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(EDITORIALE) Roma-Benatia, questione di sguardi

condividi su facebook condividi su twitter Di: Francesca Ceci 23-08-2014 - Ore 20:10

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(EDITORIALE) Roma-Benatia, questione di sguardi

Nel calciomercato c'è una sola grande verità ed è che la verità non la sapremo mai.

E allora via col festival dei si dice, pare che, filtrano indiscrezioni, un momento le parti si avvicinano, quello dopo è rottura insanabile.

Insomma, vista la stagione, una barca in mare aperto in balia delle onde.

Fatto sta che se ci fosse un manuale del calciomercato, la querelle Roma - Benatia finirebbe dritta dritta in copertina.

Poteva essere una bella storia quella tra Benatia e la Roma. Tra Benatia e i tifosi della Roma col marocchino diventato ben presto idolo del popolo giallorosso dopo la fantastica stagione dello scorso anno, pronto a rimettersi al centro della difesa e far da guardia a un sogno avverato solo per metà, accarezzato, sfiorato. Per questo, forse, più bello ancora perché le cose incomplete ti regalano la possibilità di provarci ancora.

Ma si sa, c’è sempre un motivo valido per andare, come per restare. E' la parte che prevale che fa la differenza.

Sia chiaro: un giocatore ha tutto il diritto di cambiare squadra, di scegliere altro per sè e la sua carriera. E, deludente che sia ammettere che in questo mondo i soldi fanno la differenza, non ci resta che ammettere che Sì, i soldi fanno la differenza. E non dovevamo di certo aspettare l'atteggiamento di Benatia per capirlo.

A me, romanticamente, viene da dire purtroppo. Ma si sa, vita dura questa per noi romantici. Della vita e del calcio.

Scordiamocelo il vecchio calcio. Quello in cui potevi addirittura parlare con un giocatore. Adesso è tutta un'altra storia. Tutto un altro calcio. Basta guardarli (non tutti per carità, perché generalizzare è sempre sbagliato) con le loro creste colorate e la musica sparata nelle cuffie all'ultima moda, un autografo scritto di corsa su un pezzo di carta senza neanche accorgersi di quale grande privilegio sia essere amati così tanto.

In tutto questo, Benatia fa pure sapere che conta di trasferirsi durante il weekend e che in caso di permanenza forzata non si metterà a disposizione per la stagione.

Ma pensa te.

Potrei dire che fino al 2013 quella di Benatia è stata una carriera modesta in squadre modeste. Potrei dire che quando militava nell'Udinese c'erano almeno 3 giocatori che avrei portato a Roma prima di lui. Potrei dire che l'arrivo alla Roma e l'annata magica della squadra firmata Garcia gli hanno dato il successo e la grande ribalta. Potrei dire che se fossi stata in lui mi sarei chiesta anche solo per un secondo se tutto il merito era mio o forse c'era da ringraziare la società, la squadra, i compagni di reparto. Niente di più di un ragionevole dubbio, ma forse chiedo troppo a chi ormai ha la sindrome Beckenbauer e crede di essere il difensore più forte del mondo.

Potrei dire tutte queste cose, ma non le dirò.

Voglio dire, invece, che qualche giorno fa mi sono imbattuta un video che sta facendo il giro del web. Per certi versi un'americanata si, ma di quelle buone, che un po' ti fanno pensare.

David Belisle, allenatore del Rhode Island (squadra di baseball giovanile del New England), tiene un discorso davanti ai suoi piccoli giocatori dopo l’eliminazione dalla “Little League World Series” per mano dei coetanei di Chicago. Un'eliminazione, dei bambini che non riescono a trattenere le lacrime davanti a un allenatore che sa che è la sua ultima partita. "E' stata un'avventura incredibile, mi porterò via qualcosa che nessun' altra squadra potrà darvi: l'orgoglio...l'orgoglio ve lo ricorderete per tutta la vita. C'è uno stadio intero in piedi per voi perchè la gente ama chi lotta e non si arrende".

A Roma si è giocato a calcio prima di Benatia, si continuerà a giocare a calcio dopo la sua cessione, quando e se sarà ceduto perché, intanto, siamo al 23 agosto ed è ancora qui.

Chi conosce i tifosi della Roma sa bene, però, che il punto non è che Benatia ha scelto di andare via, ma come lo sta facendo.

Tanto che resti o vada via, la nostra Roma è e sempre sarà la Roma di Francesco Totti, di quel campione immenso che poteva vincere ovunque ma ha scelto di restare qui scegliendo noi perché noi abbiamo scelto lui, di quel campione immenso che è ancora il primo a scendere sul terreno di gioco per allenarsi e l'ultimo a lasciare il campo, di quel campione immenso che durante la presentazione raccoglie una sciarpa che gli viene lanciata e se la mette al collo con orgoglio e amore. Dicono, un po’ ovunque, che il romanticismo applicato al calcio sia un concetto che il pensiero non considera. Dicono. Un po’ ovunque. A Roma no, perché dalle parti del Colosseo ci ha pensato Totti ad insegnarci cos’è l’amore applicato al calcio. E ci penserà ancora. Siamo in buone mani.

A noi, invece, sono bastati i tuoi occhi. Bassi sotto la Sud, Durante la presentazione i nostri occhi non si sono incrociati. I tuoi erano bassi. I nostri troppo in alto per il tuo sguardo. Lo sguardo di chi forse un po' si vergogna perché malgrado tutto ancora t'applaudono.

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GERRY 23/08/2014 - Ore 14:43

SOLO COMPLIMENTI PER UN BELLISSIMO ARTICOLO. FORZA ROMA

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