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Nuovo stadio, l'esempio dell'Udinese in attesa della legge

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 13-11-2013 - Ore 15:16

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Nuovo stadio, l'esempio dell'Udinese in attesa della legge

L’esempio dell’Udinese sia da monito, in attesa della nuova legge sugli stadi per la quale sono annunciate novità dall’incontro di domani a Roma, tra il presidente del Coni Giovanni Malagò e il capo del Governo Enrico Letta. La squadra friulana, dopo la Juventus, ha intrapreso la strada verso il nuovo stadio con una formula che ricorda, come scelta, quella dell’Olimpico di Roma per Italia 1990: ricostruire lo stadio Friuli abbattendo tre-quarti dell’impianto (resterà in piedi solo la tribuna con l’arco, ma l’Udinese, durante i lavori, continuerà a giocare qui). L’accordo è simile a quello che la Juve ha siglato con il comune di Torino: la società di Gianpaolo Pozzo ha ottenuto, dopo una gara pubblica, i “diritti di superficie” dello stadio per 99 anni e in cambio farà i lavori a proprie spese, impegnandosi a spendere almeno 21 milioni (la spesa finale sarà di 25 milioni per lo stadio propriamente detto più 15 per altre strutture).

Lazio e soprattutto Roma (che sta lavorando al progetto di Tor di Valle) osservano con attenzione: fare uno stadio nuovo in breve tempo (la Roma vorrebbe inaugurarlo tra il 2016 e il 2017), senza l’aiuto di una legge ad hoc, è quasi impossibile.

La gara per i diritti di superficie risale al 2010, però il percorso era partito almeno 5-6 anni prima attraverso un dialogo con il Comune di Udine – spiega a Roma Post Alberto Rigotto, responsabile finanza e controllo dell’Udinese Calcio e project manager del nuovo Friuli – in realtà già nel 2009 avevamo raggiunto un accordo con il Comune, ma la Corte dei Conti ha decretato l’obbligatorietà di un bando pubblico a cui abbiamo aderito soltanto noi. Cosa peraltro ovvia visto che stiamo parlando in un impianto di una squadra di Serie A”.

Ci sono stati altri ostacoli burocratici?
Sì, la cosa più pesante per noi è che la Corte dei Conti ci ha anche obbligato a fare la ristrutturazione del Friuli con gara pubblica. In pratica l’Udinese, come un ente pubblico, deve lanciare una gara per lavori che però verranno fatti con i soldi suoi. Non possiamo scegliere liberamente chi farà i lavori per noi, se non passando attraverso la gara pubblica europea, che ha un procedimento lungo. Peraltro il sistema dei lavori pubblici in Italia funziona abbastanza male quindi non è detto che in questo modo venga individuato il miglior concorrente. Si deve mettere in moto una macchina burocratica assurda che allunga i tempi e le inefficienze.

I costi sono aumentati rispetto al piano iniziale?
Sì, ma soprattutto si sono allungati i tempi. Un’operazione del genere può essere fatta, in assenza di legge sugli stadi, solo da una società con bilanci a posto (che quindi abbia facile accesso al credito, n.d.r.) e con un Comune che sia interessato.

Se dovesse arrivare una legge sugli stadi, cambiereste il vostro progetto?
Penso proprio di no perché ormai siamo pronti. Il bando per i lavori sarà pubblicato tra una ventina di giorni. Siamo talmente avanti che non possiamo tornare indietro. L’attuale progetto di legge degli stadi (il 1617 dei deputati Nardella e Fossati, n.d.r.) non prevede un euro di contributi o aiuti finanziari quindi non ci interessa.

E se domani, 13 novembre, il Coni e Letta annunciassero un altro progetto di legge?
Speriamo sia completamente diverso, vedremo. Il premier Letta per fortuna conosce il tema, è preparato. Serve un’accelerazione nei passaggi burocratici. Si deve agevolare la dismissione di impianti pubblici (da ristrutturare) che vadano a privati, ovviamente affidabili, e dare la possibilità ai privati di spendere velocemente i soldi per i lavori. Il massimo paradosso dell’Udinese è che ha pronti in cassa 25 milioni di euro, utili anche per produrre centinaia di posti di lavoro, e non può ancora spenderli per colpa di una burocrazia mastodontica.

Lo scenario è abbastanza chiaro: l’Udinese andrà avanti per la sua strada, domani Malagò e Letta annunceranno un’iniziativa del Governo (che dovrebbe essere inserita nella legge di stabilità) per un disegno di legge sugli stadi mentre il neonato testo dei deputati Nardella e Fossati, che al Coni non piace, rischia di affondare prima ancora di essere discusso in Parlamento.

Fonte: romapost.it

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