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Da Eranio a Sacchi, Tavecchio e Lotito: quando il calcio esprime il peggio

condividi su facebook condividi su twitter Di: Gabriele Nobile 23-10-2015 - Ore 15:31

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Da Eranio a Sacchi, Tavecchio e Lotito: quando il calcio esprime il peggio

(Editoriale) - L’Italia è un paese razzista? In linea generale forse no, ma nello sport nostrano alcuni personaggi e dirigenti legati al mondo del calcio ed alcuni opinion leader ospiti fissi in trasmissioni TV di certo non hanno mai fatto nulla combatterlo, il razzismo.

Andiamo con ordine.

Durante il match di Champions League tra Bayer Leverkusen e Roma, in una pausa televisiva, Stefano Eranio, ex calciatore di Milan e Genoa, è andato ben oltre il giudizio tecnico nel commentare l'operato del difensore della Roma Antonio Rüdiger, giocatore nato a Berlino e nazionale tedesco. Queste le sue parole: "I giocatori di colore, quando si trovano sulla linea difensiva, molto spesso commettono certi errori perché non sono concentrati. Sono potenti fisicamente, ma quando c'è da pensare spesso e volentieri fanno questi errori".

L'emittente svizzera RSI,nel giro di poche ore, ha deciso di licenziare in tronco Eranio, senza se e senza ma, prendendosi la responsabilità dell'intervento immediato. L'opinionistapaga così a caro prezzo il commento infelice, ma di sicuro, nonostante le scuse di rito dopo la mossa della Tv Svizzera,  non farà più danni in TV. O meglio, non in terra elvetica, perché vedrete che entro breve, uscito dalla finestra rientrerà dal portone di qualche TV italica pronta a ricevere qualche commento dell’ex giocatore, come ormai prassi nel nostro paese. Sono a bizzeffe ormai, difatti, i vari commenti in Tv di personaggi famosi o presunti tali che nel passato recente tutto hanno fatto, tranne combattere temi scomodi e delicato come il razzismo, nonostante alcune campagne dell’Uefa e della Fifa.

Un paese rappresentato dal presidente del calcio Italiano, che esordì in Federazione proprio con una frase razzista, con il sostegno, fra gli altri di Carraro, Galliani, Lotito e Macalli: era il 25 luglio del 2014, quando Carlo Tavecchio si espresse in questo modo, a proposito dei giocatori stranieri:  "Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L'Inghilterra individua i soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare. Invece noi in Italia diciamo che Optì Pobà (nome inventato, ndr) è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così... “

La Fifa e L’Uefa in questo momento hanno altri problemi strutturali, come corruzione o politica legata al malaffare oltre a una serie di situazioni delicate per le quali si è scomodata anche l’FBI oltre alle varie procure di mezza Europa. Nonostante ciò fu comminata una squalifica di 6 mesi al presidente FIGC Tavecchio per la “violazione dell'articolo 3 dello statuto Fifa, che proibisce espressamente ogni tipo di discriminazione per motivi di razza, colore della pelle, etnia, nazione, estrazione sociale, genere, lingua, religione, appartenenza politica, ricchezza, nascita o orientamento sessuale", ma non è bastata per cambiare l’atteggiamento dei media in generale e soprattutto dei protagonisti del nostro calcio sul tema relativo al razzismo.

In Svizzera, o magari in qualsiasi altro paese, le frasi di Tavecchio sarebbero bastate per una radiazione o quantomeno una non-elezione. In Italia no, anzi, nel giro di poche settimane a seguire del calcio Italiano ne è diventato il capo, spalleggiato dal suo vero e proprio sponsor, neanche troppo “occulto”, Claudio Lotito, che per proteggerlo ed abbassare i toni è riuscito a fare peggio, come le frasi infelici rilasciate in diretta TV ad Announo, rispondendo alla conduttrice Giulia Innocenzi. La giornalista chiese al numero 1 laziale se fosse il caso di prendere le distanze dalle dichiarazioni razziste di Tavecchio, questa la risposta:  "Tavecchio non è razzista, ha costruito due ospedali nel Togo e ha adottato dei cosi...". "Dei cosi?" chiedeva perplessa la Innocenzi. "Dei bambini", rispose Lotito, che non ricordando le sue stesse parole accusò addirittura il pubblico di aver udito male.

Questo è il paese e questo è il livello dei nostri dirigenti sportivi, ma non solo. Anche altri opinionisti importanti e grandi conoscitori di calcio hanno toppato, con delle vere e proprie gaffe in diretta.Un esempio? Le dichiarazioni di Arrigo Sacchi, ex eccellente allenatore del Milan più forte di sempre, che durante un convegno si lasciò scappare queste parole: "L'Italia è ormai senza dignità né orgoglio perché fa giocare troppi stranieri anche nelle Primavere: nei nostri settori giovanili ci sono troppi giocatori di colore". Il filosofo di Fusignano, commentatore di calcio sulle reti Mediaset, non contento, rincarò la dose: "Non sono certo razzista e la mia storia di allenatore lo dimostra, a partire da Rijkaard, ma a guardare il torneo di Viareggio mi viene da dire che ci sono troppi giocatori di colore, anche nelle squadre Primavera. Il business ormai ha la meglio su tutto, l'Italia non ha dignità, non ha orgoglio: non è possibile vedere squadre con 15 stranieri". Ogni parola un macigno sempre più difficile da digerire: Sacchi, dopo, continuò così:  "Sono stato travisato, figuratevi se io sono razzista. Ho solo detto che ho visto una partita con una squadra che schierava 4 ragazzi di colore…”. Travisato o meno, Arrigo Sacchi ad oggi, ed è passato almeno un anno, siede ancora sulla poltrona di una televisione nazionale e nessuno dei manager della Tv del biscione ebbe il coraggio che hanno avuto i loro colleghi elvetici per sospendere, anche solo simbolicamente il “vate romagnolo”.

In Italia si va avanti per luoghi comuni, ma qualcuno prima o poi dovrà prendere dei provvedimenti, radicali e definitivi, motivo per cui è una speranza che il capo dello sport Italiano Giovanni Malagòprenda la palla al balzo per creare delle regole ferree e definitive, magari mettendo qualche dirigente televisivo nella condizione di intervenire e magari bonificare lo spazio TV a tempo indeterminato da personaggi di dubbio valore etico dai palinsesti delle nostre TV, in linea con quanto fatto dai loro colleghi svizzeri, in linea con quando vorrebbe il buon senso. 

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