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Focus: base in altezza

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 22-09-2017 - Ore 20:05

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Focus: base in altezza

TIZIANO RICCARDI -È la Roma di Dzeko, che fa gol senza soluzione di continuità. È la Roma di Kolarov, che fa fare i gol (e gli autogol) dalla fascia sinistra asfaltando chiunque gli capiti a tiro. È la Roma di De Rossi, Strootman, Gonalons e Pellegrini, che ispirano le azioni da gol con giocate verticali. È la Roma di Manolas, Fazio e Jesus, che in mezzo alla difesa cercano di contribuire a mantenere sempre la porta inviolata. È la Roma di Alisson, che tra i pali fa di tutto per non prendere gol e respingere i tiri avversari. Questo è uno spaccato della Roma di Di Francesco. Uno spaccato, certo, perché poi il resto della banda è anche altro. È una squadra che in cinque partite ufficiali ne ha vinte tre, pareggiata una e persa una con l’Inter (su quest’ultima gara, peraltro, se ne potrebbe parlare per ore). È una squadra che in quattro gare su cinque ha subito zero reti. È una squadra che sul mercato ha aggiunto sostanza a una rosa già di una cifra tecnica notevole. Sostanza significa aver preso giocatori di una stazza fisica non indifferente. Karsdorp, Kolarov, Moreno, Gonalons, Pellegrini, Schick sono state le new entry tenendo fuori attaccanti più brevilinei come Defrel e Cengiz Under. Loro, aggiunti ai già noti Manolas, Jesus, Fazio, Strootman, Dzeko hanno incrementato non poco la “presenza” della squadra. Ed è questo uno dei punti chiave su cui mettere la lente d’ingrandimento. La Roma è cresciuta non solo nel gioco e nella tenuta fisica, ma anche nei centimetri. L’altezza media del “roster” 2017-2018 è di 183,38 cm. Quello della stagione passata era di 183 cm tondi. Non una differenza abissale a leggere le cifre, ma non di poco conto considerando il numero dei calciatori che aveva a disposizione Spalletti (23) e quelli ora nelle mani di Di Francesco (26). L’elemento del gruppo più prestante in senso assoluto da questo punto di vista è Fazio con 195 cm. Dopo di lui, vengono Dzeko e Alisson con 193. I tre colossi sono difensore, portiere e centravanti. Se poi
aggiungiamo che l’altro centrale è Manolas di 189 cm, capiamo quanto sia solido il muro là in
mezzo. E poi, che il nuovo arrivato Karsdorp per la fascia destra abbia ancora 184 cm da
mettere in campo quando tornerà a disposizione, è un altro fattore da considerare. Che
Kolarov sull’altra parte faccia già sentire da tempo la stazza imponente (187). Che a centrocampo – a parte Nainggolan, Florenzi e Gersonnon si scenda sotto il metro e 86 tra De Rossi, Gonalons, Pellegrini, Strootman. Che in avanti il nuovo arrivato Schick sia anche lui di un metro e 86. Che a vedere pure sulle corsie d’attacco non si stia proprio risicati tra i 179 e 180 cm con Perotti, El Shaarawy e Defrel. Esterni alti di ruolo e di fatto. 16 giocatori dei 26 totali superano il metro e ottanta. Sia chiaro, essere grandi e grossi non è garanzia di vittoria e solidità. Un esempio al contrario è il Barcellona della Champions League 2011, formato dai vari Messi, Iniesta, Xavi, Pedro, Dani Alves, Villa. Non certo giganti, ma fenomeni autentici palla al piede. Però quello dei blaugrana è quasi un caso limite. Essere squadra fisica nel calcio moderno dà indiscussi vantaggi. In primo luogo perché permette di mantenere un alto grado di intensità, come è nell’idea di gioco di Di Francesco. Inoltre, può regalare dei jolly in momenti più duri della partita con una spizzata in area di rigore quando non si riesce a fare gol o a respingere di testa le insidie avversarie quando nel “box” c’è traffico. Nella storia recente della Serie A, si sono imposte sempre squadre particolarmente “pesanti”. L’Inter di Mancini 2007 e 2008 con Maicon, Materazzi, Vieira, Stankovic, Figo, Ibrahimovic, Cruz. Quella del triplete di Mourinho 2010 che tolse lo svedese, ma aggiunse Thiago Motta, Milito e Eto’o. Entrambe vinsero sulle Roma di Spalletti e Ranieri, due formazioni non particolarmente note per chili e centimetri. Il Milan di Allegri del 2011 schierato con Thiago Silva, Nesta, Yepes, Van Bommel, Flamini, Boateng, Ibrahimovic. Le Juventus di Conte e Allegri “cannibali” dal 2012 con Chiellini, Bonucci, Barzagli, Lichsteiner, Caceres, Vidal, Marchisio, Llorente, Vucinic. Tornando ancora più indietro, all’ultimo anno tricolore della Roma (2001), Capello poteva mettere in campo rappresentanti dall’alto tasso di fisicità come Samuel, Zago, Zebina, Aldair, Emerson, Zanetti, Tommasi, Delvecchio, Batistuta, Totti. Mazzone, dopo un Roma-Brescia 3-1 di quella stagione, disse in conferenza stampa ricorrendo alla sua cadenza trasteverina: “’sta Roma non solo è forte tecnicamente, ma te mena pure”. Parafrasandro una vecchia regola geometrica, l’area – l’anima – di una squadra di calcio si trova formando una base solida, in altezza.

Fonte: as Roma match program

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