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De Rossi non si ferma «Vinciamo e passiamo La Roma è fortissima»

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 21-10-2014 - Ore 08:31

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De Rossi non si ferma «Vinciamo e passiamo La Roma è fortissima»

Poteva essere un «red devil» dello United, una «merengue» del Real Madrid, persino un panzer del Bayern di Guardiola – a proposito,Pep lo aveva chiesto appena arrivato a Monaco– invece cuore e ragione gli hanno fatto disfare le valigie. Daniele De Rossi ha scelto la Romaper sempre e così, complice l’ingaggio più alto del calcio italiano (6,5 milioni netti, bonus compresi), adesso può vedere «sbocciare» un progetto finalmente all’altezza delle sue ambizioni, tanto che l’azzurro può legittimamente chiedersi se sia «la squadra più forte in cui ho giocato».

Possibile? Possibile. L’attuale è l’ottava partecipazione della Roma in Champions League(prima aveva giocato solo la storica Coppa Campioni 1983-84) e in questo lasso di tempo Daniele – un presente da regista e un futuro, chissà, da difensore dai piedi buoni allaBeckenbauer – ha giocato nelle squadra capelliane (fortissime) che avevano Samuel, Cafu, Emerson, Candela e Batistuta, oppure in quelle spallettiane (bellissime: da quarti di finale) conChivu, Pizarro e Vucinic. Ma il presente De Rossi lo racconta così: «Ho rifiutato club più grandi della Roma per i trent’anni di vita con questa maglia. Non so se sia la squadra più forte in cui ho giocato, però è il momento più alto della mia carriera. Mi sento contornato da giocatori fortissimi, da un allenatore fortissimo e una società fortissima. Non potrei essere più felice di adesso».

Con queste premesse, logico che il Bayern non lo spaventi. «Possiamo vincere e passare il turno. Lo vedo dal gioco e da come abbiamo affrontato le prime due gare. È una partita decisiva, noi siamo altrettanti forti se non di più. Non ci metteremo dietro per fare la provinciale, ma se giocheremo una grande partita, da Roma, pure un pareggio non sarebbe male».

Anche in Europa, però, si finisce per parlare di arbitri. «All’estero più tutelato? Non saprei. Sembra che in Italia succedano più errori perché giochiamo di più, ma capitano anche all’estero. Noi ci lamentiamo tanto dei nostri, poi quando giochiamo all’estero, accade ciò che è successo all’Italia al Mondiale. Il livello è più o meno quello. In Italia, magari, le decisioni sono più discutibili, ma è normale».

I titoli di coda Daniele li lascia per Guardiola. «Nei sei mesi alla Roma (2002-2003, ndr) aveva già idee particolari in testa, innovative per quello che si vedeva in Italia in quel periodo, un po’ simili al nostro calcio attuale. Ho avuto l’onore di incontrare una persona magnifica, che ha aiutato me e Aquilani a crescere sotto tanti punti di vista». Non è un caso, quindi, che ci sia un ricordo speciale a legarli: quello dell’esordio in Serie A. Il 25 gennaio 2003, infatti, fu proprio Pep a dirgli: «Guarda che giochi titolare. Stai tranquillo, potrai fare bene e andare lontano». Aveva visto bene. Quel ragazzo ne ha fatta di strada. E non ha affatto voglia di fermarsi proprio adesso.

Fonte: gasport (M. Cecchini)

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