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Gasport, Francesco II. Totti, il viceré del gol.

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 18-03-2013 - Ore 08:58

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Gasport, Francesco II. Totti, il viceré del gol.

(Gazzetta dello Sport-R.Palombo) Ciao ciao Nordahl. Totti saluta e se ne va all’inseguimento di Silvio Piola e di quella (forse) irraggiungibile quota 274. Il gol numero 226, che lo laurea secondo cannoniere assoluto di tutti i tempi nei campionati a girone unico, arriva su punizione, una rasoiata a metà del secondo tempo che spezza i sogni di rimonta, peraltro assai concreti, del Parma, fin lì sotto 1-0 per mano di Lamela. Anche questa rete, come quella festeggiatissima numero 225 di due settimane fa col Genoa, ha connotati particolari: il Parma è vittima predestinata, la squadra cui Totti ha segnato il maggior numero di gol (18) e la sconfitta della Lazio a Torino determina l’aggancio in classifica, prima volta nell’intera stagione in cui la Roma agguanta i cugini, cui ha rimontato 10 punti solo nelle ultime 5 giornate.

Tutto giusto
 Due a zero meritato anche nel conto dei legni, quelli di Perrotta e Totti (un’altra punizione terrificante) da una parte e la traversa di Paletta dall’altra, tutti sull’1-0. La Roma domina il primo tempo, che meriterebbe di chiudere con un più largo vantaggio che non quello determinato dal gol numero 13 di Lamela in avvio, ma il Parma mette i giallorossi in grossa difficoltà nella prima metà del secondo tempo, specie quando Donadoni, fin lì anche troppo prudente, butta nella mischia lo scattista Biabiany al posto dell’esordiente peruviano Ampuero, classe 92, centrocampista piuttosto ordinario. Prima del 2-0 liberatorio, la traversa di Paletta e i successivi salvataggi alla disperata di Burdisso su Parolo e di Marquinhos su Sansone dicono con chiarezza che il Parma è andato vicino ad evitare il quarto ko consecutivo in trasferta, uguagliando lo scomodo record di tre anni or sono.


Sperimentatore
 Le svogliatezze di Osvaldo, e la colpevole mezzora riservatagli a Udine nientemeno che al posto di Totti, suggeriscono ad Andreazzoli, che lo premia con la panchina, ben altre sperimentazioni. Si torna a quel modello abortito a Marassi nel giorno del debutto postzemaniano con la Samp di Delio Rossi per un 1-3 rovinoso ma non privo di indicazioni. Eccola dunque la Roma del 3-4-2-1 in cui Totti fa il (finto) centravanti, Perrotta e Florenzi i (finti) trequartisti, e Lamela e Marquinho i (finti) mediani esterni ai lati di De Rossi e Tachtsidis. In realtà, Totti arretra e fa come vuole, Florenzi e Perrotta sono i portatori sani di pressing alto, specie sull’ottimo Valdes, sorta di Pizarro della situazione, e si lasciano sovrapporre sulle corsie laterali da Marquinho e Lamela, i veri attaccanti della compagnia. Il risultato, garantito da una difesa a tre che recuperando Marquinhos diventa insieme a Burdisso e Castan più affidabile, è quello di non dare al Parma, che Donadoni cerca di coprire con la difesa a quattro, il benché minimo punto di riferimento. Il giochino funziona.


Devastanti 
In particolare, la Roma straripa sulla sinistra, dove Marquinho e Florenzi, aiutati da qualche partecipazione straordinaria di Totti, asfaltano i malcapitati Rosi e Belalouane. Il gol di Lamela arriva dopo appena sette minuti e a sfondare per il cross dalla linea di fondo e Marquinho. Sconquasso, mischia e il tiro al volo di De Rossi viene deviato da Lamela, in posizione regolare. Di azioni così, la Roma ne fa collezione. Le parate di Mirante su Totti e Lamela, la traversa di Perrotta che sa molto di gol mangiato, e un mezzo rigore nel contatto tra Lucarelli e Perrotta su cui Russo sorvola dopo consulenza con l’arbitro di porta Orsato, tengono tuttavia in bilico il risultato che il Parma metterà in discussione una volta entrato Biabiany. Andreazzoli intuisce il pericolo e toglie Tachtsidis, con De Rossi e l’incerto Stekelenburg il meno brillante della compagnia, per inserire il più solido Bradley. Ma a risolvere tutto, tanto per cambiare, ci pensa San Francesco. Totti, naturalmente.

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