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Le parole valgono.

condividi su facebook condividi su twitter Di: Chiara Barberis 08-10-2015 - Ore 11:00

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Le parole valgono.

Dopo Dante, Petrarca e Boccaccio, dopo le grandi e più illustri voci del passato che hanno dato vita alla Lingua Italiana, dal 1925 ad oggi, l'Enciclopedia Treccani inaugura una nuova sezione, #leparolevalgono, "Quale parola vale per te?": in essa è possibile scrivere una parola che per ognuno di noi è importante, la parola che, si può dire, ci ha cambiato la vita. Hanno partecipato in molti, personaggi famosi e non, per esprimere in una parola il cambiamento. Dopo poeti e scrittori, cantanti, attori e sportivi: #resilienza per Luciana Littizzetto, perché "Di questi tempi è perfetta. In più viene usata in tantissimi campi. In psicologia per indicare la capacità reattiva di far fronte ai traumi. In fisica la capacità di un materiale di assorbire gli urti. In Ecologia perfino per indicare la velocità con cui una comunità bioetica ripristina il suo equilibrio dopo una perturbazione. Mi piace perché è una parola positiva e forte. Ti dice di resistere, adattarti, essere elastica, ed energica. Ti dice che dopo la buriana ritorna il sereno".  

Andrea Bocelli dice #pace e #libertà, perché: "Senza pace non c’è gioia; senza pace è impossibile costruire e realizzare i presupposti di ciò che più conta nella vita: la libertà. Dio ci ha creati liberi e ci ha raccomandato di vivere in pace".

L'attrice Alice Rohrwacher affida alla parola #meraviglia la possibilità di averle cambiato la vita: "Sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata". 

Non resta estraneo all'iniziativa neppure il mondo del calcio: infatti è proprio Francesco Totti a parlare di cambiamento come #famiglia, perché, spiega il calciatore "La famiglia è la cosa più importante. Ti aiuta a trovare la tua strada e a comprendere cosa sia realmente fondamentale nella vita. Ti regala serenità ed è la prima motivazione di tutto".

Capita, ahimé, troppo spesso di non soffermarci molto (o affatto) sulle parole. Sul loro significato, sulla loro importanza o frivolezza, sul loro peso o leggerezza. Capita di usarle a sproposito. Senza pensare. Pensare. Già.. perché pensare non è esattamente all'ordine del giorno, oggi. Molte volte mi è capitato di accorgermi, di rendermi conto, di constatare che, in giro, nell'aria, c'è paura di pensare. O meglio, paura di fermarsi a riflettere. "Perché?", mi sono chiesta. "Perché, forse, è un po' scomodo", mi sono provata a rispondere. E la scomodità è data dal semplice, semplicissimo fatto che in una società come questa, che in un mondo come quello di oggi, dove imperano fretta stress frustrazione velocità (Evviva il Futurismo!) ansiadinonarrivaremaiintempo, nella gabbia dei social, dove la realtà (purtroppo) è anche fatta di followers e di likes, beh, pensare di fermarsi a pensare suona assurdo, anacronistico e anche un po' "pericoloso", perché, non sia mai, un po' di profondità. 

E infatti è proprio la parola #profondità che io metterei nella sezione Treccani. Per me e per la mia vita. 

E voi avete pensato alla parola chiave del vostro cambiamento?

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