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Martinelli, la leva calcistica del 2000

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 13-02-2015 - Ore 18:53

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Martinelli, la leva calcistica del 2000

Se è vero che, come cantava De Gregori, “Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia”, io l'altro giorno ho visto un vero calciatore, uno di quelli che farà strada.

Spinto dalla curiosità di un articolo letto in rete, davvero ben scritto, ma soprattutto con un titolo assolutamente promettente, ho deciso di andare alla ricerca di Marco Martinelli, il “giovane Ljajić italiano”; sul sito della Lega ho cercato la partita di campionato dell'ASD Acquacetosa, la sua squadra e sono andato a vedere se cotanta meraviglia corrispondeva a verità. Mischiato tra la folla di genitori urlanti, ho atteso l'ingresso in campo dei giovani calciatori, ho cercato il suo volto, senza riconoscerlo in realtà, ho atteso allora con ansia le sue gesta, certo di poterlo riconoscere dall'abilità tecnica, ma... una noia mortale! Passavano i minuti e la partita era davvero brutta: squadra senza personalità, centrocampo inesistente, sono costretto a chiedere se il giovane Martinelli sia in campo e mi dicono che è il numero 9, lo studio meglio, fa l'attaccante centrale, anche se il fisico non è certo tipico del ruolo, la palla non gli arriva mai, vaga solitario in area, tutta questa meraviglia descritta non si vede, mi convinco che il giornalista fosse ubriaco quando ha visto in lui tanta qualità, gioco un po' con il telefono, sto per andarmene per non sprecare ulteriormente la domenica pomeriggio ed è proprio allora che lo vedo: il guizzo, il talento, la giocata vera, Martinelli sembra svegliarsi dal torpore in cui il gioco lento ed improduttivo della squadra lo aveva gettato e va a rubare palla, la gioca con una tecnica impressionante, la nasconde ad un paio di avversari, la passa con una precisione millimetrica sul piede del compagno, che non vede la porta, ma non importa; il piccolo attaccante si ferma nuovamente per qualche minuto, ma oramai lo guardo bene, lo aspetto, e scopro un giocatore che racchiude l'essenza e un po' il mistero del gioco del calcio, quella sintesi di istinto e ragione, slancio e calcolo, impulso e attesa, individualismo e altruismo, normalità e talento che tutto combina e muove, movimenti senza palla perfetti e continui, verticalizzazioni, controllo, tocchi no look, maturità tattica e senso di squadra che lo rendono davvero un futuro grande giocatore, a patto che cominci a giocare in una squadra che lo sappia supportare, a patto che si vada oltre la prima impressione e che si sia in grado di riconoscere il Genio, a patto che gli si faccia fare l'ala, ruolo che secondo me gli è congeniale, perciò, parafrasando ancora De Gregori, “il ragazzo si farà, anche se ha spalle strette.

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Mauro Rocci 14/02/2015 - Ore 16:40

Dovrebbe fare un provino per una squadra più grande

Graziella Maran 14/02/2015 - Ore 00:15

Un piccolo campione che si sta facendo strada non a gomitate ma per pura semplice bravura

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