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Dalla "decima" alla Nazionale, Ancelotti sogna da ct

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 27-05-2014 - Ore 17:21

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 Trionfa in Europa e sogna di portare in alto l'Italia. Carlo Ancelotti studia da premier della panchina azzurra e intanto si gode la decima. Dopo lo storico successo in Champions League nella magica notte di Lisbona, il tecnico del Real Madrid si è concesso una brevissima vacanza romana. Giusto il tempo di ritirare il premio Enzo Bearzot, assegnatogli dall'Unione Sportiva Acli, e di condividere con i connazionali i sogni legati alla sua carriera. «Vincere la Champions col Real mi ha reso molto orgoglioso. Ci ho sempre creduto, si dice sempre così...», ha detto Ancelotti alludendo in particolare al pareggio raggiunto nel recupero dei tempi regolamentari del derby europeo con l'Atletico. «Al primo anno abbiamo fatto una stagione ottima e siamo riusciti a portare a casa la decima che era il sogno di tutti i tifosi. C'è stata una festa incredibile e Madrid è impazzita. Siamo molto orgogliosi, entrare nella storia di questo club è la cosa più bella e significativa», ha raccontato Carletto, accolto con una standing ovation al Salone d'Onore del Coni. Il suo primo obiettivo è una diretta conseguenza dell'ultimo exploit europeo: aprire un ciclo con il Real. «Il ciclo di un allenatore è legato a quello che farà nell'anno successivo. Nella prossima stagione dovremo ripresentarci ed essere competitivi come quest'anno», ha sottolineato. Ma in un futuro meno immediato, il sogno è quello di guidare l'Italia: «Allenare la Nazionale del proprio paese è sempre un traguardo. Mi piace ancora stare sul campo tutti i giorni, mi diverte tantissimo il rapporto quotidiano con la squadra. Poi quando penserò di non divertirmi più chiamerò la Figc...quando scade il contratto di Prandelli?», ha domandato, sorridendo, Ancelotti.

 Le referenze di certo non gli mancano. E in Italia il tecnico di Reggiolo è apprezzato da tanti, a cominciare dal presidente federale Giancarlo Abete: «Cosa hanno in comune Ancelotti e Prandelli? Non conosco i contratti che firmano gli allenatori di club, quella potrebbe non essere una similitudine...», ha scherzato il n.1 della Figc. «Io -ha aggiunto Abete- penso che Ancelotti e Prandelli abbiano in comune il tratto umano, la capacità di essere un punto di riferimento del loro mondo mantenendo un grande livello di comunicazione. Ancelotti ha sempre avuto grandissima autonomia ma anche grandissimo rispetto delle istituzioni. Sono certo che scriverà altre pagine importanti oltre a quella scritta con il Real Madrid, più che un augurio è quasi una convinzione». Insomma, una sorta di investitura in ottica futura che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sembra condividere appieno. «In questo momento serve un testimonial in positivo, quindi viva una persona come Ancelotti», ha detto Malagò, sottolineando poi che «una vittoria in Champions vale come una medaglia d'oro alle Olimpiadi». E Ancelotti di Coppe dei Campioni ne ha vinte ben tre con due squadre diverse, da sommare ai due trionfi da giocatore.

Prima di fare le fortune del Real Madrid, il nome di Ancelotti era legato a doppio filo a quello del Milan. Difficile, dunque, dribblare le domande sul suo vecchio amore che, proprio in queste ore, sta definendo il passaggio di consegne in panchina fra Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi: «Inzaghi ha un entusiasmo straordinario e voglia di fare, ha le caratteristiche giuste per allenare il Milan. Ma credo che alla fine anche Seedorf abbia fatto il suo lavoro, prendendo il Milan in un momento molto difficile e facendo un buon girone di ritorno». Ancelotti ha risposto con un secco «no» a chi gli ha domandato se ci sia stata la possibilità di un suo ritorno al Milan. «Ho iniziato adesso con il Real -ha sottolineato-, sto molto bene lì». Intanto, l'Italia la guarderà da 'emigrato' e tifoso speciale durante i Mondiali di quest'estate: «La Spagna è la favorita insieme al Brasile. L'Italia può fare bene, ha forza ed energia. Sulla carta non è la favorita ma è sempre molto rispettata e giocarci contro non è mai facile. Ho parlato con i miei giocatori, spagnoli e portoghesi, e tutti ci rispettano. Io faccio tanto tifo per gli azzurri e sono convinto che Prandelli farà il massimo». Ancelotti non ha nascosto l'emozione nel ricevere il premio intitolato a quello che considera il suo più grande maestro insieme a Niels Liedholm: «Mi tremano le gambe più qui che a Lisbona», ha ammesso. «Di fronte a tutte queste esasperazioni e devianze, una persona così compassata, equilibrata e competente è un esempio positivo per il nostro mondo», ha detto Marco Galdiolo, presidente dell'Us Acli, al momento della consegna del premio. Ad Ancelotti va anche un assegno di 5mila euro da devolvere in beneficenza, una somma che il tecnico ha deciso di donare alla Fondazione Borgonovo rappresentata al Coni da Alessandra Borgonovo, figlia dell'ex rossonero Stefano.

Fonte: Adnkronos

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