Lo scarso e l'Oscar

MARCO MADEDDU - Peter Bregman lo aveva detto: "Si può cambiar vita in quattro secondi". Quelli, a pensarci bene, che Handanovic ha trascorso a ribattere il pallone scagliato da Salah verso la sua porta.
Quattro parate in quattro secondi, neppure al cinema s’erano mai viste.
E’ questa l’immagine più nitida della notte di San Siro, quella che cambia la luce (o la vita, per dirla col life coach britannico) a una gara fatta dalla Roma e vinta dall’Inter. Halloween, con le sue streghe, si materializza in quattro secondi appena, anche se a far da vampiro ci aveva già pensato Medel.
Proprio lui, lo spacciatore mancato (“Se non fossi un calciatore sarei un trafficante di droga”, parole sue) a cui basta un solo pallone, calciato neppure troppo bene, per rendere un effetto allucinogeno e narcotizzante a una Roma improvvisamente incapace di fare gol. Un inedito, che trova spiegazione nella notte da Oscar di Samir Handanovic, miglior attore protagonista.
E’ lui a suggerire il sottotitolo al film visto al Meazza: 11 parate in 90 minuti, tante quante nessuno in questo campionato.
Se vogliamo è ancora lui a “consolare” la Roma, seppur spingendola nel paradosso. Senza lo sloveno il film sarebbe stato probabilmente a lieto fine, Garcia lo sa bene. Al francese non resta che spiegarlo alla squadra, e possibilmente all’ambiente, di nuovo squarciato dalle grida di lupi famelici, assetati di sentenze più che di vittorie. Così anche quattro secondi possono bastare per tracciare un giudizio, piacevole o meno non fa più differenza, l’importante è sbranare!
Lupi rabbiosi, gli stessi che avevano calmato la sete con le cinque vittorie seguite alla sciagurata (pure quella) trasferta al Ferraris con la Sampdoria, e che adesso aspettano il Bayer e il derby per sapere se affondare gli artigli o tornare a “ballare”, come ai tempi di Kevin Costner e Michael Blake. Pure quella, a pensarci bene, storia di secessione e di adozione. In fondo, il racconto di Rudi Garcia alla Roma.
Fonte: a cura di Marco Madeddu
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