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Ladies and Gentleman sir Alex Ferguson. Ma in Italia sarebbe stata utopia e non favola

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 24-05-2013 - Ore 16:39

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Ladies and Gentleman sir Alex Ferguson. Ma in Italia sarebbe stata utopia e non favola

di Marzio Gestra - Il 6 novembre 1986 è stato un giorno come gli altri per il mondo intero, non per i tifosi del Manchester United però. Già, quello fu il giorno in cui sua maestà sir Alex Ferguson si è accomodato per la prima volta sulla panchina dei Red Devils.

Da quel giorno sono stati ben 38 i trofei che il baronetto scozzese ha conquistato sempre accomodato sulla stessa panchina. Voi direte e allora? Niente di nuovo, giusto, ma a leggere bene, il vate del calcio mondiale ha vinto il suo primo torneo tre anni e mezzo dopo il suo insediamento. Tre anni e mezzo! Questo il tempo che c’è voluto e non ha nemmeno vinto un campionato, no, semplicemente una coppa di lega. È il 1990 quando il geniale tecnico del Manchester comincia a raccogliere i primi frutti del suo duro lavoro un primo sigillo messo in bacheca e quella squadra forgiata per quattro stagioni finalmente sembra essere una macchina da guerra perfetta. Quattro anni signori, ben quattro lunghi anni, ma poi 37 competizioni vinte, imponendosi oltre manica al mondo intero, fino al suo ritiro.

La prima domanda che mi viene in mente è: quanti allenatori in Italia dopo tre anni senza trofei sarebbero ancora seduti ben saldi sulla proprio panchina? Se scorriamo l’elenco degli allenatori della serie A, nelle prime posizioni, possiamo facilmente notare che l’unico tecnico al terzo anno consecutivo, sicuro della riconferma è Antonio Conte, due scudetti vinti negli ultimi due anni. Per il resto è cominciato il ballo di fine stagione, e a girare sulla pista ci sono tutti da Allegri a Mazzari, per ora tutti in piedi e chissà su quale panchina si accomoderanno il prossimo campionato. E allora come si fa a parlare di progetto se alle prime avvisaglie si cambia? Se i risultati di fine stagione non sono quelli desiderati? Si cambia, qualche giocatore ha qualche risentimento verso l’allenatore? Si cambia. Come può crescere un gruppo così, come si può sperare di avviare qual tanto agognato “ciclo”, come si fa a dare un’identità alla squadra, una filosofia di gioco, schemi, idee e così via. Abbiamo omesso di proposito tre allenatori che sulle proprio panchine si sono accomodati da qualche anno. Sono Pioli, Donadoni e Guidolin. Se per il primo c’è poco da dire anche perché se arrivasse la chiamata giusta cambierebbe facilmente aria, andiamo ad analizzare gli altri due.

Allenatori che hanno la piena fiducia dei proprio presidenti, che non sono messi in discussione alla prima crepa, che sono,anzi, lasciati nelle condizioni di fare il proprio lavoro. Danno risultati ogni anno, ogni anno ricostruiscono e ridanno anima al loro gruppo, aprono e chiudono cicli e se Donadoni, magari lusingato dalle sirene di qualche grande club potrebbe cambiare aria, Guidolin no, ormai è cittadino onorario di Udine. Comunque vada loro concorderanno con la dirigenza il mercato da fare, mentre in realtà di squadre più blasonate gli allenatori arrivano quando la campagna acquisti è già avviata se non conclusa. Fermiamoci a riflettere un secondo e magari programmare prima con loro e avere fiducia poi nei proprio allenatori sarebbe un buon punto di partenza, senza doverne cambiare di anno in anno, al primo problema alla prima partita storta.

Quest’ anno l’allenatore che ha regalato le gare più belle al campionato non ha concluso nemmeno il girone d’andata.

Calmiamoci un secondo e, magari, per trovare veramente il Ferguson italiano basterebbe solo avere un po’ più di pazienza…

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