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Lotito attacca ancora Zarate: "Un frutto marcio". Sul caso Mauri. "Una vicenda che mi infastidisce"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 19-07-2013 - Ore 19:12

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Lotito attacca ancora Zarate:

Al termine del Consiglio Federale, il presidente della Lazio Claudio Lotito si è soffermato con i giornalisti presenti. La prima domanda, non poteva che essere sul bilancio in questi primi nove anni nel mondo del calcio visto che proprio il 19 luglio del 2004 Lotito scese in campo per rilevare la Lazio: "Dal punto di vista fisico è stato un dramma - sorride il presidente - perché pesavo 67 chili e guardate come mi sono ridotto con lo stress. È un mondo particolare che va rivisitato, questa grande esposizione mediatica fa saltare tutti gli schemi e il buon senso. Le problematiche sono spesso causate da logiche e normative di 20 anni fa. Non sono pentito ma sono stati anni di battaglie intraprese su tutti i fronti, ho dato delle scosse al sistema, che fatica a liberarsi di certi fardelli. Il calcio italiano sta perdendo credibilità dal punto di vista del peso contrattuale e molte risorse si sono assottigliate perché non c'è stata una politica di adeguamento delle strutture".

SU ZARATE: "DA UN ALBERO CADONO ANCHE FRUTTI MARCI" - In questi nove anni di Lazio, il suo colpo più importante è stato quello di Mauro Zarate. Con l'argentino, però, la storia si sta chiudendo nel peggiore dei modi possibili: "Quando si raccolgono dei frutti da un albero, può darsi anche di trovarne alcuni che sono andati a male. In una città difficile e pressante come Roma, se una persona non ha un forte equilibrio rischia di essere travolto, assumendo comportamenti non in linea con la realtà."

SITUAZIONE MAURI, LOTITO: "SONO INFASTIDITO" - Il 24 e il 25 luglio saranno i giorni del processo che vede coinvolto Mauri (la sede dovrebbe essere all'NH Hotel Vittorio Veneto). Una situazione che infastidisce il presidente della Lazio: "La società dovrà rispondere per la responsabilità oggettiva, un'altra impalcatura desueta di un sistema che non ha più motivo di esistere. Se la società ho messo in campo tutta una serie di azioni volte a prevenire certi fenomeni, perché dovrebbe risponderne? Sono infastidito da questa situazione perché indirettamente viene minata la credibilità della società attraverso un'ipotesi di danno che non dovrebbe esistere. Questa è come la chiusura dello stadio in Europa League, quando per 28 persone su 60mila spettatori è stato chiuso lo stadio. Ora, guarda caso, la UEFA sulla mia istanza ha cambiato il regolamento dividendo lo stadio per comparti. Ma poi, tornando al discorso di Mauri, dopo tre anni poi uno può pagare per fatti riferiti e non conclamati? Ci possono essere stati comportamenti ingenui, ma io non posso essere condannato perché frequento certe persone. La condotta del giocatore deve essere nel rispetto del codice, però, da qui a criminalizzare una persona per valutazioni e frequentazioni esterne non finalizzate a un determinato comportamento ce ne passa. Io Mauri lo vedo sereno da tre anni, perché ricordo che stiamo parlando di fatti riferiti al campionato 2010-11. Io vorrei riportare questa logica nell'ambito del sistema giuridico ordinario, altrimenti si rischia di travolgere la credibilità del sistema".

Fonte: Repubblica.it

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