. Voglio più bene a chi arriva in orario, a chi si impegna sempre, a chi si cura i tacchetti, a chi sta attento ai dettagli. Faccio questa distinzione e basta".

Non ritiene che ci sia tantissima durezza e che sia nocumento alla Roma?

"Muro contro muro, se viene fuori e lui mi telefona chiedendomi se ho picchiato Totti nel corridoio e io non ho incontrato nessuno e si parla solo di questo. Perché scrivi così?".

Perché erano presenti i giocatori dell'Atalanta...

"Che vuol dire? Bisogna fare nomi e cognomi. Altrimenti io chiedo cosa facevi tu vicino a un garage... diciamo la verità, penso ci siano anche per voi delle regole, spero ci siano. Come si fa a tirare fuori che ho messo le mani addosso? Non è stato scritto? Dentro allo spogliatoio è una cosa mia, che io posso, ho nella mia facoltà, di manifestare un mio dissenso per quello che è stato la gestione della partita. Mi son dovuto difendere, fare un comunicato..." Domanda di Spalletti al cronista “Che ci facevi li vicino? La saracinesca del garage? Non si può scrivere delle mani addosso. Poi dentro lo spogliatoio è una cosa mia e riguarda la gestione della partita. Io mi sono dovuto difendere con un comunicato”. Quindi Spalletti legge l’articolo: “Ci sarebbe stato un contatto fisico…”

“Mi aspettavo un comportamento diverso, poi la partita l’abbiamo pareggiata vincendo contrasti e grazie anche a Francesco. Ma non offendo nessuno dicendolo. E’ un’analisi della partita corretta”.

Dzeko un po’ amareggiato nel post partita. Si aspettava una reazione diversa dal bosniaco? 

Dzeko è Dzeko. Da qui in avanti dipende da lui. Mi fa vedere di essere la punta che è, che s’è ritagliato come attenzione, a livello di team. Bene, io guardo quello che fa da qui in avanti. Bisogna che lui ci dica quale giocatore è. Dipende da lui, faccio quello che non ha sentimenti. Se non fa vedere le sue qualità non lo uso, se le fa vedere sì. Da qui in avanti deve farci vedere”.

Dzeko sotto porta non è sereno. Con il City sembrava che si trovava meglio con un partner in attacco. E’ possibile vederlo in un’altra veste il prossimo anno?

Questa è un’osservazione tattica giusta. Si guarda a tutti i dettagli. Dei dubbi ce li ho, un giocatore importante come lui che deve dipendere da un altro differente vicino non posso pensarlo. La formazione sta negli undici giocatori che funzionano in forza individuale unita a quella collettiva. Domenica, qualche cosa, la trovi da un punto di vista tattico. Salah ricopriva il ruolo di quell’attaccante, ma Dramè ha tenuto più stretto tutta la partita proprio perché Salah affiancava Dzeko. Non voglio pensare che il bosniaco abbia bisogno di un partner per l’attenzione che si è ritagliato. Penso, come già detto a lui, che ha il difetto di noi italiani. Invece di assorbire le qualità degli altri dà le sue agli altri. S’è sbagliato noi a dargli quell’idea. Dzeko ci deve far vedere che è Dzeko, perché non c’è più tempo”.

 

 

 

 

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