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Pallotta: "La Roma sta diventando un grande marchio sportivo,con un potenziale da primi 3 al mondo"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 24-05-2014 - Ore 21:32

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Pallotta:

“Con la proprietà di James Pallotta l’As Roma raggiunge nuove vette”. Con questo titolo la popolare rivista americana traccia un profilo di James Pallotta, presidente della Roma. “Il suo approccio è differente, senza protagonismi. E’ strettamente business”, scrive il noto magazine statunitense a proposito di Pallotta, ricordando la sua esperienza nella proprietà dei Boston Celtics e le principali novità arrivate in casa giallorossa sotto la sua gestione, in particolare il progetto per il futuro stadio di proprietà e le varie partnership commerciali, soprattutto il contratto di sponsorizzazione con la Nike.

“Roma sta per diventare un marchio sportivo mondiale –  le parole del presidente giallorosso - Roma ha le potenzialità per essere uno dei primi tre o cinque marchi sportivi al mondo. Non c’è dubbio, è il nostro obiettivo. Abbiamo bisogno di portare a termine gli obiettivi, come quello del nuovo stadio. Quando avremo il nostro nuovo stadio, le entrate aumenteranno. Molte funzioni operative e di marketing, che si potrebbe dare per scontate con le squadre negli Stati Uniti, semplicemente non venivano fatte in Europa. Dal punto di vista gestionale, finanziario ed economico, non si era fatto molto in termini di sponsorizzazioni e merchandising”, prosegue Pallotta parlando del suo primo approccio alla realtà europea. 

La maggior parte del mio background è nell’intersezione tra sport, spettacolo e media - prosegue Pallotta - Ho iniziato come un investitore nella tecnologia 30 anni fa nei primi anni ’80. Guardando alla confluenza di queste tre cose, ho visto cosa si può fare con i media digitali e con i social media oggi per costruire un business. Parte dei contenuti è ciò che è in campo”.

Infine, qualche battuta sul settore giovanile e del progetto di scuola calcio avviato in collaborazione con il Coni“Faremo di tutto per far si  che i giovani possano raggiungere il successivo livello di formazione, non solo il livello successivo di gioco del calcio. Vogliamo che un nostro ragazzo sia in grado di scegliere un altro percorso, se non arriva in prima squadra”

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Fonte: forbes

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