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L'ATLETA E L'INFORTUNIO, parola all'esperto

condividi su facebook condividi su twitter Di: Francesca Ceci 08-10-2014 - Ore 13:00

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L'ATLETA E L'INFORTUNIO, parola all'esperto

C’è qualcosa che accomuna tutti gli sport: gli infortuni.

Franco Baresi: durante i Mondiali del 1994 negli States si infortuna al menisco contro la Norvegia. Ha  34 anni, ma il suo è un autentico miracolo. I medici parlano di mesi di stop, lui è in campo nella finale contro il Brasile del 17 luglio, esattamente 25 giorni dopo il ko.

Roberto Baggio torna dopo 76 giorni dall'operazione al legamento crociato. Niki Lauda sale in macchina dopo 40 giorni dal rogo del Nurburgring. Valentino Rossi nel 2010 è in sella alla sua Yamaha a soli 40 giorni dall’intervento chirurgico per una frattura scomposta di tibia e perone. Francesco Totti: operato il 19 febbraio 2006 per una frattura al perone, si ipotizza un recupero in 5 o 6 mesi. A giugno è in campo con gli azzurri e vince il Mondiale di Germania.

 

Fateci caso, appena un atleta si infortuna la prima domanda è “ma quando potrà rientrare?”.

Per approfondire l’argomento ci siamo affidati a un professionista del settore: Massimiliano Magni, fisioterapista specializzato in terapia manuale ortopedica e recupero atleti infortunati. Dal 2009 con la sua societa’ HGC Fisiokinesiterapia gestisce e lavora nel centro polispecialistico e fisioterapico Albamedica, fiore all’occhiello della riabilitazione sportiva di Roma sud e dei Castelli Romani. Massimiliano, insieme ad altri 4 colleghi, collabora con la Federazione Nazionale di pallacanestro e vanta un’esperienza consolidata al fianco di atleti di altissimo livello.

Massimiliano, l’infortunio è un momento cruciale nella vita di uno sportivo. Quanto incide nel recupero il fattore psicologico?

E’ fondamentale: la capacità di non deprimersi in un momento così difficile fa la differenza: troppo spesso mi sono imbattuto in atleti scoraggiati dal trauma subito, distratti dai rimorsi per le occasioni perse a causa dell’infortunio o presi dalla paura di perdere eventuali contratti futuri.  A volte, invece, ti trovi a lavorare con delle “macchine da guerra” che si concentrano sul giorno per giorno, lavorano sodo, non si fanno abbattere dai dolori o da possibili imprevisti, sono convinti di tornare più forti di prima; e quasi sempre ci riescono, molto spesso anche accorciando i tempi di recupero.

 Il progresso della medicina aiuta. In passato da traumi molto importanti si guariva lentamente e talvolta in maniera non adeguata per la prosecuzione della carriera. Ti faccio due nomi: Giuseppe Rossi e Marco van Basten. Che differenze ci sono?

Ci sono differenze notevoli: la chirurgia ha fatto passi da gigante, siamo passati dal cielo aperto all’artroscopia;  la medicina è cambiata molto: dagli eccessi di cortisonici siamo passati all’acido ialuronico o ai fattori di crescita. Anche a livello riabilitativo le cose sono cambiate notevolmente: si va sempre di più verso una mobilizzazione precoce, anche se attenta, dell’arto infortunato con la conseguenza che si instaurano meno danni secondari ed i tempi di recupero sono spesso più veloci.

Spesso si parla di recuperi record o di rientro anticipato. Mi viene in mente l’infortunio di Francesco Totti nel 2006 che diventa Campione del Mondo nello stesso anno, ma penso anche a Roberto Baggio, Valentino Rossi, Kobe Bryant. Al di la’ del fattore psicologico che ha sicuramente un suo peso,  perche’ a parita’ di infortunio ci sono tempi di recupero cosi diversi?

I nomi fatti sono dei top player e credo che i pochi atleti che raggiungono quei livelli abbiano qualcosa in più rispetto agli altri non solo dal punto di vista tecnico, ma anche fisico e mentale. Per di più hanno avuto sicuramente la fortuna di essere seguiti dai migliori professionisti del settore medico e riabilitativo e tutto questo ha permesso loro di fare dei recuperi record da infortuni molto seri.

 

Partendo dal presupposto che il fai da te  generalmente è pericoloso e che è fondamentale affidarsi a dei professionisti, ci sono degli esercizi che si possono fare in casa per allenarsi da soli?  

Non sono mai stato un fan del fai da te in quanto credo che se per un attività ci sono dei professionisti che hanno studiato e approfondito l’argomento è bene farsi consigliare da loro. sicuramente ci sono degli esercizi che si possono fare in casa, ma è sempre meglio farsi consigliare e controllare da un preparatore . L’ideale è costruire un allenamento personalizzato, studiato sulle proprie caratteristiche, adattato al proprio stato di forma. Questo può produrre sicuramente un allenamento efficace e ridurre al minimo il rischio di infortuni.

In base alla tua esperienza, qual è l’infortunio più difficile da riabilitare?

Di per se l’infortunio più difficile da recuperare non esiste, spesso traumi che sembrano semplici poi si dimostrano piu’ rognosi del previsto e viceversa.  Personalmente mi sta proprio antipatica la frattura di gomito, chiamata anche “la tomba dell’ortopedico”, e spesso anche del fisioterapista: è un’articolazione con un incastro perfetto, immaginate la chiave che deve entrare nella serratura. Quando si frattura se il callo osseo non si forma alla perfezione è quasi impossibile recuperare l’articolarità completa dell’articolazione.

In che misura è possibile, se e’ possibile, prevenire un infortunio?

È impossibile prevenire un infortunio con certezza matematica, però si possono attuare dei comportamenti per cercare di ridurre al minimo i rischi: allenarsi con costanza, farsi seguire da un allenatore preparato, utilizzare materiali tecnici adeguati e non usurati, fare una vita sana dal punto di vista del riposo e dell’alimentazione, sono tutti accorgimenti che possono sicuramente limitare le probabilità di fare traumi durante la pratica sportiva.

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